Mar 15, 2025 Scritto da 

La Fede del quarto anno

Conversione e Tempi

(Lc 13,1-9)

 

Conversione si riferisce a un processo che scuote l’anima, a motivo di un Incontro. Un ‘ritrovarsi’ che apre alla conoscenza di noi stessi.

Un dialogo che proietta mente e azioni sulla realtà e sul Mistero, i quali rimandano incessantemente a un nuovo Esodo.

Ancora oggi, la controparte paludosa della vita di Fede s’incunea come un tarlo costante, ed è simboleggiata da un confronto arido, espresso nell’assenza di frutti sopra un albero inutilmente frondoso.

La ‘vigna’ è icona del popolo eletto e il ‘fico’ della sua prosperità centrale. Qui evoca il Tempio, in particolare il suo nucleo liturgico: il Santuario.

Il culto che si svolgeva nella zona sacra della vasta area del monte Sion doveva esprimere la lode d’un popolo in continuo ascolto, chiamato a una vita di condivisione e fraternità.

I frutti deliziosi che il Signore attendeva avrebbero dovuto essere dolci e teneri (come fichi), viceversa risultavano duri e immangiabili. Il suo Appello era stato lasciato cadere nel vuoto.

Le tante e vistose “foglie” del rito devotissimo non celebravano una vita di accoglienza e comprensione, bensì tendevano proprio a nascondere le bacche amare d’uno stile in nulla conforme al progetto divino.

 

Ci chiediamo: quanto tempo abbiamo a disposizione per emendarci e non regredire, vivendo appieno il presente?

L’azione di governo del Padre è punitiva o solo responsabile e vivificante?

 

Nella parabola del fico sterile apprendiamo: unica condizione che può mutare una storia d’infertilità e squallore - nonché il pericolo del formalismo - è il tempo ancora necessario per assimilare la Parola.

Processo in avanti, legato all’imprevedibile modalità in cui il Richiamo vitale del Seme e il particolare protendersi delle sue radici s’intreccia alla terra dell’anima, quindi trabocca in relazione agli accadimenti.

Appello che non cessa, nel cui riverbero si elabora e rafforza il cambiamento di mentalità che introduce nel reciproco ospitale delle convivialità e nel disegno di liberazione per un mondo alternativo: il Regno di Dio.

Dopo i tre anni di vita pubblica del Figlio, c’è un ‘quarto anno’ che si estende alla storia della Chiesa (vv.7-9).

Essa non vuole celare il rigoglio della vita ma farla sbocciare, e senza posa richiama una crescita fiorente; per un sentimento di Famiglia dal frutto dolcissimo, che non s’accontenta di pratiche esteriori.

Come sottolinea l’enciclica Fratelli Tutti, il Signore sogna ancora un progetto «con grandi obiettivi, per lo sviluppo di tutta l'umanità (n.16)».

A tale scopo «abbiamo bisogno di costituirci in un “noi” che abita la Casa comune. Tale cura non interessa ai poteri economici che hanno bisogno di entrate veloci» (n.17).

La logica precipitosa - come pure la fretta epidermica della società degli eventi - crea sperequazioni, non solo in campo mercantile.

Insomma, tutto diventa opportunità di fioritura e terreno d’azione dell’Eterno, storia davvero nostra: magistero di teologia autentica e umanizzazione - se la vicenda del popolo si dispiega ‘in cammino’.

 

Il Dio della religione ha le sue pretese e non appare longanime. Il Padre di Gesù sa attendere. Non s’irrita, non cede alla frenesia del colpo su colpo. Non si disinteressa, però non si lagna; né si vendica.

Propone soluzioni.

In tal modo non provoca guai irreparabili - anzi ci sbalordirà. Per una nuova Primavera, in cui il fico dia il suo irripetibile frutto zuccherino, succoso e altamente energetico - prima delle molte foglie.

Affinché la ‘fraternità’ non permanga «tutt’al più come un’espressione romantica» (FT, 109).

 

 

[3.a Domenica Quaresima (anno C), 23 marzo 2025]

526 Ultima modifica il Domenica, 23 Marzo 2025 18:40
don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

The Lord gives his disciples a new commandment, as it were a Testament, so that they might continue his presence among them in a new way: […] If we love each other, Jesus will continue to be present in our midst, to be glorified in this world (Pope Benedict)
Quasi come Testamento ai suoi discepoli per continuare in modo nuovo la sua presenza in mezzo a loro, dà ad essi un comandamento: […] Se ci amiamo gli uni gli altri, Gesù continua ad essere presente in mezzo a noi, ad essere glorificato nel mondo (Papa Benedetto)
St Teresa of Avila wrote: “the last thing we should do is to withdraw from our greatest good and blessing, which is the most sacred humanity of Our Lord Jesus Christ” (cf. The Interior Castle, 6, ch. 7) [Pope Benedict]
Santa Teresa d’Avila scrive che «non dobbiamo allontanarci da ciò che costituisce tutto il nostro bene e il nostro rimedio, cioè dalla santissima umanità di nostro Signore Gesù Cristo» (Castello interiore, 7, 6) [Papa Benedetto]
Dear friends, the mission of the Church bears fruit because Christ is truly present among us in a quite special way in the Holy Eucharist. His is a dynamic presence which grasps us in order to make us his, to liken us to him. Christ draws us to himself, he brings us out of ourselves to make us all one with him. In this way he also inserts us into the community of brothers and sisters: communion with the Lord is always also communion with others (Pope Benedict)
Cari amici, la missione della Chiesa porta frutto perché Cristo è realmente presente tra noi, in modo del tutto particolare nella Santa Eucaristia. La sua è una presenza dinamica, che ci afferra per farci suoi, per assimilarci a Sé. Cristo ci attira a Sé, ci fa uscire da noi stessi per fare di noi tutti una cosa sola con Lui. In questo modo Egli ci inserisce anche nella comunità dei fratelli: la comunione con il Signore è sempre anche comunione con gli altri (Papa Benedetto)
Jesus asks us to abide in his love, to dwell in his love, not in our ideas, not in our own self-worship. Those who dwell in self-worship live in the mirror: always looking at themselves. He asks us to overcome the ambition to control and manage others. Not controlling, serving them (Pope Francis)
Gesù ci chiede di rimanere nel suo amore, abitare nel suo amore, non nelle nostre idee, non nel culto di noi stessi. Chi abita nel culto di sé stesso, abita nello specchio: sempre a guardarsi. Ci chiede di uscire dalla pretesa di controllare e gestire gli altri. Non controllare, servirli (Papa Francesco)
In this passage, the Lord tells us three things about the true shepherd:  he gives his own life for his sheep; he knows them and they know him; he is at the service of unity [Pope Benedict]
In questo brano il Signore ci dice tre cose sul vero pastore: egli dà la propria vita per le pecore; le conosce ed esse lo conoscono; sta a servizio dell'unità [Papa Benedetto]
Jesus, Good Shepherd and door of the sheep, is a leader whose authority is expressed in service, a leader who, in order to command, gives his life and does not ask others to sacrifice theirs. One can trust in a leader like this (Pope Francis)
Gesù, pastore buono e porta delle pecore, è un capo la cui autorità si esprime nel servizio, un capo che per comandare dona la vita e non chiede ad altri di sacrificarla. Di un capo così ci si può fidare (Papa Francesco)
In today’s Gospel passage (cf. Jn 10:27-30) Jesus is presented to us as the true Shepherd of the People of God. He speaks about the relationship that binds him to the sheep of the flock, namely, to his disciples, and he emphasizes the fact that it is a relationship of mutual recognition (Pope Francis)

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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don Giuseppe Nespeca

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