don Giuseppe Nespeca

don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

True morality does not consist in following the beaten path, but in finding the true path for us and following it without fear.

(Gandhi)

Christmas, par excellence the cross-cultural feast of the Birth, is approaching.

Last Christmas I already made a small reflection on the psychological meaning of Christmas. In this little article I would like to approach the topic in a different way.

Pregnancy, birth and childhood are a continuum.

Some psychologists of the unconscious claim that psychic life even begins during pregnancy.

I report some experiences of analysts from the book 'The origin of fear - the myths of Mesopotamia and the trauma of birth' by Franz Renggli [Ed. Magi. (Jan. 2004)].

These experiences reported in the book help to understand the psychic life of the one about to be born.

On p. 29, the author quotes an animal story by William Emerson.

 

"A tractor-trailer had run over a pregnant bitch. Both mother and puppy survived. After its birth, it was taken to a farm where it was noted for its fearful attitude.

In particular, it reacted nervously to the cawing of geese in the spring when they migrated north - and in the autumn when they returned. On these occasions he would gasp and hide in a barn.

It should be added that the driver of the lorry had tried to avoid the accident by honking his horn, the acoustic effect of which was similar to the cry of the geese.

It is evident that the old prenatal trauma, linked to great pain and fear of death, was awakened in this puppy by the passing of the geese."

 

In this chapter of the book, the author relates another story by Thomas Verny from his book 'Secret Life Before Birth' (1981):

 

"A conductor during the first performance of a composition knew in advance, before turning the pages of the score, the parts entrusted to the cello. When he told his mother, a cellist by profession, the secret was soon revealed: during her pregnancy, she had rehearsed those very passages on the cello'.

 

The author also reports on research conducted by David Chamberlain. He subjected some babies with speech to hypnosis, asking them about their birth experience. He did the same with mothers - and comparing, their stories coincided.

 

"These babies described their birth from the inside, the anxiety that gripped them during labour, but also their worries and the empathy that united them with their mother during the birth".

 

Alessandra Piontelli's observations are also interesting (p.31)

This psychoanalyst made observations during the pregnancy period and her knowledge of the prenatal period was enriched.

In the above-mentioned book (p.32), a case is reported of a mother who ate continuously during pregnancy despite doctors' advice to the contrary.

The unborn child was equally insatiable, constantly sucking her thumb and placenta; her tongue was always moving, and she swallowed large quantities of amniotic fluid.

Another example described is that of a mother with a high level of anxiety because she had already lost a baby,

Every time the doctors told her something, she became anxious and immediately thought about what harm the unborn child might suffer.

The foetus consequently hid behind its arms and behind its legs, so that during medical examinations with ultrasounds the head could not be clearly distinguished. As anxious as the mother.

On p.33 of the book, a study by David Chamberlain is cited.

Whenever mothers want to know whether their unborn child is nomal, they undergo amniocentesis: Chamberlain reports that one foetus retracted and then hit the needle with his fist; others stiffened, and their heart beat faster. Breathing may slow down for a few days.

Generally, unborn children are not so frightened of the needle, unless it is a vital issue and they perceive a danger.

 

In my professional experience I have also come across painful experiences that were related to the gestational period.

The collection of the anamnesis was largely centred on the period of conception and what life had been like for the parents during the wait, as well as the personal history of the baby.

The parents' experience highlighted the acceptance or non-acceptance of the baby, sometimes any unwanted marriages, or the stories of mothers and fathers who were still themselves 'babies': incapable of 'caring', a typical aspect of the parental function.

Of course then the child is born, but it will live better if supported by positive and loving feelings. He will have more strength to face life's difficulties.

So let us live Christmas with joy, even if there are people who live it badly.

Christmas represents and conveys the theme of birth. 

It is true that Christmas is the birth of the Child Jesus, but it is also the feast of any birth. I wonder what person does not feel a special joy within him or herself when a child comes into the world (Christian or not).

I personally think that the feast of Christmas excludes no one,

And I would like it to continue to be called that, not a winter festival as suggested by authoritative voices.  

 

Francesco Giovannozzi psychologist - psychotherapist.

Si avvicina il Natale, per eccellenza la festa transculturale della Nascita.

Lo scorso Natale ho già fatto un piccola riflessione sul significato psicologico dl Natale. In questo articoletto vorrei affrontare largomento in modo diverso.

Gravidanza, nascita e infanzia sono un continuum.

Alcuni psicologi dellinconscio sostengono che la vita psichica ha inizio addirittura durante la gravidanza.

