Gloria straniera, o religiosità che partorisce modelli e schiavi
(Lc 17,11-19)
Secondo l’enciclica Fratelli Tutti la custodia delle differenze è il criterio della vera fraternità, che non annienta i picchi estroversi.
Infatti perfino in un rapporto d’amore profondo e coesistenza «c’è bisogno di liberarsi dall’obbligo di essere uguali» [Amoris Laetitia, n.139].
Stupirà, ma il senso del testo non riguarda i ringraziamenti da fare!
Gesù non si rattrista perché verifica una mancanza di riconoscenza e buone maniere, bensì per il fatto che solo uno straniero dà «gloria a Dio» (v.15).
Ossia: lo riconosce suo Signore personale - in un rapporto, appunto, senza mediazioni.
Quel personale «fare-Eucaristia» […] «e cadde sulla faccia presso i suoi piedi» (v.16 testo greco) ha un significato forte, sponsale, di perfetta reciprocità nel Cammino.
Tutto nell’orizzonte di una scelta cruciale - dirimente - fra vita di qualità esclusiva, o morte.
Pur emarginati dai “recinti sacri” del Tempio nella Città Santa - proprio i lontani e rifiutati (considerati bastardi e nemici) capiscono immediatamente ciò che non sfigura il volto della loro umanità.
A ben guardare, nel terzo Vangelo i modelli della Fede sono tutti ‘estranei’: centurione, prostituta, emorroissa, cieco; così via.
Essi percepiscono subito i segni della Vita, segni di Dio!
Altri più insediati o attratti dalle normalità si accontentano di farsi reintegrare nella pratica religiosa vetusta e comune, tornando alle solite cose impersonali, e al culto di massa.
Ma chi si lascia asservire, perde traccia di sé e del Cristo (v.17); ridiventa schiavo della mentalità allineata, convenzionalista; non vagliata - e succube della ‘permanenza’.
Invece, se riconosciuta [come ad es. nel caso del samaritano] una Presenza a nostro favore ci fa ritrovare, scoprire, e capire.
Essa procede impareggiabile attraversando tutti i nostri stati d’animo - senza più rimorsi verso i doveri che non ci appartengono.
Tale Amicizia fa recuperare i punti fermi dei codici umani davvero intimi, potenziando - fuori le righe - sia il sistema di riconoscimento di noi stessi che il modo autentico e irripetibile di onorare Dio nei fratelli.
Insomma, percorrendo con ottimismo e speranza la nostra personalissima Via, giungiamo incontro al Cristo vivo; non al vociare del Tempio [antico o alla moda].
Esso non manda più messaggi preziosi; solo annota. Batte in testa, ma non tocca dentro.
C’intrappolerà in una rete di pensieri prevedibili, sorveglianze nemiche, costumi indotti; così via.
Circa l’essenziale disponibilità divina a cogliere le differenze come ricchezza, ricordiamo l’insegnamento del maestro sufi Ibn Ata Allah, che sosteneva l’immediatezza senza eguali del Colloquio personale - dove sapienza dell’analisi ed esperienza dell’ebbrezza si congiungono:
«Egli fa giungere su di te l’illuminazione perché per mezzo di essa tu giunga a Lui; la fa giungere su di te per toglierti dalla mano degli altri; la fa giungere su di te per liberarti dalla schiavitù delle creature; la fa giungere su di te per farti uscire dalla prigione della tua esistenza verso il cielo della contemplazione di Lui».
Vita nuova, piena, definitiva.
Le persone di Fede staccano dall’identità religiosa esterna: sognano, amano e inventano strade; deviano e non seguono un percorso già tracciato.
[Mercoledì 32.a sett. T.O. 13 novembre 2024]