Il capitolo venticinque del Vangelo di Matteo esordisce proponendo la parabola delle vergini sagge e di quelle stolte.
Le prime si procurano l’olio per la lampada in attesa dello Sposo e le altre non pensano ad averlo, tagliandosi fuori dal convito nuziale.
Nelle Fonti, il pensiero corre alla vergine Chiara, che nel suo nome portava inscritta la personale cifra e missione.
Sia nel Processo di canonizzazione che nella Bolla papale che ne proclamava la santità, Chiara d’Assisi appare in modo concreto come vergine saggia e vigile, quella di cui parla il Vangelo.
Nelle Fonti:
“Questa fu l’eccelso candelabro di santità, che rifulge vividamente nel tabernacolo del Signore: al cui grande splendore accorsero, attratte, e tuttora accorrono moltissime, per accendere a quel lume le loro lampade.
Questa, per vero, piantò nel campo della fede e coltivò la vigna della povertà, dalla quale si raccolgono pingui e copiosi frutti di salvezza.
Questa, nel territorio della Chiesa, coltivò il giardino dell’umiltà, adorno di ogni specie di povertà, nel quale fiorisce in abbondanza ogni virtù” (Bolla di canonizzazione, Clara Claris praeclara, FF 3295).
E ancora:
“Assidua inoltre nelle veglie e intenta alla preghiera, in questo soprattutto spendeva la maggior parte del giorno e della notte” (FF 3300).
E, stupendamente, nella sua Benedizione, Chiara si rivolge alle sorelle presenti e future:
«Siate sempre amanti di Dio e delle anime vostre e di tutte le vostre sorelle, e siate sempre sollecite di osservare quanto avete promesso al Signore» (FF 2857).
Lei era davvero la vergine mai priva dell’olio dell’Amore e della Fede vigilante.
Chiara, attraverso la sua vita luminosa, ha squadernato a ciascuno il percorso lineare e generoso, prudente e attento della vergine che aspetta lo Sposo con la lampada accesa giorno e notte, sempre preparata ad accogliere il Signore.
«Ecco lo Sposo! Uscite incontro!» (Mt 25,6).
Venerdì della 21.a sett. T.O. (Mt 25,1-13)