Ago 18, 2025 Scritto da 

21a Domenica T.O. (anno C)

(Lc 13,22-30)

Luca 13:22 Passava per città e villaggi, insegnando, mentre camminava verso Gerusalemme.

Luca 13:23 Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Rispose:

Luca 13:24 «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno.

Luca 13:25 Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici. Ma egli vi risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete.

Luca 13:26 Allora comincerete a dire: Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze.

Luca 13:27 Ma egli dichiarerà: Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori d'iniquità!

Luca 13:28 Là ci sarà pianto e stridore di denti quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio e voi cacciati fuori.

Luca 13:29 Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio.

Luca 13:30 Ed ecco, ci sono alcuni tra gli ultimi che saranno primi e alcuni tra i primi che saranno ultimi».

 

La questione posta dall'anonimo personaggio (“un tale gli chiese...”) era molto dibattuta e riguardava la quantità di persone che si salvavano in Israele. C'era infatti chi sosteneva che tutti i figli dell'Alleanza partecipavano, in quanto tali, al mondo futuro. Chi, invece, sosteneva che soltanto pochi si salvavano.

La risposta che segue pone l'accento su due elementi: sulle difficoltà per il giudaismo di aderire alla proposta del Regno e, per chi vi ha aderito, quella di mantenersi fedele, lasciandosi alle spalle il culto mosaico (v. 24); e l'urgenza di aderire con decisione a Gesù, finché è possibile, poiché  giungerà impietoso il giudizio divino (v. 25) e a nulla varrà il cercar di far valere di essere giudei e di aver condiviso qualcosa con Gesù, se non c'è stata la più sincera e totale adesione a lui (vv. 26-27). Ciò porterà al loro disconoscimento da parte del giudice escatologico, che li estrometterà dal Regno, dove invece si siederanno sia i Padri che i Profeti, che tale Regno avevano preannunciato; sia i pagani che sinceramente hanno accolto il suo annuncio (vv. 28-29), così che i giudei, che furono i prescelti da Dio fin dall'inizio del suo progetto di salvezza e destinati a diventare popolo santo e regno di sacerdoti, saranno gli ultimi; mentre i pagani, così disprezzati e reietti dal giudaismo, ma che hanno saputo accogliere l'annuncio di Gesù, li precederanno nel Regno (v. 30).

Il brano affronta una questione molto importante: quella della posizione del giudaismo nei confronti di Gesù e, associata a questa, quella dei giudaizzanti, cioè di quei cristiani provenienti dal giudaismo, ma che non l'avevano mai abbandonato, continuando a coniugare il nuovo insegnamento con quello mosaico, anzi, affermando che la salvezza portata da Gesù era possibile soltanto sottomettendosi alla Legge mosaica.

Una posizione simile era inaccettabile, poiché vanificava il messaggio salvifico portato da Gesù, riconducendo i nuovi credenti nell'ambito del giudaismo. La questione nei vangeli è affrontata in termini specifici soltanto da Luca, sia per la sua vicinanza a Paolo, sia per il proprio interesse ecclesiologico e sia, infine, perché, in quanto missionario come Paolo e a lui molto vicino, ha potuto constatare di persona l'azione deleteria dei giudaizzanti. La questione verrà affrontata in modo passionale da Paolo nelle sue Lettere. In Rm 9-11 egli svilupperà una lunga riflessione sul rifiuto del giudaismo nei confronti di Gesù e cercherà di darsi una risposta [molto elaborata] da cui lascia trasparire tutta la sua sofferenza.

I destinatari del messaggio sono soprattutto quelle persone che hanno mangiato e bevuto alla mensa del Signore, dopo aver accolto il suo messaggio (v. 26). Si tratta di un messaggio che parla di “sforzi” e di “porta stretta” attraverso la quale molti cercano di entrare ma senza riuscirci, lasciando trasparire la difficoltà, per i giudei, di accettare la persona di Gesù. Molti giudei ci avevano provato, ma non avevano saputo fare la scelta definitiva a tutto favore di Gesù, poiché cercavano di far convivere i due insegnamenti, quello di Mosè e quello di Gesù, non avendo còlto appieno la novità unica ed esclusiva da Lui portata.

Quel “sforzatevi” (v. 24) lascia trasparire come l'accettazione di Gesù non fosse una cosa semplice, perché portava il giudeocristiano a rompere con il contesto sociale e religioso, subendone pesanti ritorsioni da parte delle autorità religiose; e nel contempo gli stessi rapporti parentali venivano compromessi, creandosi all'interno della cerchia familiare dei profondi dissidi. Forse anche per questo, oltre per l'incapacità di lasciare definitivamente la religione dei Padri, profondamente radicata nell'animo del pio giudeo, si cercava di far convivere Gesù e Mosè, per attutire il contraccolpo dell'adesione a Gesù.

