Set 1, 2025 Scritto da 

23a Domenica T.O. (anno C)

(Lc 14,25-33)

 

Luca 14:25 Siccome molta gente andava con lui, egli si voltò e disse:

Luca 14:26 «Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.

Luca 14:27 Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo.

 

Luca 14:28 Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento?

Luca 14:29 Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo:

Luca 14:30 Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro.

Luca 14:31 Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila?

Luca 14:32 Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace.

Luca 14:33 Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

 

Luca precisa la posizione di Gesù rispetto alla gente che lo segue, raccontando che “si voltò e disse”. Questo suo voltarsi dice come Gesù preceda questa gente, come una sorta di pastore che guida le sue pecore; come un maestro che precede e guida i suoi discepoli che camminano con lui.

Poi Gesù presenta la prima regola riguardante la sequela, che in modo radicale taglia corto con i rapporti familiari e affettivi del discepolo, ed è accompagnata da una modalità di sequela che la inquadra in una cornice di sofferenza. Il motivo per cui si rende necessario superare il legame affettivo per accedere al Regno di Dio, nasce dal fatto che il contesto familiare può costituire un impedimento.

Per poter comprendere come ciò possa accadere è necessario porsi nel contesto storico della chiesa nascente: chi intendeva farsi discepolo usciva in genere da una famiglia giudaica o pagana, che difficilmente comprendeva la scelta del proprio familiare. Vi era, poi, il contesto sociale, civile e religioso in cui si collocava il neo credente e la sua famiglia, il quale, avverso ai credenti, li perseguitava. Da qui la necessità di saper superare i propri legami familiari ed affettivi, e le proprie origini carnali per abbracciare con determinazione il Regno di Dio.

Se il v. 26 stabilisce la prima regola per la sequela, il superamento dei legami carnali parentali, il v. 27 stabilisce le modalità sia di accesso che di conduzione della sequela: “Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo”. Si tratta di una sequela che ha per sfondo la croce. Quanto qui viene detto assume una particolare significatività proprio perché Gesù si sta muovendo all'interno del suo viaggio verso Gerusalemme, dove si compiranno i misteri della salvezza, che passano attraverso la sofferenza e la morte in croce. Ed è proprio all'interno di questo viaggio verso la sofferenza e la morte in croce salvifiche, che Luca afferma che “molta gente andava con lui”, proiettando in tal modo il lettore all'interno di un discepolato che si sta muovendo verso Gerusalemme.

A questo punto, Gesù, attraverso due domande retoriche induce il discepolo a valutare attentamente la scelta di seguirlo, al fine di non trovarsi poi nella triste e vergognosa necessità di dover abbandonare. La prima riguarda la costruzione di una torre; la seconda riguarda una guerra che sta per scoppiare tra due re. Entrambe sono, da un lato, una esortazione alla prudenza e a soppesare attentamente la propria scelta; ma, dall'altro, ognuna di esse dice che cos'è la sequela: si tratta di costruire non tanto una torre, quanto piuttosto un rapporto nuovo con se stessi, con gli altri e, ancor prima, con Gesù, che è in cammino sulla via della croce; una sequela, che si prospetta inoltre come una dura battaglia con il mondo avverso. Anche quest'ultimo aspetto il discepolo deve valutare.

Dopo questa attenta riflessione su che cos'è la sequela e la necessità di soppesarla attentamente, Gesù introduce la terza e ultima regola, che contiene in se stessa una sorta di giudizio di condanna: “Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo”. La scelta della povertà per la sequela è di fatto una scelta di libertà, che consente l'intera offerta di se stessi a Dio, senza remore e senza ripensamenti. Da qui il sollecito di Gesù, a chi ha deciso di seguirlo, di liberarsi dai beni materiali. 

 

 

 Argentino Quintavalle, autore dei libri 

- Apocalisse commento esegetico 

- L'Apostolo Paolo e i giudaizzanti – Legge o Vangelo?

  • Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo nel mistero trinitario
  • Il discorso profetico di Gesù (Matteo 24-25)
  • Tutte le generazioni mi chiameranno beata
  •  Cattolici e Protestanti a confronto – In difesa della fede
  •  La Chiesa e Israele secondo San Paolo – Romani 9-11

 

(Disponibili su Amazon)

                                                                           

130 Ultima modifica il Lunedì, 01 Settembre 2025 20:59
Argentino Quintavalle

Argentino Quintavalle è studioso biblico ed esperto in Protestantesimo e Giudaismo. Autore del libro “Apocalisse - commento esegetico” (disponibile su Amazon) e specializzato in catechesi per protestanti che desiderano tornare nella Chiesa Cattolica.

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The Church invites believers to regard the mystery of death not as the "last word" of human destiny but rather as a passage to eternal life (Pope John Paul II)
La Chiesa invita i credenti a guardare al mistero della morte non come all'ultima parola sulla sorte umana, ma come al passaggio verso la vita eterna (Papa Giovanni Paolo II)
The saints: they are our precursors, they are our brothers, they are our friends, they are our examples, they are our lawyers. Let us honour them, let us invoke them and try to imitate them a little (Pope Paul VI)
I santi: sono i precursori nostri, sono i fratelli, sono gli amici, sono gli esempi, sono gli avvocati nostri. Onoriamoli, invochiamoli e cerchiamo di imitarli un po’ (Papa Paolo VI)
Man rightly fears falling victim to an oppression that will deprive him of his interior freedom, of the possibility of expressing the truth of which he is convinced, of the faith that he professes, of the ability to obey the voice of conscience that tells him the right path to follow [Dives in Misericordia, n.11]
L'uomo ha giustamente paura di restar vittima di una oppressione che lo privi della libertà interiore, della possibilità di esternare la verità di cui è convinto, della fede che professa, della facoltà di obbedire alla voce della coscienza che gli indica la retta via da seguire [Dives in Misericordia, n.11]
We find ourselves, so to speak, roped to Jesus Christ together with him on the ascent towards God's heights (Pope Benedict)
Ci troviamo, per così dire, in una cordata con Gesù Cristo – insieme con Lui nella salita verso le altezze di Dio (Papa Benedetto)
Church is a «sign». That is, those who looks at it with a clear eye, those who observes it, those who studies it realise that it represents a fact, a singular phenomenon; they see that it has a «meaning» (Pope Paul VI)
La Chiesa è un «segno». Cioè chi la guarda con occhio limpido, chi la osserva, chi la studia si accorge ch’essa rappresenta un fatto, un fenomeno singolare; vede ch’essa ha un «significato» (Papa Paolo VI)
Let us look at them together, not only because they are always placed next to each other in the lists of the Twelve (cf. Mt 10: 3, 4; Mk 3: 18; Lk 6: 15; Acts 1: 13), but also because there is very little information about them, apart from the fact that the New Testament Canon preserves one Letter attributed to Jude Thaddaeus [Pope Benedict]
Li consideriamo insieme, non solo perché nelle liste dei Dodici sono sempre riportati l'uno accanto all'altro (cfr Mt 10,4; Mc 3,18; Lc 6,15; At 1,13), ma anche perché le notizie che li riguardano non sono molte, a parte il fatto che il Canone neotestamentario conserva una lettera attribuita a Giuda Taddeo [Papa Benedetto]
Bernard of Clairvaux coined the marvellous expression: Impassibilis est Deus, sed non incompassibilis - God cannot suffer, but he can suffer with (Spe Salvi, n.39)
Bernardo di Chiaravalle ha coniato la meravigliosa espressione: Impassibilis est Deus, sed non incompassibilis – Dio non può patire, ma può compatire (Spe Salvi, n.39)
Pride compromises every good deed, empties prayer, creates distance from God and from others. If God prefers humility it is not to dishearten us: rather, humility is the necessary condition to be raised (Pope Francis)
La superbia compromette ogni azione buona, svuota la preghiera, allontana da Dio e dagli altri. Se Dio predilige l’umiltà non è per avvilirci: l’umiltà è piuttosto condizione necessaria per essere rialzati (Papa Francesco)
A “year” of grace: the period of Christ’s ministry, the time of the Church before his glorious return, an interval of our life (Pope Francis)

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don Giuseppe Nespeca

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