Nel Vangelo di Giovanni è messa in evidenza la figura di Natanaele (forse l’Apostolo Bartolomeo) definito da Gesù «un Israelita in cui non c’è inganno» (Gv 1,47) e che fa la sua professione di fede nel Signore:
«Rabbì, Tu sei il Figlio di Dio, tu sei re d’Israele» (Gv 1,49).
Avvinto dalla novità dello Spirito, Francesco cambia vita e diventa segno di contraddizione per un mondo che non aveva voglia di scostarsi dai luoghi comuni, dalla strada delle tradizioni.
Il suo cuore libero affronta ogni disprezzo, pur di essere leale con Cristo e il suo Vangelo.
Le Fonti ci informano:
"Francesco, l’illetterato, l’amico della semplicità, dal cuore incomparabilmente sincero e nobile […] quanto gli si addice questo nome di Francesco, a lui che ebbe cuore franco e nobile più di ogni altro" (FF 529).
Abbracciando il nuovo stato di vita, un giorno, ai briganti che lo assalgono chiedendogli chi fosse, in sincerità, risponde:
«Sono l’araldo del gran Re; vi interessa questo?» (FF 346).
Ancora:
"Con eguale fervore subito svelava e confessava candidamente davanti a tutti il sentimento di vanagloria, che a volte si impossessava del suo spirito.
Un giorno, una vecchierella gli andò incontro, mentre attraversava Assisi e gli chiese l’elemosina.
Il Santo non aveva altro che il mantello e subito glielo donò generosamente.
Ma, avvertendo che nell’animo stava infiltrandosi un sentimento di vano compiacimento, subito davanti a tutti confessò di averne provato vanagloria" (FF 716).
Lui sì può essere considerato “un figlio della Promessa” in cui non dimorava falsità alcuna!
Araldo e Testimone della sincerità al servizio del Vangelo.
S.Bartolomeo ap. (Gv 1,45-51)