Corpo e Sangue di Cristo
(1Cor 11,23-26)
1Corinzi 11:23 Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane
1Corinzi 11:24 e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me».
1Corinzi 11:25 Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me».
1Corinzi 11:26 Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga.
Paolo ci tramanda l'antico racconto dell'istituzione dell'Eucarestia. «Io ho ricevuto… ho trasmesso» è la formula tecnica per parlare di cose tramandate: è la tradizione che si trasmette. Paolo non l’ha ricevuta da uomini. Egli afferma chiaramente che la sua fonte è il Signore in persona. Gesù stesso gli ha insegnato quanto è avvenuto nell’Ultima Cena. In questa tramandazione viene specificato un particolare importante. Gesù ha istituito l'Eucaristia nella notte in cui fu tradito. C'è una opposizione tra Cristo e Giuda. Giuda tradisce il Signore e lo consegna al sommo sacerdote che lo voleva uccidere. Gesù invece si consegna al mondo intero affinché per suo tramite riceva la vita.
Nell'Eucaristia, letta nel contesto del tradimento di Giuda, si comprende la grandezza del gesto che ha compiuto Gesù. È una consegna, sia quella di Giuda che quella di Cristo. Giuda lo consegna al male, a chi voleva ucciderlo; Gesù invece si consegna sotto le specie del pane e del vino all'umanità. Il gesto di Gesù, della consegna di se stesso, inizia con il prendere il pane tra le mani. Quello che avviene, non avviene accidentalmente; avviene per volontà. Gesù voleva istituire l'Eucaristia e lo ha fatto, prendendo il pane tra le mani, elevandolo dal tavolo.
Sul pane che ha tra le mani Gesù rende grazie. Questo è importante, perché si può prendere senza rendere grazie dicendo: è mio - cioè rubando, non riconoscendo che è un dono del Padre. «Rese grazie» è la parola greca «eucharistēsas», da cui «eucarestia». Assieme al rendimento di grazie, Gesù compie un altro rito sul pane: lo spezza. Spezzare il pane è il primo grande segno della comunione. Tutti mangiano di un unico pane.
Non solo Gesù prende il pane, rende grazie, e lo spezza, ma dice anche qualcosa di inaudito. Mai persona aveva detto una simile frase: quel pane è il suo corpo, e questo corpo è per loro. Gesù dona se stesso come nutrimento dei discepoli sotto la specie del pane. L'occhio vede pane, il tatto tocca pane, il gusto assaggia pane, l'anima mangia però il corpo di Cristo, vero, reale, sostanziale.
«Fate questo in memoria di me». Non solo i discepoli sono invitati a prendere il pane che è il corpo di Cristo e mangiarlo. Loro stessi dovranno da questo momento in poi fare ciò che ha fatto Cristo. Anche loro per l'avvenire devono prendere il pane, rendere grazie, spezzarlo e dire le stesse parole di Gesù Cristo, devono dirle in suo nome, con la sua autorità. Il comando di Gesù agli apostoli è un vero e proprio atto di consegna dell’autorità, a fare ciò che lui ha fatto. Quando il sacerdote riunisce la comunità e prende il pane, rende grazie, lo spezza, pronuncia le stesse parole proferite da Gesù, egli fa la stessa identica cosa che ha fatto Gesù nel Cenacolo: trasforma quel pezzo di pane in corpo di Cristo. Questo è il miracolo che si compie nell'Eucaristia.
Apparentemente tutto sembra come prima. I sensi però ingannano. Essi non vedono oltre, occorre lo spirito formato nella retta fede per cogliere la verità di quel gesto e portare l'uomo a un profondo atto di fede nel mistero che Cristo ha realizzato nel Cenacolo, e soprattutto nell'altro mistero e cioè nella potestà che egli ha dato ai suoi apostoli di fare altrettanto in sua memoria, agendo nel nome e nella persona di Cristo.
Ciò che Gesù ha fatto per il pane, lo fa anche per il calice, simbolo del sangue che inaugura la nuova alleanza. Compie sul calice gli stessi gesti che per il pane. Ogni sacrificio nell'antica Legge comportava la morte violenta dell'animale che veniva sacrificato. Facendo del suo corpo un sacrificio, Gesù anticipa la sua morte in croce. Il giorno dopo egli viene fatto ‘sacrificio di espiazione’ a favore dell'umanità.
L'Eucarestia è la nuova alleanza, perché Dio dà la vita per l'uomo mentre l'uomo lo uccide. Per cui non si può più rompere questa alleanza. Se tu mi uccidi, io dò la mia vita per te, quindi non puoi più rompere questa alleanza ed è in questa alleanza che conosciamo chi è Dio: amore infinto. Nell'antica Legge il sangue veniva asperso. Dio era simboleggiato dall'altare sul quale il sangue veniva versato, sul popolo invece veniva asperso. Così Dio e il popolo erano uniti da un patto di sangue.
Con Cristo il sangue viene versato per la nuova alleanza, ma a differenza del sangue dei vitelli e dei capri, che univa Dio e il popolo, questa volta è il sangue di Dio che unisce il popolo a Dio, ma non per aspersione, bensì per assunzione - viene bevuto. Il discepolo di Gesù è invitato a bere il sangue di Cristo, che è sangue di Dio. È invitato a berlo per fare alleanza con Dio. Il sangue, per la Legge, era la vita, ed è la vita di Cristo che il discepolo beve per divenire ciò che Cristo è: vita divina ed eterna, vita santa e vera.
Dobbiamo capire il valore enorme che tutto questo ha nella Chiesa. Non è un rito: è la vita. Poi c'è gente che va alla messa perché c'è il prete simpatico, perché fa una bella messa: ci si va per qualcos'altro alla messa, non perché mi piace il prete!
Per due volte Gesù dice: «Fate questo». È l'imperativo: questo è da farsi!
Argentino Quintavalle, autore dei libri
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