Fede e senso religioso
(Lc 11,37-41)
Le abluzioni prima del pasto (v.38) erano un obbligo religioso imposto.
Ma il banchetto eucaristico [che si legge in filigrana] non celebra distacchi, né risente d’idolatrie puriste.
Lo spirito severo, da “tintoria” - come direbbe Papa Francesco - ancora oggi dà una mano di calce bianca alla realtà del Padre.
Invero l’impurità non procede da carenze di forma (come nella religiosità di facciata), ma dal comportamento che denuncia un vuoto sostanziale.
Ciò che macchia è tutto dentro, e cova malgrado le belle petizioni di principio, o le buone maniere - le quali coprono pessime abitudini.
Insomma, è puro ciò che viene offerto; impuro quel che si trattiene (v.41).
In ottica spirituale, sono senza macchia solo colei e colui che si donano; impuri quanti pensano unicamente a se stessi in modo banale, o si rivolgono al prossimo per manipolarlo.
Così, spesso le norme esterne o le idee degli uomini non vanno sino alla radice: fossilizzano.
Non strappano né integrano dal di dentro i contenuti maligni, i desideri iniqui - i veri obbiettivi.
Non di rado le osservanze stesse creano competizione spirituale.
In tal guisa esse annientano lo spirito di carità e ospitalità - compendio della Legge - da cui quegli stessi antichi segni sono nati, nelle prime assemblee di fede.
Certo, la Giustizia ha un ruolo decisivo, ma è un impegno esistenziale.
La ‘giusta posizione’ è per la vita, non per rimettere le cose “a posto” [cose morte, o sofisticate e astratte che siano].
Per i Vangeli, non bisogna confondere Dio coi precetti o con le ideologie di futuro, se schematiche e disincarnate.
Il Signore vuole entrare nella nostra esistenza concreta - e l’eccesso di minuzie o fantasie può farci smarrire l’orientamento fondamentale della sua Chiamata, corrompendo la sensibilità ai segnali in cui si Rivela.
Il legalismo, l’abitudine, o le mode astruse e d’importazione, possono renderci incapaci di corrispondere alla Vocazione missionaria.
Essi diventano cappe che impediscono di servire le singole libertà dei malfermi.
Ci rendono impacciati nell’accompagnare le persone, affinché incrementino la loro capacità di vita e carattere.
Qui Gesù invita i farisei di ritorno nella sua Chiesa a capire la libertà di Dio e non trasformare la Fede in un credo devoto, astuto, o astratto (senza spina dorsale) qualsiasi.
Non è la supposta incontaminatezza o il “pensiero giusto” che abilita al suo cospetto e che ci fa procedere su vie sterminate.
Lo sperimentiamo, nella crisi globale.
È incontrarLo che consacra e rende adeguati, puri, realizzati, già completi.
‘Perfetti’ - per il tipo di Seme che siamo chiamati a piantare nel mondo.
Basta preoccupazioni in aggiunta, che lasciano tutti nel tarlo, nel tormento, e senza via d’uscita.
Come se anche nel Popolo dei figli fosse lecito imporre e vedere ovunque gabbie, corsie, visioni del mondo obbligate, e lucchetti.
Per interiorizzare e vivere il messaggio:
Qual è stato il momento chiave in cui ti sei sentito perdonato e puro? Copiando qualcuno?
[Martedì 28.a sett. T.O. 15 ottobre 2024]