Parto e Manifestazione
(Mt 2,1-12)
Mt scrive negli anni 80 per i fedeli di terza generazione. È un tempo in cui constata che nelle prime comunità i pagani sono entrati a frotte, mentre proprio coloro che da secoli attendevano la Luce cui sembravano tanto affezionati la stavano sdegnosamente rifiutando.
Il racconto dell’Epifania trae spunto da ciò che stava accadendo sotto gli occhi dei credenti alla fine del primo secolo.
Le persone che da sempre avevano l’abitudine di aspettare, ormai non attendevano né vedevano nulla. Si erano talmente assuefatte alle aspettative antiche che non immaginavano più di poter fare un Incontro reale con la Novità di Dio.
Ben differente l’impatto di coloro che onestamente stavano cercando la Stella: un approccio diverso, pur in equilibrio precario, che tuttavia consentiva proprio ai lontani in cammino di farsi le domande giuste.
Privi d’interessi da difendere, i nuovi cercatori di Dio erano ancora in marcia, si smuovevano da tutte le pastoie antiche e dalle loro stesse idee. Senza tregua percorrevano una lunga e nuova Via.
Non cercavano solo rassicurazioni quietiste. Capivano che il Tesoro di Dio è in un Cammino, per una meraviglia non mediocre; tutta d’Origine.
Pur rivolgendosi alle autorità religiose e agli esperti delle antiche Scritture (vv.1-2) gli autentici pellegrini continuavano a dirigersi avanti.
In tal guisa, sorvolando gli steccati abitudinari del rispetto dei ruoli, del risalto sociale, dell’interpretazione conformista.
Ma se il trono temeva per il potere, il tempio aveva paura di perdere l’esclusiva su Dio, quindi l’egemonia sulle coscienze.
[Nei Vangeli, troni e altari sono all’insegna della supremazia, della forza, della dote, dell’inganno: qui vv.3-4].
Tuttavia gli Esploratori non si sottomettono a cerimoniali di verticismo assodato, né all’influsso d’una finta uniformità.
Ricevendo così il Fulgore della Rivelazione del Natale: Dio non è un dominatore, bensì inerme. Tenero e Piccolo, tra indifesi.
Per tradizione, il popolo delle promesse messianiche si riteneva insignito d’una dignità regale, sacerdotale e sponsale.
Questi Doni [oro e incenso e mirra: v.11] vengono ora trasmessi a persone di qualsiasi estrazione culturale.
Papa Francesco accennerebbe forse a coloro che sono dotati d’un «fiuto senza cittadinanza» - tesoro remoto, «efficace», così prezioso per il cammino sinodale (e altrettanto trascurato) [Discorso 18 settembre 2021].
Insomma, i cercatori di Dio sono chiamati e tratti da una geografia e da una storia impensabili, perché restano gli unici ad avere il fegato d’intraprendere costantemente una strada differente: «altra Via» (v.12).
Perché la normalità dei sentieri dettati uccide la vita - annientando lo spirito d’avventura e sorpresa che briga nel tuffarsi dentro il presente.
E chi nasce di onda in onda produce sane opportunità.
Il Signore conosce a quali potenzialità di bene le creature perfino più imbarazzanti possono convertirsi, e le rincalza.
A un certo punto del nostro percorso - poi di volta in volta - comprenderemo che il disagio dell’esplorazione aveva la funzione di far venire alla luce il Bambino in noi, celato e malgiudicato.
Insomma, certi difetti “religiosi” ci rendono Unici, Speciali. Fanno venerare quel Frugolo presente, che ci è complice.
Fanno tornare a Casa, quella davvero nostra.
[Epifania del Signore, 6 Gennaio]