Giu 10, 2025 Scritto da 

Ss. Trinità  (Rm 5,1-5)

Romani 5:1 Giustificati dunque per la fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo;

Paolo vede il credente in una situazione di grazia. Questo stato di grazia lo esprime con: "[siamo] giustificati", la giustificazione si è compiuta. È questa la verità che Paolo grida. Il passaggio dalla vita alla morte, dal peccato alla grazia avviene, è avvenuto, avverrà sempre per la fede in Gesù Cristo. Cristo con la sua morte e risurrezione ci ha donato gli effetti della sua opera, siamo stati "giustificati". Usando l'aoristo participio passivo (= essendo stati giustificati) Paolo sottolinea che quest'opera ormai ci appartiene. Allude a un momento preciso della vita dei cristiani che appartiene al passato: si tratta del battesimo. Questo è un dato biblico fondamentale.

Siamo giustificati “ek pisteōs”, "dalla fede". È un moto da luogo e indica la fonte da cui sgorga questa giustificazione. Gesù Cristo morto-risorto è il luogo sacramentale dove si attua questa giustificazione, a cui si accede per mezzo della fede e non attraverso le opere della legge. Siamo giustificati nel momento in cui crediamo e accogliamo Gesù Cristo come unica e sola Parola di vita eterna.

Cosa avviene nel momento in cui si compie la nostra giustificazione? Siamo in pace con Dio. L'autore della salvezza è anche l'autore della pace: non c'è vera pace se non in Cristo. Questa pace si è instaurata quando noi, nemici di Dio, siamo stati riconciliati con Dio da Gesù Cristo. La pace non è uno stato di equilibrio interiore e neppure il nostro comportamento pacifico. La pace è il ristabilimento della relazione con Dio, perché riappacificati a seguito della giustificazione.

Quando si è in pace con Dio si ritrova anche la pace con gli uomini; si ritrova anche la pace con il creato, da custodire e da coltivare, in quanto affidato da Dio alle nostre cure perché sappiamo farne la casa dove l'uomo possa abitare con dignità, sapienza, e nella gioia. L'errore dell'uomo, oggi, è pensare che vi possa essere pace tra gli uomini e con il creato, rimanendo l'uomo nella sua falsità e nel suo peccato. La pace nasce solo dalla giustificazione e finché l'uomo vive da giustificato. 

Si è nella pace se si è in Cristo, si è nella pace se si vive nella Parola di Cristo, si è nella pace solo per mezzo di Cristo. Questo è il grido che Paolo fa risuonare nelle sue chiese, perché si convincano che fuori di Cristo nessuna pace sarà mai possibile. L'illusione è pensare una pace senza giustificazione, pensare una pace fuori di Cristo. La pace è Cristo, è in Cristo, è per mezzo di Cristo. È lui la via attraverso la quale un uomo può andare in pace verso un altro uomo. Chi esclude Cristo, si preclude la strada della vera pace. Senza Cristo non vi potrà mai essere pace, perché l'uomo non è nella verità.

La fede pertanto è fede in Dio che ha costituito Cristo unica via per avere la salvezza. Quindi la nostra fede è in Dio, ma diventa operativa solo se è fede nell'opera di Cristo. Dio Padre e Gesù Cristo sono un unico principio di fede, un'unica fede che salva. Non c'è fede nel Padre che non sia fede nel Figlio e non c'è fede nel Figlio che non sia fede nel Padre. Questa unità deve essere sempre salvaguardata, proclamata e difesa.

È attraverso questa fede che si ottiene il dono della pace, perché è attraverso questa fede che siamo giustificati, Dio cioè cancella il nostro debito, ci fa suoi figli in Cristo, ci ristabilisce nella sua amicizia. Questa è la pace.

Da notare che Gesù Cristo è chiamato Kyrios - Signore - ad indicare la sovranità, la natura divina del Messia. Kyrios è un termine ripetutamente usato dalla Bibbia dei LXX per Yahweh, ed accredita Gesù come l'Emmanuele, Dio con noi.

 

 

 Argentino Quintavalle, autore dei libri 

- Apocalisse commento esegetico 

- L'Apostolo Paolo e i giudaizzanti – Legge o Vangelo?

  • Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo nel mistero trinitario
  • Il discorso profetico di Gesù (Matteo 24-25)
  • Tutte le generazioni mi chiameranno beata
  •  Cattolici e Protestanti a confronto – In difesa della fede
  •  La Chiesa e Israele secondo San Paolo – Romani 9-11

 

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Argentino Quintavalle

Argentino Quintavalle è studioso biblico ed esperto in Protestantesimo e Giudaismo. Autore del libro “Apocalisse - commento esegetico” (disponibile su Amazon) e specializzato in catechesi per protestanti che desiderano tornare nella Chiesa Cattolica.

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The invitation has three characteristics: freely offered, breadth and universality. Many people were invited, but something surprising happened: none of the intended guests came to take part in the feast, saying they had other things to do; indeed, some were even indifferent, impertinent, even annoyed (Pope Francis)
L’invito ha tre caratteristiche: la gratuità, la larghezza, l’universalità. Gli invitati sono tanti, ma avviene qualcosa di sorprendente: nessuno dei prescelti accetta di prendere parte alla festa, dicono che hanno altro da fare; anzi alcuni mostrano indifferenza, estraneità, perfino fastidio (Papa Francesco)
Those who are considered the "last", if they accept, become the "first", whereas the "first" can risk becoming the "last" (Pope Benedict)
Proprio quelli che sono considerati "ultimi", se lo accettano, diventano "primi", mentre i "primi" possono rischiare di finire "ultimi" (Papa Benedetto)
St Clement of Alexandria commented: “Let [the parable] teach the prosperous that they are not to neglect their own salvation, as if they had been already foredoomed, nor, on the other hand, to cast wealth into the sea, or condemn it as a traitor and an enemy to life, but learn in what way and how to use wealth and obtain life” (Who is the Rich Man That Shall Be Saved, 27, 1-2) [Pope Benedict]
Così commenta San Clemente di Alessandria: «La parabola insegni ai ricchi che non devono trascurare la loro salvezza come se fossero già condannati, né devono buttare a mare la ricchezza né condannarla come insidiosa e ostile alla vita, ma devono imparare in quale modo usare la ricchezza e procurarsi la vita» (Quale ricco si salverà?, 27, 1-2) [Papa Benedetto]
The dialogue of Jesus with the rich young man, related in the nineteenth chapter of Saint Matthew's Gospel, can serve as a useful guide for listening once more in a lively and direct way to his moral teaching [Veritatis Splendor n.6]
Il dialogo di Gesù con il giovane ricco, riferito nel capitolo 19 del Vangelo di san Matteo, può costituire un'utile traccia per riascoltare in modo vivo e incisivo il suo insegnamento morale [Veritatis Splendor n.6]
The Gospel for this Sunday (Lk 12:49-53) is part of Jesus’ teachings to the disciples during his journey to Jerusalem, where death on the cross awaits him. To explain the purpose of his mission, he takes three images: fire, baptism and division [Pope Francis]
Il Vangelo di questa domenica (Lc 12,49-53) fa parte degli insegnamenti di Gesù rivolti ai discepoli lungo la sua salita verso Gerusalemme, dove l’attende la morte in croce. Per indicare lo scopo della sua missione, Egli si serve di tre immagini: il fuoco, il battesimo e la divisione [Papa Francesco]
«And they were certainly inspired by God those who, in ancient times, called Porziuncola the place that fell to those who absolutely did not want to own anything on this earth» (FF 604)
«E furono di certo ispirati da Dio quelli che, anticamente, chiamarono Porziuncola il luogo che toccò in sorte a coloro che non volevano assolutamente possedere nulla su questa terra» (FF 604)
It is a huge message of hope for each of us, for you whose days are always the same, tiring and often difficult. Mary reminds you today that God calls you too to this glorious destiny (Pope Francis)
È un grande messaggio di speranza per ognuno noi; per te, che vivi giornate uguali, faticose e spesso difficili. Maria ti ricorda oggi che Dio chiama anche te a questo destino di gloria (Papa Francesco)

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don Giuseppe Nespeca

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