Ago 17, 2024 Scritto da 

Non cercare di capire, ma lasciarsi attrarre dal Mistero!

XX Domenica del tempo ordinario  B  (18 agosto 2024)

1. Come domenica scorsa, anche quest’oggi san Paolo, nella seconda lettura, rivolge agli Efesini alcune raccomandazioni, che possiamo riassumere in quattro punti: “non vivete come dei pazzi, ma siate saggi”; “fate buon uso del tempo perché i giorni nostri sono cattivi”; “non ubriacatevi di vino che fa perdere il controllo di sé, ma siate ricolmi dello Spirito”; “rendete continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre nel nome di nostro Signore Gesù Cristo”. Vivere come pazzi o come saggi è la sfida per ogni essere umano. Lo sforzo di chi vuole seguire Gesù è nutrirsi della sua sapienza che si presenta come un cammino, un modo di concepire la vita e di comportarsi non alla maniera di questo mondo bensì secondo la vocazione dei figli della luce, immersi nell’amore divino. Stiamo attraversando, osserva san Paolo, tempi non facili fra gente che facilmente diventa egoista, nemica del bene e amante dei piaceri piuttosto che dedicarsi alla ricerca della gioia di Dio (Cf. 2 Tm 3, 1-7). La vera sapienza consiste nell’accogliere ogni giorno la volontà di Dio, riempirsi non di vino che ubriaca, cioè di ciò che stordisce la coscienza e indebolisce la volontà, ma di Spirito Santo che rende capaci di vivere nella lode, nell’adorazione e nel ringraziamento. Grazie all’azione dello Spirito Santo tutta l’umana esistenza si converte in una vera liturgia perché è lui a introdurci nella sapienza di Cristo, Colui che dona la vita perché il mondo abbia la vita.

2. Il riferimento di san Paolo alla sapienza divina, e di questa sapienza parla anche la prima lettura tratta dal libro dei Proverbi, ci prepara alla meditazione dell’odierna pagina del vangelo di Giovanni che prosegue il racconto della catechesi sull’Eucarestia che Gesù tiene nella sinagoga di Cafarnao. Quest’oggi riprende con quest’affermazione: “Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo (v.51). Gesù non sta parlando di un cannibale, di antropofagia; e non si meravigliano i suoi ascoltatori perché minimamente sospettano che si tratti di un linguaggio assurdo. Nel mondo ebraico si era abituati ad utilizzare la metafora del mangiare e del bere e si sapeva che esistono fame e sete più urgenti ed esigenti di quelle dello stomaco. Ci sono uomini che possono riempirsi lo stomaco a volontà, ma soffrono di mancanza di amore, allo stesso modo il cuore umano lontano da Dio finisce per morire di inedia spirituale. La sapienza per il popolo d’Israele è sempre una scelta: tra la vita o la morte, tra il bene o il male, tra la gioia o la tristezza mortale, tra Dio o l’uomo.  Dio solo però, conoscendola può donare all’uomo la vera sapienza che non delude.  Nel libro della Genesi il racconto dell’albero della conoscenza del bene e del male e del peccato di Adamo ed Eva costituisce una metafora per dire che la conoscenza di ciò che rende l’uomo veramente libero e felice o schiavo e infelice è accessibile solo a Dio e l’uomo con la sola sua intelligenza/volontà non può mai costruirsela (Gn 2, 8 - 3, 24). All’uomo allora non resta che mettersi in ascolto obbediente di Dio, il quale ha voluto dare in dono la sapienza al suo popolo e Israele è fiero di essere il depositario della sapienza divina dinanzi al mondo intero. Sempre nella prima lettura dal libro dei Proverbi, si dice che la divina sapienza ha posto la sua tenda sulla montagna santa a Gerusalemme e “si è costruita la sua casa, ha intagliato le sue sette colonne”. Ha ucciso il suo bestiame, ha preparato il suo vino e ha imbandito la sua tavola e ha mandato le sue ancelle a proclamare a chi è inesperto e a chi è privo di senno: “venite a mangiare pane e bere vino che vi ho preparato”. Non si fa fatica a capire il nesso tra il dono della Sapienza e il dono dell’Eucarestia, tutto e sempre nella logica del dono.