Riporto alcune esperienze di analisti tratte dal libro «Lorigine della paura - i miti della Mesopotamia e il trauma della nascita»  di  Franz Renggli [Ed. Magi. (gen. 2004)].

Queste esperienze riportate nel libro aiutano a comprendere la vita psichica di colui che sta per nascere.

Lautore cita a pag. 29 una storia di animali di William Emerson.

 

Una motrice da rimorchio  aveva investito una cagna gravida. Sopravvissero sia la madre che il cucciolo. Dopo la nascita ,esso fu portato in una fattoria dove si distinse per il suo atteggiamento pauroso.

In particolare reagiva nervosamente al gracidio delle oche nel periodo primaverile quando queste migravano verso nord - e in autunno, quando facevano ritorno. In queste occasioni sussultava e si nascondeva in un granaio.

Occorre aggiungere che il conducente dellautocarro aveva cercato di evitare lincidente suonando il clacson, il cui effetto acustico era simile al grido delle oche.

Eevidente che il vecchio trauma prenatale, legato ad un grande dolore e alla paura della morte, veniva risvegliato  in questo cucciolo dal passaggio delle oche.

 

In questo capitolo del libro lautore riporta unaltra storia di Thomas Verny tratta dal suo libro «Vita segreta prima della nascita» (1981):

 

Un direttore dorchestra durante la prima esecuzione di una composizione, conosceva in anticipo, prima di voltar le pagine della partitura, le parti affidate al violoncello. Quando lo raccontò alla madre violoncellista di professione, il segreto fu presto svelato: durante la gravidanza, lei aveva provato al violoncello proprio quei passaggi.

 

Lautore riporta anche delle ricerche condotte da  David Chamberlain. Egli ha sottoposto ad ipnosi alcuni bimbi con linguaggio, chiedendo loro lesperienza della nascita. Ha fatto lo stesso con madri - e confrontando,i loro racconti coincidevano.

 

Questi bambini descrivono la loro nascita dallinterno, lansia che li ha colti durante  le doglie, ma anche le loro preoccupazioni e l'empatia che li univa alla madre durante il parto.

 

Interessanti sono anche le osservazioni di Alessandra Piontelli (p.31)

Questa psicoanalista ha effettuato delle osservazioni durante il periodo della gravidanza e le conoscenze sul periodo prenatale si sono arricchite.

Nel libro sopra citato (p.32) viene riportato il caso di una madre che in gravidanza mangiava  in continuazione  nonostante il parere contrario dei medici.

Il nascituro era altrettanto insaziabile, si succhiava continuamente il pollice e la placenta; la sua lingua era sempre in movimento, e ingeriva  grandi quantità di liquido amniotico.

Un altro esempio descritto è quello di una madre con un elevato livello di ansia, perché aveva già perso un bambino,

Ogni volta che i medici le comunicavano qualcosa, andava in ansia e subito pensava a quale danno poteva andar incontro il nascituro.

Il feto di conseguenza si nascondeva dietro le braccia e dietro le gambe,in modo tale che durante gli esami medici con ultrasuoni non si distingueva chiaramente la testa. Ansioso come la madre.

A p.33 del libro viene citato uno studio effettuato da David Chamberlain.

Ogni volta che le madri vogliono sapere se il bambino che sta per nascere è nomale si  sottopongono ad amniocentesi: Chamberlain riferisce che un feto si è ritratto per poi colpire con un pugno lago; altri si irrigidiscono, e il loro cuore batte più forte. Nonché la respirazione può rallentare per alcuni giorni.

Generalmente i nascituri non si spaventano tanto dellago, a meno che non sia una questione    vitale e percepiscano un pericolo.

 

Anche nella mia esperienza professionale mi sono imbattuto in vissuti dolorosi che erano riconducibili al periodo gestazionale.

La raccolta dallanamnesi era centrata ampiamente sul periodo del concepimento e di come  era stata la vita dei genitori durante lattesa,oltre che sulla storia personale del bimbo.

Il vissuto di genitori metteva in luce laccettazione o meno del bimbo, talora eventuali matrimoni non voluti, ovvero vicende di madri e padri ancora loro stessi bimbi: incapaci di prendersi cura, aspetto tipico della funzione genitoriale.

Certo che poi il piccolo nasce, ma vivrà meglio se supportato da sentimenti positivi e amorevoli. Avrà più forza per affrontare le difficoltà della vita.

E allora viviamo con gioia il Natale, anche se ci sono persone che lo vivono male.

