Gesù punta il dito su scribi e farisei ipocriti. Essi si preoccupano d’inezie, invece di praticare la giustizia e la misericordia.
Sono sepolcri imbiancati, mostrano un’apparenza che fa solo da paravento, al putridume interiore.
Francesco detestava l’ipocrisia rimproverata da Gesù a scribi e farisei, e se ne guardava bene dal coltivarla sotto ogni forma.
Anche quando la malattia gli imponeva di allentare i digiuni per recuperare forze, poi denunciava tutto davanti alla gente, apertamente, per guadagnarsi il disprezzo.
Infatti nella Leggenda maggiore è scritto:
“Fu una dimostrazione di umiltà perfetta, che insegna al seguace di Cristo la necessità di disprezzare gli elogi e le lodi passeggere, di reprimere il gonfiore e l’arroganza dell’ostentazione e di smascherare le menzogne fraudolenti dell’ipocrisia” (FF 1104).
Un giorno a un frate che mostrava la faccia triste disse:
«Il servo di Dio non deve mostrarsi agli altri triste e rabbuiato, ma sempre sereno.
Ai tuoi peccati, riflettici nella tua stanza e alla presenza di Dio piangi e gemi.
Ma quando ritorni tra i frati, lascia la tristezza e conformati agli altri» (FF 712).
«Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, poiché assomigliate a tombe imbiancate che all’esterno appaiono splendide, ma dentro sono piene di ossa di morti e di ogni impurità» (Mt 23,27).
Mercoledì 21.a sett. T.O (Mt 23,27-32)