Gen 10, 2025 Scritto da 

Ma può partecipare al rito?

Seduto e con l’occhio sui registri, solo poi ricco - anzi, ‘signore’

(Mc 2,13-17)

 

Nell’epoca in cui Mc redige il suo Vangelo nelle comunità di Roma sorge un attrito sul genere di partecipazione ammissibile alle riunioni, e sullo Spezzare il Pane.

Conflitto di opinioni che metteva di fronte uno contro l’altro il gruppo dei convertiti provenienti dal paganesimo e quello giudaizzante.

Mc narra l’episodio di Levi [evitando di chiamarlo esplicitamente Matteo] per accentuare la sua derivazione - e in tal guisa descrivere come Gesù stesso aveva affrontato il medesimo conflitto: senz’alcuna attenzione rituale o sacrale, se non all’uomo.

L’evangelista intendeva così aiutare i fedeli a comprendere il balzo dalla religiosità comune alla Fede nella Persona del Cristo, e la fiducia nei fratelli, senza distinzioni.

A tale scopo il passo di Vangelo sottolinea che gli stessi apostoli (v.15) non erano stati affatto chiamati dal Signore alla rigorosa prassi di segregazione tipica delle credenze etnico-puriste.

La Lieta Notizia di Mc è che la vita di Comunione non è una gratificazione, né un riconoscimento.

L’Eucaristia non è premio per i meriti, né un discrimine a favore di emarginazioni sacrali.

La proibizione dev’essere sostituita dall’amicizia. L’intransigenza va soppiantata dall’indulgenza, la durezza dalla condiscendenza.

I seguaci del Signore devono condividere la vita con chiunque - persino pubblici peccatori come il figlio di Alfeo.

Ciò senza prima pretendere alcuna patente, né lunghe discipline dell’arcano - o pratiche che celebrino distanze [come le abluzioni che precedevano il pasto].

Nel testo parallelo di Mt 9,9-13 l’esattore è chiamato esplicitamente per nome: Matteo, onde sottolineare l’identico richiamo alla comunità.

Matathiah significa infatti «uomo di Dio», «dato da Dio»; precisamente «Dono di Dio» [Matath-Yah].

Secondo l’insegnamento diretto dello stesso Gesù - persino nei confronti di uno degli apostoli - l’unica impurità è quella di non dare spazio a chi lo chiede perché non ne ha.

Il Signore vuole condivisione coi trasgressori, non a motivo d’una banalità ideologica: è l’invito a riconoscersi. Non per sottometterci a qualche paternalismo umiliante, ma perché lasciarsi trasformare da poveri o ricchi in ‘signori’, è una risorsa.

«E avviene che Egli si adagia a Mensa nella Sua Casa e molti pubblicani e peccatori erano stesi con Gesù e i suoi discepoli, perché erano moltitudini e lo seguivano» (v.15).

«Erano stesi [a mensa]»: secondo il modo di celebrare i banchetti solenni da parte degli uomini ‘liberi’ - ormai tutti liberi.

Che meraviglia, un ‘ostensorio’ del genere! Un Corpo vivo di Cristo che profuma di concreta Unione, convivialità delle differenze - non di respingimenti per trasgressione!

È questa tutta empatica e regale la bella consapevolezza che spiana e rende credibile il contenuto dell’Annuncio (v.17) - sebbene urti la suscettibilità dei maestri ufficiali.

Ma Gesù inaugura un nuovo tipo di relazioni, e un’Alleanza Nuova, di feconde divergenze - anche dentro noi.

 

Non è la ‘perfezione’ che ci fa amare l’Esodo.

 

 

[Sabato 1.a sett. T.O. 18 gennaio 2025]

384 Ultima modifica il Sabato, 18 Gennaio 2025 12:00
don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

In today’s Gospel passage, Jesus identifies himself not only with the king-shepherd, but also with the lost sheep, we can speak of a “double identity”: the king-shepherd, Jesus identifies also with the sheep: that is, with the least and most needy of his brothers and sisters […] And let us return home only with this phrase: “I was present there. Thank you!”. Or: “You forgot about me” (Pope Francis)
Nella pagina evangelica di oggi, Gesù si identifica non solo col re-pastore, ma anche con le pecore perdute. Potremmo parlare come di una “doppia identità”: il re-pastore, Gesù, si identifica anche con le pecore, cioè con i fratelli più piccoli e bisognosi […] E torniamo a casa soltanto con questa frase: “Io ero presente lì. Grazie!” oppure: “Ti sei scordato di me” (Papa Francesco)
Lent is like a long "retreat" in which to re-enter oneself and listen to God's voice in order to overcome the temptations of the Evil One and to find the truth of our existence. It is a time, we may say, of spiritual "training" in order to live alongside Jesus not with pride and presumption but rather by using the weapons of faith: namely prayer, listening to the Word of God and penance (Pope Benedict)
La Quaresima è come un lungo “ritiro”, durante il quale rientrare in se stessi e ascoltare la voce di Dio, per vincere le tentazioni del Maligno e trovare la verità del nostro essere. Un tempo, possiamo dire, di “agonismo” spirituale da vivere insieme con Gesù, non con orgoglio e presunzione, ma usando le armi della fede, cioè la preghiera, l’ascolto della Parola di Dio e la penitenza (Papa Benedetto)
Thus, in the figure of Matthew, the Gospels present to us a true and proper paradox: those who seem to be the farthest from holiness can even become a model of the acceptance of God's mercy and offer a glimpse of its marvellous effects in their own lives (Pope Benedict)
Nella figura di Matteo, dunque, i Vangeli ci propongono un vero e proprio paradosso: chi è apparentemente più lontano dalla santità può diventare persino un modello di accoglienza della misericordia di Dio e lasciarne intravedere i meravigliosi effetti nella propria esistenza (Papa Benedetto)
Man is involved in penance in his totality of body and spirit: the man who has a body in need of food and rest and the man who thinks, plans and prays; the man who appropriates and feeds on things and the man who makes a gift of them; the man who tends to the possession and enjoyment of goods and the man who feels the need for solidarity that binds him to all other men [CEI pastoral note]
Nella penitenza è coinvolto l'uomo nella sua totalità di corpo e di spirito: l'uomo che ha un corpo bisognoso di cibo e di riposo e l'uomo che pensa, progetta e prega; l'uomo che si appropria e si nutre delle cose e l'uomo che fa dono di esse; l'uomo che tende al possesso e al godimento dei beni e l'uomo che avverte l'esigenza di solidarietà che lo lega a tutti gli altri uomini [nota pastorale CEI]
The Cross is the sign of the deepest humiliation of Christ. In the eyes of the people of that time it was the sign of an infamous death. Free men could not be punished with such a death, only slaves, Christ willingly accepts this death, death on the Cross. Yet this death becomes the beginning of the Resurrection. In the Resurrection the crucified Servant of Yahweh is lifted up: he is lifted up before the whole of creation (Pope John Paul II)
La croce è il segno della più profonda umiliazione di Cristo. Agli occhi del popolo di quel tempo costituiva il segno di una morte infamante. Solo gli schiavi potevano essere puniti con una morte simile, non gli uomini liberi. Cristo, invece, accetta volentieri questa morte, la morte sulla croce. Eppure questa morte diviene il principio della risurrezione. Nella risurrezione il servo crocifisso di Jahvè viene innalzato: egli viene innalzato su tutto il creato (Papa Giovanni Paolo II)

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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