La conseguenza di questo compromesso è l'espulsione dal Regno, che pesa su costoro come un giudizio di condanna. Si parla, infatti, di padrone di casa che “si alzerà e chiuderà la porta”; si parla dell'emissione di un verdetto che qualifica costoro come “operatori di iniquità”; si parla di un luogo “dove c'è pianto e stridore di denti”, un'espressione che ritroviamo sempre all'interno di un contesto giudiziale di condanna. Una condanna che viene aggravata dal constatare da parte di questi giudaizzanti come una parte di Israele, quella fedele ai Padri e ai Profeti, vi entra mentre loro ne vengono gettati fuori. Similmente avverrà quando vedranno venire i pagani da ogni luogo della terra, qui indicato nei suoi estremi di “oriente e occidente e da settentrione e mezzogiorno”.

Il brano si conclude con la sentenza del v. 30: “ci sono alcuni tra gli ultimi che saranno primi e alcuni tra i primi che saranno ultimi”. I pagani precederanno Israele nel nuovo mondo e ne prenderanno il posto a motivo della loro disponibilità alla chiamata.

 

 

 Argentino Quintavalle, autore dei libri 

- Apocalisse commento esegetico 

- L'Apostolo Paolo e i giudaizzanti – Legge o Vangelo?

  • Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo nel mistero trinitario
  • Il discorso profetico di Gesù (Matteo 24-25)
  • Tutte le generazioni mi chiameranno beata
  •  Cattolici e Protestanti a confronto – In difesa della fede
  •  La Chiesa e Israele secondo San Paolo – Romani 9-11

 

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234 Ultima modifica il Lunedì, 18 Agosto 2025 11:52
Argentino Quintavalle

Argentino Quintavalle è studioso biblico ed esperto in Protestantesimo e Giudaismo. Autore del libro “Apocalisse - commento esegetico” (disponibile su Amazon) e specializzato in catechesi per protestanti che desiderano tornare nella Chiesa Cattolica.

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Experts in the Holy Scriptures believed that Elijah's return should anticipate and prepare for the advent of the Kingdom of God. Since the Lord was present, the first disciples wondered what the value of that teaching was. Among the people coming from Judaism the question arose about the value of ancient doctrines…
Gli esperti delle sacre Scritture ritenevano che il ritorno di Elia dovesse anticipare e preparare l’avvento del Regno di Dio. Poiché il Signore era presente, i primi discepoli si chiedevano quale fosse il valore di quell’insegnamento. Tra i provenienti dal giudaismo sorgeva il quesito circa il peso delle dottrine antiche...
Gospels make their way, advance and free, making us understand the enormous difference between any creed and the proposal of Jesus. Even within us, the life of Faith embraces all our sides and admits many things. Thus we become more complete and emancipate ourselves, reversing positions.
I Vangeli si fanno largo, avanzano e liberano, facendo comprendere l’enorme differenza tra credo qualsiasi e proposta di Gesù. Anche dentro di noi, la vita di Fede abbraccia tutti i nostri lati e ammette tante cose. Così diventiamo più completi e ci emancipiamo, ribaltando posizioni
We cannot draw energy from a severe setting, contrary to the flowering of our precious uniqueness. New eyes are transmitted only by the one who is Friend. And Christ does it not when we are well placed or when we equip ourselves strongly - remaining in a managerial attitude - but in total listening
Non possiamo trarre energia da un’impostazione severa, contraria alla fioritura della nostra preziosa unicità. Gli occhi nuovi sono trasmessi solo da colui che è Amico. E Cristo lo fa non quando ci collochiamo bene o attrezziamo forte - permanendo in atteggiamento dirigista - bensì nell’ascolto totale
The Evangelists Matthew and Luke (cf. Mt 11:25-30 and Lk 10:21-22) have handed down to us a “jewel” of Jesus’ prayer that is often called the Cry of Exultation or the Cry of Messianic Exultation. It is a prayer of thanksgiving and praise [Pope Benedict]
Gli evangelisti Matteo e Luca (cfr Mt 11,25-30 e Lc 10,21-22) ci hanno tramandato un «gioiello» della preghiera di Gesù, che spesso viene chiamato Inno di giubilo o Inno di giubilo messianico. Si tratta di una preghiera di riconoscenza e di lode [Papa Benedetto]
The human race – every one of us – is the sheep lost in the desert which no longer knows the way. The Son of God will not let this happen; he cannot abandon humanity in so wretched a condition. He leaps to his feet and abandons the glory of heaven, in order to go in search of the sheep and pursue it, all the way to the Cross. He takes it upon his shoulders and carries our humanity (Pope Benedict)
L’umanità – noi tutti - è la pecora smarrita che, nel deserto, non trova più la strada. Il Figlio di Dio non tollera questo; Egli non può abbandonare l’umanità in una simile miserevole condizione. Balza in piedi, abbandona la gloria del cielo, per ritrovare la pecorella e inseguirla, fin sulla croce. La carica sulle sue spalle, porta la nostra umanità (Papa Benedetto)
"Too bad! What a pity!" “Sin! What a shame!” - it is said of a missed opportunity: it is the bending of the unicum that we are inside, which every day surrenders its exceptionality to the normalizing and prim outline of common opinion. Divine Appeal of every moment directed Mary's dreams and her innate knowledge - antechamber of her trust, elsewhere
“Peccato!” - si dice di una occasione persa: è la flessione dell’unicum che siamo dentro, che tutti i giorni cede la sua eccezionalità al contorno normalizzante e affettato dell’opinione comune

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