Natale rappresenta e tramanda il tema della nascita.

E vero che il Natale è la nascita del Bambino Gesù, ma è anche la festa di qualsiasi nascita. Mi chiedo quale persona non senta dentro di sé una particolare gioia, quando un bimbo viene al mondo (cristiani e non).

Personalmente penso che la festività del Natale non escluda nessuno,

E mi piacerebbe che si continuasse a chiamarlo così, non festa dinverno come suggerito da voci autorevoli.  

 

Francesco Giovannozzi psicologo - psicoterapeuta.

Una signora mi dà l’occasione per riflettere su questo argomento. Mi racconta un sogno di circa una settimana fa. Vuole comprenderne il senso. Avverte un po’ di ansia  perché nel sogno lei aveva  paura di qualcosa di non specifico.

Nel vocabolario Treccani alla voce Paura si legge: “Stato emotivo consistente in un senso di insicurezza, di smarrimento di fronte ad un pericolo reale o immaginario, o dinanzi a cosa o fatto che sia o si creda dannoso; più o meno intenso secondo le persone o le circostanze. Esso assume il carattere di un turbamento forte e improvviso che si manifesta anche con reazioni fisiche quando il pericolo si presenti inaspettato, colga di sorpresa, o comunque appaia imminente”.

La paura insieme ad  altre è una delle emozioni più importanti. In tal guisa, non dobbiamo credere che avere paura sia sempre negativo, anzi dobbiamo capire che alcune di tali emozioni critiche ci fanno sopravvivere. 

La paura fa riconoscere le situazioni che  potrebbero farci del male, o addirittura farci soccombere.

Nel nostro territorio e nei nostri ricordi che cosa succederebbe se non avessimo avuto paura del terremoto?

La paura ci fa battere il cuore più velocemente, aumenta la sudorazione; forse anche una certa motilità intestinale - e altre reazioni. 

A livello della psiche, una risposta è costituita dalla fuga. Essa ci fa scappare dando una sensazione di sollievo momentaneo, ma poi dobbiamo affrontare il problema perché potrebbe sorgere della sfiducia in se stessi.

Un’altra risposta è l’attacco, per cercare di far fronte e risolvere il motivo che ci fa paura.

Vi sono poi delle situazioni un po’ più eccessive come ad esempio immobilizzarsi: qui l’individuo riesce solo a bloccarsi, visto che non riesce ad avere nessun’altra reazione.

In situazioni estreme e anche  pericolose, c’e chi si finge morto per evitare la situazione dove c’è un’alta percentuale di rischio, e dove spesso è in pericolo la vita stessa.

C ‘è poi anche un tipo di paura che riguarda le relazioni umane, ed è spesso la paura di legarsi, di stabilire una relazione duratura con l’altro perché magari l’essere “legato” ci può far sentire indifesi. 

In tal senso, l’amore potrebbe portare la persona a perdere il controllo sulle proprie emozioni; appunto,  facendolo comportare in maniera istintiva. 

Oppure potrebbe esserci la paura di aprirsi all’altro - che potrebbe voler supporre una perdita di una parte di sé.

Quando le paure vengono vissute in modo esagerato diventano fobie, o possono manifestarsi  attacchi di panico.

Quando una paura viene associata a oggetti o situazioni che obiettivamente non presentano un pericolo o non sentite come rischiose, possiamo definire tale fattispecie come fobia. La persona comprende che il suo comportamento è illogico, eppure si sente spinto ad evitare quelle situazioni  che lo espongono a qualcosa di intollerabile.

Storicamente il caso più antico di una persona fobica è riportato in uno dei libri di Ippocrate.

Uno dei primi tentativi di trattare sistematicamente le reazioni fobiche venne compiuto da John Locke.

Esse - dice Locke - hanno origine da un’associazione di idee, e se sono sorte nell’infanzia spesso ne dimentichiamo le cause:

“le idee sugli spiriti maligni e sui fantasmi non hanno più rapporto con le tenebre che con la luce; basta che qualcuno inculchi queste idee nella mente di un bambino che probabilmente  non sarà in grado di separarsene finché vivrà […] il buio porterà con sé quelle idee spaventose, e cosi non tollererà né il buio né quelle idee “.

Freud raggruppò le fobie in: ‘comuni’, cioè una paura esagerata di tutte quelle cose che ognuno detesta o teme come la morte, la solitudine, la malattia  ecc. e ‘fobie specifiche’  cioè la paura di speciali circostanze che di solito non provocano timore alla maggioranza delle persone [es. la paura degli spazi aperti, della folla, ecc.].

