La vera dimensione superiore
(Lc 11,47-54)
«Manderò loro profeti e apostoli, e ne uccideranno e perseguiteranno» (v.49).
Parola viva in ogni tempo, Gesù si duole dei confusionari professionisti del giudizio e dell’impedimento, che purtroppo rivivevano anche nelle sue prime comunità (v.52).
Gli esperti della religione antica chiudevano le porte dell’ambito in cui Dio regna, considerandola di proprietà - tutta identificata con le loro prospettive [e brama di prestigio].
Per abitudine a sentirsi riveriti, gli “esperti” e “puri” credevano davvero di avere possesso esclusivo dei codici del Regno, vecchio e nuovo. Di conseguenza si sentivano in diritto di avere influsso univoco sulle anime.
Tutto quasi come prima del Signore. I “dotti” continuavano ad autoproclamarsi guide del popolo.
Essi volentieri facevano subire persecuzione a coloro che tentavano di vagliare il loro stesso messaggio - manipolante, esclusivo, basato sulla sudditanza dei cuori sensibili più motivati.
Invece di porgere una comprensione profonda, i primi della classe non recavano alcuna luce significativa ai molti bisognosi che viceversa li attendevano per farsi aiutare.
Eppure i direttori non facevano altro che rassicurare: tutto fila liscio e il problema sono i “diversi” - che ancora non avevano “capito”. Le vittime erano un danno collaterale: sofferenze prevedibili.
Travagli inutili?
Il Signore, grande nemico dei corifei della teologia assuefatta, non metteva in discussione solo la dottrina, ma tutto il castello di carte e il sistema di posizioni reciproche, titoli, agganci e prebende.
Quindi: Gesù o si fa nostro ostaggio o non deve farla franca (vv.53-54).
I padri uccidono i profeti, i figliocci edulcorano il crimine - come se niente fosse [sotto sotto, approvando il misfatto]. Anche perché il defunto non parla più, né scomoda nessuno.
Una sorte segnata, quella dei testimoni critici - perché neppure sanno escogitare vie di fuga. Non ne hanno esperienza, non l’hanno mai fatto.
In tal guisa, la lista dei martiri «dal sangue di Abele» resta ancora aperta, purtroppo. Ma - insipienza perenne del potere - il loro cammino conduce i fratelli alla vita senza limiti, alla dimensione superiore ed esaltante dell’Incontro che vale.
La nostra natura è essere figli, ingenui e innocenti. Non ce la facciamo a rinnegare noi stessi, facendo calcoli o adattandoci alla situazione delle forze in campo.
In ogni condizione esterna, il nostro compito resta quello di rendere presente Cristo Agnello, e far pensare.
Le piramidi che soppiantano il Messia autentico con quello degli stendardi unilaterali si sentono minacciate dalle esigenze del Vangelo.
A tali cordate, chiuse in verità parziali - difese con violenza e sotterfugio - sarà domandato conto del sacrificio di tutti i pur minimi profeti e malfermi che ne hanno raccolto il Testamento.
Non perderemo la motivazione. Continueremo a toccare la carne di Cristo.
[Giovedì 28.a sett. T.O. 17 Ottobre 2024]