Ago 11, 2025 Scritto da 

20a Domenica T.O. (anno C)

(Lc 12,49-53)

 

Luca 12:49 Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!

Luca 12:50 C'è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!

Luca 12:51 Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione.

Luca 12:52 D'ora innanzi in una casa di cinque persone

Luca 12:53 si divideranno tre contro due e due contro tre; padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».

 

Il v. 49 è scandito in due parti: da un lato la venuta di Gesù porta con sé il fuoco; dall'altro, Gesù esprime il suo desiderio che questo fuoco fosse già acceso. Il fuoco nel linguaggio biblico è associato all'essere stesso di Dio e al suo agire, ed esprime il giudizio di condanna posto in atto da Dio stesso. Nel Nuovo Testamento il fuoco riproduce significati e immagini mutuati dall'Antico Testamento, ma assume anche nuovi aspetti con riferimento a contesti escatologici, segnati dall'azione dello Spirito Santo.

Di fronte ad una simile e variegata significanza del termine ‘fuoco’, come interpretare il senso che Luca attribuisce a tale sostantivo e tale che possa accordarsi con il resto del brano? Due sono gli elementi che ci aiutano a comprenderne il significato: questo fuoco posto sulla terra, intendendo per terra questa dimensione spazio-temporale abitata dall'uomo, è stato portato da Gesù, che è manifestazione e rivelazione del Padre. È Azione di Dio in mezzo agli uomini; un Gesù che con gli esorcismi dichiara che egli è venuto a distruggere il regno di Satana e a ricostituire in mezzo agli uomini il Regno di Dio, e tutto ciò lo fa con la potenza di Dio che gli è propria. Forse è proprio questo che Luca intendeva significare con quel fuoco che Gesù è venuto a portare sulla terra. Da qui il desiderio di Gesù: “e come vorrei che fosse già acceso!”, cioè già affermato. Un desiderio che va oltre il suo tempo e si proietta in quello post pasquale della Chiesa, qualificata da questo fuoco che è lo Spirito Santo, la cui potenza rigeneratrice opera nella Parola.

Ma tra l'oggi di Gesù e il tempo della Chiesa vi è di mezzo la passione e morte di Gesù, significata dal battesimo con cui Gesù deve essere battezzato. Una passione e morte che assumono un significato escatologico, in quanto che la morte di Gesù è unica, irripetibile e definitiva ed è decisiva per l'uomo che, suo malgrado, ne è direttamente coinvolto.

Sulla morte di Gesù, infatti, è stato posto il giudizio di Dio, divenendo in tal modo discriminante per gli uomini: accoglierla e viverla nella propria vita, diventa una promessa di risurrezione per il credente. Diversamente, la morte di Gesù diviene un elemento di condanna. È significativo in tal senso quanto l'assemblea risponde all'annuncio del celebrante: “Annunciamo, Signore, la tua morte; proclamiamo la tua risurrezione nell'attesa della tua venuta”.

Il credente, dunque, è chiamato ad annunciare nella quotidianità del proprio vivere la morte di Gesù, che è morte all'uomo vecchio; ma che diviene nel contempo una proclamazione della risurrezione di Gesù, la proclamazione che in questa morte-risurrezione si sono inaugurati dei tempi nuovi, che preludono a quelli definitivi. E il tutto, annuncio della morte e proclama della vita nuova, avvengono nell'attesa della sua venuta.

Definito il senso della missione del Gesù storico (vv. 49-50), Luca passa ad esaminare i riflessi e le conseguenze di questa sulla Chiesa, in particolare le divisioni e gli sconvolgimenti all'interno della cerchia familiare. Di certo, l'annuncio che Gesù è venuto a portare il Fuoco di Dio su di una terra profondamente segnata dal peccato e che ragiona in termini antitetici a quelli di Dio, non è molto rassicurante e certamente non promette un mondo idilliaco per il credente. Ed ecco dunque l'annuncio, che viene scandito su tre livelli:

 

  1. a. L'affermazione di principio: Gesù non è venuto a portare la pace, ma la divisione. Il tono è chiaramente escatologico e richiama da vicino la comunità di Qumran, che aveva dettagliatamente elaborato la “regola della guerra” dei figli della luce contro i figli delle tenebre, preparando i propri adepti allo scontro finale in un clima di forte tensione escatologica.

 

  1. b. Tale guerra sarà posta all'interno della famiglia. “D'ora innanzi in una casa di cinque persone si divideranno tre contro due e due contro tre”. Quel “D'ora innanzi” riguarda il tempo della Chiesa. È da questo momento che ha inizio la guerra, che da contro Gesù si è trasferita ora contro la Chiesa. Luca qui parla di cinque componenti della famiglia, probabilmente, di una famiglia tipo, in cui si combattono tra loro “tre contro due e due contro tre”.