Ogni cosa può diventar oggetto di una fobia, perciò l’idea di classificarle dando loro un nome greco non è più considerata utile, perché bisognerebbe aggiungere all’elenco infinite altre voci. 

I processi impegnati nella formazione dei sintomi fobici sono ben illustrati nell’analisi della fobia di un bambino di cinque anni descritto da Freud, noto come il caso del piccolo Hans.

Abbiamo poi l’attacco di panico caratterizzato da una fortissima ansia e terrore. Spesso ai bambini piccoli dicevo che esso è come una grande onda del mare che ti sommerge…

Il termine panico deriva dal dio Pan, una divinità della mitologia greca. Si narra infatti che egli spaventasse chiunque lo disturbava durante il riposo, emettendo delle urla terrificanti. Da qui il termine “andare in  panico”.

 

Francesco Giovannozzi psicologo e psicoterapeuta.

Una persona di una certa età mi racconta le sue esperienze, soprattutto quelle lavorative.

Dice di aver sempre lavorato intensamente e di aver cercato di dare il meglio di sé anche perché ha sempre creduto nella dignità del lavoro e di come esso dia un valore profondo all’esistenza umana. Racconta che a volte il lavoro da lui svolto con passione e senza platealità fosse stato rivendicato come proprio da altri, spesso nullafacenti, poco capaci o peggio profittatori.

Ma il gioco non sempre riusciva a questi furbacchioni o  aveva breve durata per via della poco o nulla credibilità degli stessi.

Alla fine del discorso il signore mi dice che sapeva che mi interesso a storie, miti, fiabe tramandate dalla saggezza popolare. Come ho sostenuto nei precedenti articoletti, esse  sono espressione dell’inconscio collettivo. E su alcuni temi specifici sono più efficaci di una spiegazione scientifica; non devono essere spiegate perché il  messaggio che veicolano  arriva direttamente al “cuore”  di tutti.

Mi racconta la storiella  del  bue e la mosca.  “Una mosca si posa sul corno di un bue che sta arando un campo. Una rana dalla riva del fosso chiede : che fai lassù ? E quella con aria da presuntuosa risponde: “Ariamo”

Al di la dei significati sociologici e politici attribuiti nel tempo a questo aneddoto, la  mia vuole essere solo una riflessione sul comportamento umano.

Questa della “storiella” è una situazione che è avvenuta, che avviene, che avverrà; una situazione che non varia nonostante lo scorrere del tempo.

Tutti ci siamo incontrati almeno una volta nel significato delle favole.

Nel dizionario dei simboli si legge che “il bue è  simbolo di bontà, di calma, di forza tranquilla”  

Generalmente  essendo un animale dalla grande forza fisica sta a rappresentare il lavoro quotidiano realizzato con responsabilità, senso del dovere e continuità.  

Inoltre il bue è presente nella Bibbia insieme all’asinello al momento della nascita del Bambino Gesù: con il loro calore Lo hanno riscaldato dal freddo della notte.

Nella vita reale molte imprese o attività  hanno dovuto chiudere i battenti perché sono venute meno la caratteristiche della persona che agisce da “bue”… così la mosca ha creduto di poter mandare avanti l’attività. Quanta illusione senza alcun fondamento!

Sempre nello stesso dizionario alla voce Mosca: “Incessantemente ronzanti sempre in moto e pungenti, le mosche sono esseri  insopportabili che si moltiplicano nella putredine e nella decomposizione; portano i germi delle peggiori malattie e sfidano ogni protezione. Sono il simbolo dell’inseguimento incessante...

D‘altra parte la mosca rappresenta lo pseudo uomo d’azione: frenetico…  inutile, che pretende il suo compenso dopo aver soltanto copiato i lavoratori o essere stato solamente lì senza  fare alcunché.

Alcune persone che nella loro vita hanno realizzato tra il poco o il niente, forse per darsi un significato credono di essere al centro dell’universo, si aggrappano a tutte le situazioni che possano mettere in prima fila. Pensano di saper dirigere, di essere dei manager - e che qualsiasi cosa senza di loro non potrebbe avvenire. Sono indispensabili! Vanità delle vanità - si legge nella Sacra Scrittura.

E spesso cadono anche loro nella tela che si sono costruiti. In tal guisa, finiscono per credere che la loro realtà sia vera e non fittizia. Essi vanno alla continua ricerca  di  un’altra situazione o pseudo attività che li ponga al centro dell’attenzione, forse senza mai riuscirci.

