Chiesa dei piccoli: Sfida e corso riconosciuto
Lc 2,36-40 (22-40)
Il passo del Vangelo di Lc narra la risposta sorprendente del Padre alle previsioni d’adempimento circa le profezie messianiche.
Ci si attendeva una manifestazione eloquente e perentoria della potenza del Dio d’Israele e la sottomissione di coloro che non adempivano la Legge.
Tutti immaginavano di assistere all’ingresso trionfale d’un condottiero - circondato da capi militari o schiere angeliche (Mal 3,1) che avrebbe assoggettato i pagani portando nella città santa i loro beni, garantito al popolo eletto molti schiavi, imposto l’osservanza.
Gesù? Eccolo sì nel Tempio, ma indifeso e accompagnato da gente insignificante.
Nessuno si accorge di Lui, sebbene a tutte le ore il luogo sacro brulicasse di visitatori.
Allora sorgono qui Simeone e Anna (vv.25.36-38), uomini e donne corifei del Popolo autentico più sensibile.
Essi colgono un Chiarore che produce conflitto con l’ufficialità abitudinaria, uno Splendore profondo destinato a ogni tempo.
E la «spada» (v.35) che nella Madre Israele realizzerà lacerazioni: fra qualcuno che si apre alla nuova fiaccola, e altri che viceversa si arroccano.
Lc ha presente situazioni di comunità, ove i credenti in Cristo vengono scartati da amici e famiglie di estrazione culturale difforme (cf. Lc 12,51-53).
Ma l’atteso e vero Messia dev’essere consegnato al mondo - sebbene i meglio disposti a riconoscerlo siano i componenti della tribù d’Israele più piccola [Asher, nella figura di Anna: vv.36-38].
Sono gli stessi profeti che nella vita hanno vibrato per un solo grande Amore (vv.36-37), poi hanno vissuto l’assenza dell’Amato - fino ad averlo riconosciuto in Cristo. Trasalendo di sorpresa - cogliendo corrispondenze personalissime dentro sé, in Spirito; gioendo, lodando il Dono di Dio (v.38).
Il brano si conclude col ritorno a Nazaret (vv.39-40) e l’annotazione riguardante la crescita di Gesù stesso «in sapienza, statura e grazia» [testo greco].
Anche noi non siamo al mondo per rimanere avvinghiati a ombre e blocchi, stati d’animo di sempre, soliti pensieri preponderanti, medesimo modo di fare (anche le piccole cose).
Meccanismi e paragoni che chiudono le nostre giornate, la vita intera e lo spazio emotivo delle passioni - tarpando le ali a testimonianze che vogliono sovrastare il ‘corso riconosciuto’.
Spazziamo via gli strati di polvere che ancora ci coprono di conformismi e maniere comprovate, che seguono aspettative di altri, del contorno, di condizioni intrusive esterne!
Proprio questa è la grande Sfida che attiva la rinascita giovane del Sogno di Dio.
Essa può lanciare l’anima nel passaggio dal senso religioso comune a una nuova Fiaccola: la Fede personale, pro-attiva, liberante.
Relazione d’amore che non ci spegne.
[30 dicembre, sesto giorno fra l’Ottava di Natale]