 

  1. c. Gli avversari all'interno della famiglia: padre-figlio, madre-figlia, suocera-nuora. Un intreccio di parentela molto stretto, ma che proprio per questa intima e profonda unione e comunione di rapporti, risalta ancor più quanto questa guerra sconvolga in profondità non solo l'assetto familiare, ma con questo, anche l'assetto sociale. Si noti come le conflittualità avvengono tra persone dello stesso sesso: padre e figlio, madre e figlia, nuora e suocera. Quasi a dire che qui lo sconvolgimento non conflagra soltanto all'interno della stretta cerchia familiare, ma anche all'interno della stessa identità sessuale, che è identità propria della persona. 

 

Vi è in questa descrizione della disgregazione familiare, preludio di quella sociale o forse suo riflesso, una progressività che dall'affermazione generale del v. 51 penetra sempre più in profondità, passando per il v. 52 e raggiungendo, infine, il v. 53, all'interno dell'intimità familiare e della stessa identità sessuale e dei ruoli familiari propri dei componenti, quasi a dire che nulla si sottrarrà a questa guerra, che travolgerà anche i rapporti più intimi e più cari dell'uomo e in cui tutto verrà messo in discussione e stravolto. Uno sconvolgimento, quindi, da cui non si salva nessuno, togliendo ogni sicurezza e ogni identità.

 

Questo testo di Luca sembra essere stato scritto l'altro ieri, e non duemila anni fa, tanto si adatta alla situazione familiare e sociale di oggi.

 

 

 Argentino Quintavalle, autore dei libri 

- Apocalisse commento esegetico 

- L'Apostolo Paolo e i giudaizzanti – Legge o Vangelo?

  • Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo nel mistero trinitario
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Argentino Quintavalle

Argentino Quintavalle è studioso biblico ed esperto in Protestantesimo e Giudaismo. Autore del libro “Apocalisse - commento esegetico” (disponibile su Amazon) e specializzato in catechesi per protestanti che desiderano tornare nella Chiesa Cattolica.

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Those living beside us, who may be scorned and sidelined because they are foreigners, can instead teach us how to walk on the path that the Lord wishes (Pope Francis)
Chi vive accanto a noi, forse disprezzato ed emarginato perché straniero, può insegnarci invece come camminare sulla via che il Signore vuole (Papa Francesco)
Many saints experienced the night of faith and God’s silence — when we knock and God does not respond — and these saints were persevering (Pope Francis)
Tanti santi e sante hanno sperimentato la notte della fede e il silenzio di Dio – quando noi bussiamo e Dio non risponde – e questi santi sono stati perseveranti (Papa Francesco)
In some passages of Scripture it seems to be first and foremost Jesus’ prayer, his intimacy with the Father, that governs everything (Pope Francis)
In qualche pagina della Scrittura sembra essere anzitutto la preghiera di Gesù, la sua intimità con il Padre, a governare tutto (Papa Francesco)
It is necessary to know how to be silent, to create spaces of solitude or, better still, of meeting reserved for intimacy with the Lord. It is necessary to know how to contemplate. Today's man feels a great need not to limit himself to pure material concerns, and instead to supplement his technical culture with superior and detoxifying inputs from the world of the spirit [John Paul II]
Occorre saper fare silenzio, creare spazi di solitudine o, meglio, di incontro riservato ad un’intimità col Signore. Occorre saper contemplare. L’uomo d’oggi sente molto il bisogno di non limitarsi alle pure preoccupazioni materiali, e di integrare invece la propria cultura tecnica con superiori e disintossicanti apporti provenienti dal mondo dello spirito [Giovanni Paolo II]
This can only take place on the basis of an intimate encounter with God, an encounter which has become a communion of will, even affecting my feelings (Pope Benedict)
Questo può realizzarsi solo a partire dall'intimo incontro con Dio, un incontro che è diventato comunione di volontà arrivando fino a toccare il sentimento (Papa Benedetto)
We come to bless him because of what he revealed, eight centuries ago, to a "Little", to the Poor Man of Assisi; - things in heaven and on earth, that philosophers "had not even dreamed"; - things hidden to those who are "wise" only humanly, and only humanly "intelligent"; - these "things" the Father, the Lord of heaven and earth, revealed to Francis and through Francis (Pope John Paul II)
Veniamo per benedirlo a motivo di ciò che egli ha rivelato, otto secoli fa, a un “Piccolo”, al Poverello d’Assisi; – le cose in cielo e sulla terra, che i filosofi “non avevano nemmeno sognato”; – le cose nascoste a coloro che sono “sapienti” soltanto umanamente, e soltanto umanamente “intelligenti”; – queste “cose” il Padre, il Signore del cielo e della terra, ha rivelato a Francesco e mediante Francesco (Papa Giovanni Paolo II)
We are faced with the «drama of the resistance to become saved persons» (Pope Francis)
Siamo davanti al «dramma della resistenza a essere salvati» (Papa Francesco)
That 'always seeing the face of the Father' is the highest manifestation of the worship of God. It can be said to constitute that 'heavenly liturgy', performed on behalf of the whole universe [John Paul II]
Quel “vedere sempre la faccia del Padre” è la manifestazione più alta dell’adorazione di Dio. Si può dire che essa costituisce quella “liturgia celeste”, compiuta a nome di tutto l’universo [Giovanni Paolo II]

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