Briciole eucaristiche
(Mc 7,24-30)
La legge religiosa impediva di occuparsi di persone straniere e di altra etnia, frontiere, o cultura.
All’inizio, Gesù [ovvero: Lui nelle prime comunità, suo Corpo mistico] sembra non volersene occupare (v.27).
Ma dopo aver aiutato le folle e i suoi ad emanciparsi dalla prigione delle norme di purità (vv.14-23) il giovane Rabbi stesso era uscito dai modi conformisti di sperimentare Dio.
Egli fa Esodo persino da territori nazionali e di razza che allora sequestravano le linfe vitali - così sorvolando i preconcetti “sacri”.
Per farci crescere nella Fede, Cristo promuove l’esistere variegato. In tal guisa, al di fuori della miopia standard, può riscontrare adesioni sbalorditive.
Fede: Principio Nuovo, che non allontana da noi stessi. E sgretola ogni illusione di esclusività.
Le singolari iniziative del Figlio nascono sulla base dell’esperienza tutta personale del divino, di un Padre munifico nell’elargire senza condizioni.
Provvidente e disuguale dal Dio taccagno delle religioni antiche: quest’ultimo tutto discordante dalle creature, estraneo, predatorio e (incomprensibilmente) abitudinario.
Con una trovata inconsueta, il giovane Rabbi cerca di aprire la mentalità giudaizzante, superando le frontiere.
Persino il dialogo con una donna non del suo popolo era una “pensata” aliena dalla mentalità delle folle dell’epoca. Iniziativa estranea perfino alle concezioni delle prime due generazioni di credenti, sotto questo aspetto ancora ingessate e frammiste d’idoli.
Ma c’era tutto un popolo di sconosciuti [la «Donna» meticcia e la sua ‘discendenza’ spirituale] che sentiva di non avere futuro... e ciò interpellava i tanti apriorismi del tempo.
Insomma, anche la chiesa di Mc non aveva colto appieno il significato del «pane dei figli» - tutto a disposizione affinché venisse “riconosciuto”.
A motivo di rivalità, i popoli antichi erano soliti chiamare gli stranieri con l’appellativo sprezzante di «cane» sinonimo d’impudenza, meschinità e ignobile bassezza.
La frase durissima del Signore (v.27) riflette un paragone proveniente dalle zone povere e dalla vita in famiglia, dove un tempo abbondavano animali domestici e gioventù.
Vi era pur differenza tra ‘bambini’ generati dall’ascolto della Parola di Dio e coloro che si regolavano “a fiuto”. Ma sebbene nessuno negasse il sostentamento ai «figli» per darlo ai «cani» attorno - questi ultimi avevano almeno il diritto delle briciole cadute sul terreno.
Per i diversi e lontani - anche malconsiderati - non è un problema ricorrere a Gesù in modo istintivo; anzi, anche oggi si accontenterebbero dei frantumi.
[Purtroppo, non di rado gli estranei e difformi sono più affamati della vera Manna dal Cielo].
Nella comunità cristiana non dovrebbe mancare il nutrimento del corpo e l’Alimento per chiunque (Mc 6,42-44).
La Fede non ha nazionalità, ed è l’unico linguaggio e relazione immediata validi per la comunicazione fra Dio e la donna e l’uomo.
Cristo è vivanda sapienziale per una libera circolazione; non cibo impedito, da tener chiuso.
Spezzare il Pane è partecipare l'esistere in radice; ciò che abbiamo e siamo. Metro di ciò che annunciamo, crediamo e pratichiamo.
[Giovedì 5.a sett. T.O. 13 febbraio 2025]