Trombe, grancasse e recitanti, o strumenti perfetti
(Mt 6,1-6.16-18)
Le astuzie esterne non possiedono sapienza: diventano un boomerang.
Chi tenta di splendere, oscura la sua stessa luce. Chi si preoccupa dell’opinione delle folle, ne sarà prigioniero.
La vita nello Spirito si distacca dalla pratica delle cose (accidentali) da mostrare per mendicare riconoscimenti:
Le elemosine artificiali:
Pure agli uomini di spettacolo cui inizia a mancare lo spunto piace farsi considerare benefattori dell’umanità, ma il loro vero obbiettivo è andare in scena - non la diffusione d’uno spirito di disinteresse.
Intendono essere riconosciuti e di nuovo acclamati - per questo usano un modo assolutamente vistoso, esibizionista e pacchiano.
Raggiunta la mèta individualista, malgrado l’altruismo di facciata pianterebbero tutto lì.
Ben altro sarebbe se la sinistra non sapesse cosa fa la destra, ossia se ogni gesto fiorisse spontaneo e nel nascondimento invece che nel sovraccarico - ma figuriamoci che gusto, non farlo sapere.
Un medesimo orientamento vale per la Preghiera, molto meglio se inapparente. La vita interiore non è recita innaturale.
Nel Tempio i sacrifici erano accompagnati da pubbliche formule. A tale effetto, anche le sinagoghe erano considerate un prolungamento del Tempio. E nelle ore stabilite si faceva orazione anche per strada.
Chi era in grado di recitare lunghe litanie a memoria poteva così ostentare la propria virtù e farsi ammirare.
Ma il Dialogo con Dio non è prestazione, bensì Ascolto essenziale: radice del rinnovamento; distinguo di criteri e azione.
Preghiera è percezione intima e lettura profonda delle cose. Intesa ed empatia che ci recuperano al senso della vita personale - discrimine della nostra crescita e dell’amore per i fratelli.
L’anima sovrastata di fracassi non coglie la guida dell’Amico innato, né la sua stessa qualità essenziale.
L’orazione aperta stabilisce le persone in questa atmosfera intima, segreta, nascosta, che nello Spirito s’intreccia alle fibre più profonde e ancestrali.
Ancora, la preghiera personale è creativa. Non solo cancella l’idea che ci siamo fatti della vita, dei dolori, delle mète, delle relazioni, delle sconfitte, dei giudizi…
[Le amarezze sembra non facciano volare la vita - ma invitano a spostare l’occhio].
E l’Ascolto d’attenzione ci trasmette una nuova Lettura; fa uscire dai confini. Mette in contatto con altre energie e virtù.
Un più alto livello di umanità ‘viene’ a noi solo nello stupore di tale consiglio differente, dell’intuizione inattesa; d’una realtà che spiazza.
Principio di Liberazione che lascia incontrare i nostri lati profondi, e li ricorda a noi stessi, facendo percorrere il territorio affine - che ancora non sappiamo.
La donna e l’uomo che si raccolgono in preghiera vengono strappati dall’omologazione dei codici interpretativi, e dalla malattia della società dell’apparire - tutta seduta nei pareri e nel tempo del minimale.
Infine l’aria (forzatamente) pensosa e disfatta:
Forse ancora oggi alcuni usano atteggiarsi in modo stravagante, mettendosi in vetrina. Qua e là sembra ci sia qualche rigurgito di ascesi artificiosa.
Ma così i credenti percorrono solo la via delle rinunce di maniera [quelle che Dio non chiede], artefatte. E per l’esatto contrario, rendendo isterica l’onda vitale.
Siamo invece chiamati ad essere in compagnia: di se stessi e dei fratelli. Perfino la rinuncia è per la convivenza armonica, senza forzature che dissocino le linee portanti della personalità.
Anche qui il discernimento degli spiriti diventa occasione propizia per creare spazio alla vocazione umanizzante, e mettere sullo sfondo il tempo del chiasso ambiguo.
[Mercoledì delle Ceneri, 5 marzo 2025]