Il Vangelo odierno narra il secondo annuncio di Gesù della sua morte e resurrezione, unito alla capacità di saper accogliere il Regno che avanza mediante i piccoli.
Ai suoi raccomanda che quanto più si vuole essere ‘primi’ tanto più bisogna essere servitori.
Minimo di statura, ma veramente dotato di quella piccolezza che rende bambini nel cuore, nella sua vita Francesco fu minore nell’interiorità
e seppe riconoscere i latori del Vangelo.
Sempre si preoccupò di accogliere quanti nella loro semplicità andavano a lui nel nome di Gesù.
L’autorevolezza delle Fonti c’informa:
“Spesso pensando allo scandalo che veniva dato ai piccoli, provava una tristezza immensa, al punto da ritenere che sarebbe morto di dolore, se la bontà divina non l’avesse sorretto con il suo conforto” (FF 1139).
Francesco stesso si definiva «Io, piccolino e semplice, inesperto nel parlare, ho ricevuto la grazia dell’orazione più che quella della predicazione […]»
Ancora: “Nient’altro possedeva, il Povero di Cristo, se non due spiccioli da poter elargire con liberale carità: il corpo e l’anima” (FF 1167).
E ai suoi frati insegnava e raccomandava la piccolezza in ogni vicenda lieta o triste:
“La penuria stessa era per loro dovizia e sovrabbondanza, mentre, secondo il consiglio del Saggio, provavano piacere non nella grandezza, ma nelle cose più piccole” (FF 1075).
La stessa semplicità dei bambini con cui amava accogliere la Parola di Dio, la trasferiva fra le righe della vita.
Valga questo episodio a far comprendere il cuore fanciullo che aveva ricevuto da Dio.
“A s. Maria della Porziuncola portarono in dono all’uomo di Dio una pecora, che egli accettò con gratitudine, perché amava l’innocenza e la semplicità che, per sua natura, la pecora dimostra.
L’uomo di Dio ammoniva la pecorella a lodare Dio e a non infastidire assolutamente i frati. La pecora, a sua volta, quasi sentisse la pietà dell’uomo di Dio, metteva in pratica i suoi ammaestramenti con grande cura.
Quando sentiva i frati cantare in coro, entrava anche lei in chiesa e, senza bisogno di maestro, piegava le ginocchia, emettendo teneri belati davanti all’altare della Vergine, Madre dell’Agnello, come se fosse impaziente di salutarla” (FF 1148).
Divenendo bambino nel cuore, Francesco accoglieva in semplicità il Regno che veniva a lui, attestando nella vita concreta l’infanzia dello Spirito che lo informava.
«Chi accoglierà uno di tali bambini nel mio nome, accoglie me, e chi accoglie me non accoglie me, ma colui che mi ha mandato» (Mc 9,37).
Martedì 7.a sett. T.O. (Mc 9,30-37)