Fratelli tutti e noi stessi
(Lc 11,27-28)
Nella mentalità antica la gioia della madre era la grandezza conclamata del figlio.
Gesù contesta che l’autenticità della Beatitudine possa essere legata a rapporti di clan e parentela fisica, o di strepito sociale.
Il Signore smonta ogni esteriorità. Rifiuta questo modo rozzo di concepire la fortuna della vita.
La Felicità piena dipende dalla percezione delle proprie radici essenziali e della unicità preziosa che siamo - non viene a noi dal ricalco sociale, o per l’appartenenza da sempre.
Proprio qui la Parola di Dio introduce nella comprensione del motivo irripetibile per cui siamo nati, e trascina in modo energetico integrale; facendoci nuovi ogni giorno.
La Parola vive nel nostro lato Eterno; è oltre il tempo, e sembra faccia diventare stranieri. Eppure non è una rivale disarmonica.
Viaggiando verso la Mèta che non sappiamo, avanziamo assieme ad essa. Senza prima le definizioni.
Così i fratelli; ciascuno nel Verbo dispiegato e originale, per la crescita. Senza prima i giudizi.
La sacra Scrittura è chiave di lettura degli accadimenti; un evento che ci attraversa e insieme una sorta di codice genetico.
Fiuto il quale consente a ciascuno di rivivere Cristo in modo sereno e fiducioso, malgrado eventuali lati logori della personalità.
Ogni letizia dei rapporti umani nel focolare domestico diventa così piattaforma per il nostro balzo verso la più vasta Famiglia umana. Uno stupore.
In tale Esodo gli affetti particolari sono via via integrati dalla scoperta, da una impensata missione, dalla vita qualitativa di condivisione universale.
«Beati piuttosto coloro che ascoltano la Parola di Dio e [la] custodiscono» (v.28).
Maria ha generato il Messia, ma ancor più ha fatto Persona non comune la Parola.
Il suo vero titolo di gloria - ciò che le vale - è aver saputo accogliere la proposta d’un cammino di crescita che ha riscritto le aspettative e la storia.
Nei loro processi, la vita segreta con Dio e i codici dell’anima acquistano respiro e godono del venir meno di vantaggi già riconosciuti.
In tal guisa, persino nella devozione alla Madre di Dio vogliamo riconoscere il valore d’un cammino in fieri.
La capacità di poter mettere in campo i lati insoliti, i caratteri distinti; fare spazio dentro, poi generarli, e nutrirli.
Spesso, infatti, costumi o convinzioni fisse non sbloccano le situazioni difficili, né consentono di attivare svolte di trasformazione.
Diventano lacci a nodo scorsoio.
Viceversa, la Via dell’Esodo nel Signore dona un’esperienza di scoperta e rilancio di virtù cui ancora non abbiamo dato fioritura completa.
Come per la Madre: nella Gioia integrale, non attraverso quietismi - né con rivincite che allontanino dai fratelli tutti e da noi stessi.
[Sabato 27.a sett. T.O. 12 ottobre 2024]