Ereditare la Vita dell’Eterno
(Mc 10,17-27)
Per realizzarci non è sufficiente accentuare o perfezionare, bisogna fare un Balzo; non basta un passetto in più.
Si parte dalla percezione d’una ferita interiore che smuove (v.17) alla ricerca di quel Bene che ‘unifica’ e dà senso alla vita.
Gesù fa riflettere su ciò che è da considerare «Insigne» [così il testo greco: vv.17-18].
Non è un magistero per i lontani, bensì per noi: «Uno ti manca!» [v.21] - come se volesse sottolineare: «l’Uno, il Tutto ti manca: non hai quasi niente!».
La vita “normale” procede, ma non c’è stupore.
Mancano troppe cose: la sfida del ‘di più’ personale, la cura altrui, il confronto con la drammaticità del reale: non c’è Unità; scarseggia la Presenza autentica che lancia l’amore nello spirito di avventura.
Non si tratta di avere un’idea, uno spunto in aggiunta a quanto già possediamo, continuando a esserne schiavi.
Non basta migliorare situazioni di relazione che conosciamo a memoria, facendosi approvare fin dal primo passo.
Il passaggio dalla religiosità alla Fede che ‘porta’ il nostro destino vocazionale e piena realizzazione si gioca su una penuria di appoggi - in sistemi caotici di correlazione.
Per essere felici non vale “normalizzarsi”, perché l’anima esige la sfida di cieli inesplorati.
Acque che non abbiamo sondato: lati di noi stessi, degli altri e della realtà che non abbiamo fatto emergere, e ancora forse non stiamo nemmeno scrutando.
Bisogna avventurarsi nei tratti basali e straordinari che oggi chiamano anche nel giorno dopo giorno; non attendere assicurazioni.
E il punto di partenza può anche essere l’accento del dubbio, una sana inquietudine dell’anima - il pericolo stesso... tipico dei testimoni critici.
Non tacitiamo il nostro essere malsicuro, né il senso d’insoddisfazione per una esistenza senza scossoni: sono feconde sospensioni, che ci attiveranno.
Sentirsi completo, realizzato, felice? Bisogna che sguardo e cuore cedano, non siano già occupati.
È assolutamente necessario lasciar andare le certezze dalla mente e dalla propria mano.
L’azzardo è il temerario investire tutto per un ‘altro regno’ - dove affiorano energie, si esplorano differenti rapporti; si tenta di sublimare i beni in matrice di vita [anche altrui: v.21].
Il nostro Nucleo rimane inquieto se non infonde corrispondenze che sorvolino l’antico dominatore: i possedimenti, che fanno ristagnare.
Le Radici profonde vogliono modificare il vettore dell’io paludoso e situato - “come si deve”, ben inserito o autoreferenziale - affinché dilati comprendendo il Tu e il tutto reale (vv.28-30).
È la Nascita della donna e dell’uomo nuovi; madri e padri dell’umanizzazione.
Ciò che sfiora la condizione divina. In grado persino di rovesciare le posizioni (v.31).
È la Genesi nell’autenticità delle energie cosmiche e delle potenze interiori, che stanno preparando tappe di crescita - altrove.
Via via si crea il calore e la reciprocità d’un rapporto comprensivo, lo scopo d’Amore in ciò che intraprendiamo o rifacciamo; come il tepore amico d’una Presenza non frigida.
Viviamo il discrimine colmo d’ebbrezza da cui non si torna indietro, perché ci colloca nella Vita stessa dell’Eterno (v.17). L’Uno che manca (v.21).
Mentre mi adopero per rimettermi in discussione o in favore degli altri, affiorano le risorse prima celate che neppure sapevo.
Con stupore faccio esperienza d’una realtà che passo passo si dischiude... nonché del Padre che provvede a me (v.27).
In tale estensione, impariamo a riconoscere il [nuovo decisivo] Soggetto del cammino spirituale: il disegno di Dio nell’Essere stesso.
Sogno che conduce… e malgrado le traversie, le tempeste emotive, i nostri contorcimenti, si rivela via via Somigliante.
Come innato: schietto, genuino, limpido; inconfutabile, smagliante, scorrevole.
[Lunedì 8.a sett. T.O. 3 marzo 2025]