3. Gli ascoltatori a Cafarnao conoscevano questi testi dell’Antico Testamento e per questo rimangono basiti quando Gesù parla di sé come del pane della vita e si chiedono: ma per chi si prende quest’uomo che conosciamo bene? Capivano che Gesù si stava presentando come il Messia che loro aspettavano e questo era per loro inaccettabile. Nel suo discorso Gesù più volte ha insistito sul fatto di essere l’Inviato di Dio per dare la vita al mondo affrontando l’incomprensione, il mormorio critico e spesso il deciso rifiuto degli ascoltatori. Rifiuto della sua identità che san Giovanni afferma già nel prologo del suo vangelo, quando scrive che il Verbo “venne tra i suoi e i suoi non l’hanno accolto” (Gv 1, 11).  In effetti pochi riescono a entrare gradualmente nel mistero di Dio e sono coloro che umilmente ascoltano Gesù fino in fondo invece di cominciare subito a discutere. Questo vale anche per noi: solo avvolti dalla sapienza divina che è follia per gli uomini possiamo accostarci al mistero. Gesù di Nazaret, ebreo tra gli ebrei, parlava con il linguaggio del tempo, utilizzava le stesse immagini e i medesimi simboli. Chi lo ascoltava poteva capirlo almeno per il fatto che stava usando lo stesso vocabolario e condivideva la stessa maniera di ragionare. Invece la maggioranza decide di non seguirlo e questo avviene in tanti momenti della sua vita.  Non essendoci nel quarto vangelo, come invece nei sinottici, il racconto dell’istituzione dell’Eucaristia il Giovedì Santo dopo l’ultima cena, questo discorso costituisce una prima grande catechesi sul mistero eucaristico. Quando Giovanni scrive il vangelo, le prime comunità cristiane erano già abituate da diversi anni a nutrirsi del corpo e del sangue di Cristo ogni domenica e cercavano di capire questo mistero. Ma più che cercare di capire – dice Gesù - occorre con umiltà lasciarsi contagiare dal mistero.  Nel cuore della preghiera eucaristica anche il celebrante lo proclama: questo è “Mistero della fede”. Entrare nel mistero dell’Eucarestia va oltre la nostra capacità ed allora è necessario lasciarsi illuminare e condurre da Dio. E Gesù spiega ancora: “Come il Padre che la vita ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me”. Vivere la stessa sua vita: è questo il dono di Dio agli uomini nell’Eucaristia. Gesù aveva proclamato che la sua parola è nutrimento per il mondo, ma qui va ben oltre, parla di carne da mangiare che diventa cibo da assimilare non solo per noi stessi ma per il bene dell’umanità: ”Il pane che darò è la mia carne per la vita del mondo”. Si riferisce alla sua passione e alla sua morte e risurrezione dato che tutto il Nuovo Testamento ci fa comprendere che il mondo ha ritrovato la vita grazie proprio al dono della croce gloriosa di Cristo, cioè vittoriosa della morte. Non meravigliamoci se facciamo fatica a capire con la nostra intelligenza perché l’unica strada percorribile non è cercare di capire, ma lasciarci attrarre da Dio. A coloro che mormoravano tra loro quando Gesù aveva detto di essere il pane disceso dal cielo, Gesù aveva replicato: “Sta scritto nei profeti: E tutti saranno istruiti da Dio”. Dunque per l’uomo tutto è difficile se Dio stesso non viene ad istruirci. Quando ascoltiamo gli insegnamenti del Padre incontriamo Gesù perché “nessuno viene a me – insiste - se il Padre mio non l’attira”. Nell’Eucarestia siamo attratti: è la Trinità Santissima che ci attrae divinamente a sé. Sì, nella celebrazione eucaristica, entriamo nel mistero della Santissima Trinità. Prima, durante e dopo restiamo in adorazione lasciandoci istruire e trasformare da Dio Trinità Santissima e Misericordia infinita. Questo è l’esempio dei santi, che traggono dall’immersione nel mistero della Santissima Trinità la forza per amare tutti nella verità. E questo è un dono offerto a tutti. Durante la sua breve vita, Carlo Acutis, un adolescente già beato e presto proclamato santo viveva dell’Eucarestia. Diceva: "L'Eucaristia è la mia autostrada per il Paradiso", e "se stiamo davanti al sole, diventiamo marroni, ma quando stiamo davanti a Gesù nell'Eucaristia, diventiamo santi".