Probabilmente perché l’onda della disperazione li sommergerebbe.

In un’altra favola e precisamente in quella della cicala e della formica, la cicala recita la parte della persona oziosa che pensa solo il proprio divertimento per poi sperare nell’aiuto degli altri… al contrario della formica, simbolo dell’operosità continua e incessante. Ma forse l’equilibrio sta nel saper conciliare gli opposti. La formica potrebbe concedersi momenti in cui canta; la cicala momenti in cui lavora, almeno per il suo sostentamento.

Ma a differenza della mosca, la cicala non si è appropriata del lavoro degli altri .

Ha fatto del male solo a se stessa senza nuocere a nessuno o derubare le fatiche gloriandosi del lavoro degli altri!

 

Francesco Giovannozzi   psicologo - psicoterapeuta

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Familiarity at the human level makes it difficult to go beyond this in order to be open to the divine dimension. That this son of a carpenter was the Son of God was hard for them to believe [Pope Benedict]
La familiarità sul piano umano rende difficile andare al di là e aprirsi alla dimensione divina. Che questo Figlio di un falegname sia Figlio di Dio è difficile crederlo per loro [Papa Benedetto]
Christ reveals his identity of Messiah, Israel's bridegroom, who came for the betrothal with his people. Those who recognize and welcome him are celebrating. However, he will have to be rejected and killed precisely by his own; at that moment, during his Passion and death, the hour of mourning and fasting will come (Pope Benedict)
Cristo rivela la sua identità di Messia, Sposo d'Israele, venuto per le nozze con il suo popolo. Quelli che lo riconoscono e lo accolgono con fede sono in festa. Egli però dovrà essere rifiutato e ucciso proprio dai suoi: in quel momento, durante la sua passione e la sua morte, verrà l'ora del lutto e del digiuno (Papa Benedetto)
Peter, Andrew, James and John are called while they are fishing, while Matthew, while he is collecting tithes. These are unimportant jobs, Chrysostom comments, "because there is nothing more despicable than the tax collector, and nothing more common than fishing" (In Matth. Hom.: PL 57, 363). Jesus' call, therefore, also reaches people of a low social class while they go about their ordinary work [Pope Benedict]
Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni sono chiamati mentre stanno pescando, Matteo appunto mentre riscuote il tributo. Si tratta di lavori di poco conto – commenta il Crisostomo -  “poiché non c'è nulla di più detestabile del gabelliere e nulla di più comune della pesca” (In Matth. Hom.: PL 57, 363). La chiamata di Gesù giunge dunque anche a persone di basso rango sociale, mentre attendono al loro lavoro ordinario [Papa Benedetto]
For the prodigious and instantaneous healing of the paralytic, the apostle St. Matthew is more sober than the other synoptics, St. Mark and St. Luke. These add broader details, including that of the opening of the roof in the environment where Jesus was, to lower the sick man with his lettuce, given the huge crowd that crowded at the entrance. Evident is the hope of the pitiful companions: they almost want to force Jesus to take care of the unexpected guest and to begin a dialogue with him (Pope Paul VI)
Per la prodigiosa ed istantanea guarigione del paralitico, l’apostolo San Matteo è più sobrio degli altri sinottici, San Marco e San Luca. Questi aggiungono più ampi particolari, tra cui quello dell’avvenuta apertura del tetto nell’ambiente ove si trovava Gesù, per calarvi l’infermo col suo lettuccio, data l’enorme folla che faceva ressa all’entrata. Evidente è la speranza dei pietosi accompagnatori: essi vogliono quasi obbligare Gesù ad occuparsi dell’inatteso ospite e ad iniziare un dialogo con lui (Papa Paolo VI)
The invitation given to Thomas is valid for us as well. We, where do we seek the Risen One? In some special event, in some spectacular or amazing religious manifestation, only in our emotions and feelings? [Pope Francis]
L’invito fatto a Tommaso è valido anche per noi. Noi, dove cerchiamo il Risorto? In qualche evento speciale, in qualche manifestazione religiosa spettacolare o eclatante, unicamente nelle nostre emozioni e sensazioni? [Papa Francesco]
His slumber causes us to wake up. Because to be disciples of Jesus, it is not enough to believe God is there, that he exists, but we must put ourselves out there with him; we must also raise our voice with him. Hear this: we must cry out to him. Prayer is often a cry: “Lord, save me!” (Pope Francis)

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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