Il Vangelo di Matteo insiste sull’ipocrisia di scribi e farisei che chiudono, con il loro comportamento, il regno dei cieli davanti alla gente.
Guardando nelle Fonti scopriamo come tutto questo sia stato incarnato dal Povero d’Assisi in modo singolare.
Francesco era tanto avverso all’ipocrisia da mettere nella stessa Regola non Bollata (1221) uno specifico comma in merito:
«E si guardino i frati dal mostrarsi tristi all’esterno e oscuri in faccia come gli ipocriti, ma si mostrino lieti nel Signore e giocondi e garbatamente amabili» (FF 27).
Egli detestava ogni doppiezza come peste, e la denunciava pubblicamente anche a suo riguardo, se gli pareva di non aver vissuto secondo la Parola di Dio - temendo di non entrare nel Regno dei cieli e di non essere testimone credibile.
A tal riguardo le Fonti rivelano:
“Una volta, intorno a Natale, si era radunata molta folla per la predica presso l’eremo di Poggio*.
Francesco esordì a questo modo:
«Voi mi credete un uomo santo e perciò siete venuti qui con devozione. Ebbene, ve lo confesso, in tutta questa Quaresima ho mangiato cibi conditi con lardo».
E così più di una volta attribuì a gola ciò che invece aveva concesso alla malattia” (FF 715).
Chiara stessa, impronta della Madre di Dio, esortò sempre la sua comunità a rifuggire ogni forma di falsità che catalogava come vera cecità.
Lei, Chiara per vita e virtù, si guardò sempre da questa peste che poteva rovinare la fraternità fra sorelle e impedire l’amore vicendevole.
«Ahimé per voi, scribi e farisei teatranti, poiché chiudete il regno dei cieli davanti alla gente» (Mt 23,13).
• S’intende Poggio Bustone, nella valle reatina.
Lunedì 21.a sett. T.O (Mt 23,13-22)