+Giovanni D'Ercole

96 Ultima modifica il Sabato, 17 Agosto 2024 09:08
don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

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«And therefore, it is rightly stated that he [st Francis of Assisi] is symbolized in the figure of the angel who rises from the east and bears within him the seal of the living God» (FS 1022)
«E perciò, si afferma, a buon diritto, che egli [s. Francesco d’Assisi] viene simboleggiato nella figura dell’angelo che sale dall’oriente e porta in sé il sigillo del Dio vivo» (FF 1022)
This is where the challenge for your life lies! It is here that you can manifest your faith, your hope and your love! [John Paul II at the Tala Leprosarium, Manila]
È qui la sfida per la vostra vita! È qui che potete manifestare la vostra fede, la vostra speranza e il vostro amore! [Giovanni Paolo II al Lebbrosario di Tala, Manila]
The more we do for others, the more we understand and can appropriate the words of Christ: “We are useless servants” (Lk 17:10). We recognize that we are not acting on the basis of any superiority or greater personal efficiency, but because the Lord has graciously enabled us to do so [Pope Benedict, Deus Caritas est n.35]
Quanto più uno s'adopera per gli altri, tanto più capirà e farà sua la parola di Cristo: « Siamo servi inutili » (Lc 17, 10). Egli riconosce infatti di agire non in base ad una superiorità o maggior efficienza personale, ma perché il Signore gliene fa dono [Papa Benedetto, Deus Caritas est n.35]
A mustard seed is tiny, yet Jesus says that faith this size, small but true and sincere, suffices to achieve what is humanly impossible, unthinkable (Pope Francis)
Il seme della senape è piccolissimo, però Gesù dice che basta avere una fede così, piccola, ma vera, sincera, per fare cose umanamente impossibili, impensabili (Papa Francesco)
Hypocrisy: indeed, while they display great piety they are exploiting the poor, imposing obligations that they themselves do not observe (Pope Benedict)
Ipocrisia: essi, infatti, mentre ostentano grande religiosità, sfruttano la povera gente imponendo obblighi che loro stessi non osservano (Papa Benedetto)
Each time we celebrate the dedication of a church, an essential truth is recalled: the physical temple made of brick and mortar is a sign of the living Church serving in history (Pope Francis)
Ogni volta che celebriamo la dedicazione di una chiesa, ci viene richiamata una verità essenziale: il tempio materiale fatto di mattoni è segno della Chiesa viva e operante nella storia (Papa Francesco)
As St. Ambrose put it: You are not making a gift of what is yours to the poor man, but you are giving him back what is his (Pope Paul VI, Populorum Progressio n.23)
Non è del tuo avere, afferma sant’Ambrogio, che tu fai dono al povero; tu non fai che rendergli ciò che gli appartiene (Papa Paolo VI, Populorum Progressio n.23)
Here is the entire Gospel! Here! The whole Gospel, all of Christianity, is here! But make sure that it is not sentiment, it is not being a “do-gooder”! (Pope Francis))
Qui c’è tutto il Vangelo! Qui! Qui c’è tutto il Vangelo, c’è tutto il Cristianesimo! Ma guardate che non è sentimento, non è “buonismo”! (Papa Francesco)
Christianity cannot be, cannot be exempt from the cross; the Christian life cannot even suppose itself without the strong and great weight of duty [Pope Paul VI]
Il Cristianesimo non può essere, non può essere esonerato dalla croce; la vita cristiana non può nemmeno supporsi senza il peso forte e grande del dovere [Papa Paolo VI]
The horizon of friendship to which Jesus introduces us is the whole of humanity [Pope Benedict]
L’orizzonte dell’amicizia in cui Gesù ci introduce è l’umanità intera [Papa Benedetto]

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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