Nella festa di S.Lorenzo [martirizzato nel 258, durante la persecuzione dell’imperatore Valeriano] la liturgia propone un brano giovanneo che a lui si addice, riguardo il suo percorso di fede.
Uno dei sette diaconi di Roma, morto per la causa del Vangelo, fu seme fecondo per le anime, attestando che perdere la vita in questo mondo significa conservarla per la vita eterna.
Francesco, nella sua nuova vita, fu davvero il chicco di grano che muore per risorgere con Cristo e in Cristo. Non per niente viene spesso ricordato come «Alter Christus» in quanto divenuto, per grazia, somigliantissimo a Lui.
Il Santo spese la sua nuda esistenza al servizio del Signore e del prossimo, spesso chiedendosi se davvero fosse divenuto servo della sua Parola o meno.
La luce che le Fonti ci offre è davvero rivelatrice:
“Dal momento in cui Francesco rigettò le cose caduche e cominciò ad aderire strettamente al Signore, non volle perdere nemmeno una particella di tempo […]
Riteneva gran peccato non fare qualcosa di bene e giudicava un retrocedere il non progredire sempre.
Mentre dimorava in una cella a Siena, una notte chiamò a sé i compagni che dormivano.
«Ho invocato il Signore - spiegò loro - perché si degnasse indicarmi quando sono suo servo e quando no.
Perché non vorrei essere altro che suo servo.
E il Signore, nella sua immensa benevolenza e degnazione, mi ha risposto ora:
«Riconosciti mio servo veramente, quando pensi, dici, agisci santamente».
Per questo vi ho chiamati, fratelli, perché voglio arrossire davanti a voi, se a volte avrò mancato in queste tre cose»” (FF 743).
Nella preghiera, spesso, ripeteva:
“Rapisca, ti prego, o Signore,/ l’ardente e dolce forza del tuo amore/ la mente mia da tutte le cose che sono sotto il cielo,/ perché io muoia per amore dell’amor tuo,/ come tu ti sei degnato morire/ per amore dell’amor mio” (FF 277).
«Se il granello di frumento caduto a terra non muore, esso rimane solo; ma se muore, porta molto frutto» (Gv 12,24).
10 agosto 2022. S. Lorenzo. (Gv 12,24-26)