La concezione di chiusura e inquisizione
(Mc 9,38-40)
Non è strano che la santa Inquisizione sia nata nel tempo di una ecclesiologia assente.
Il ‘lievito’ dei farisei e di Erode (Mc 8,14) porta anche i discepoli diretti di Cristo a una mentalità sigillata - secondo la quale se qualcuno “non è dei nostri” [«non ‘ci’ seguiva» v.38] dev’essere emarginato.
Non c’è nessun criterio banale che porga l’imprimatur di poter discriminare “fedeli” e “non”.
Vale: quanto conta la Persona del Figlio dell’uomo, per la nostra vita e nelle scelte quotidiane?
Per il Signore ciò che conta non è l’appartenenza formale - che tende a omologare.
Vediamo infatti che proprio le situazioni fuori le righe diventano pungolo: sollecitano i ‘cristiani’ scialbi e opachi a farsi Seme.
Così, anche la “comunità” non è importante perché si ritiene tale.
La chiamata universale alla promozione dell’umanità è divina: ricchezza che sorvola gli ostacoli, patrimonio di gioia da qualsiasi parte provenga.
Se relegata e stretta negli schedari, la storia della Salvezza non si fa vita da salvati.
«Ma Gesù disse: Non glielo impedite. Infatti non c’è nessuno che faccia una meraviglia potente nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me» (v.39).
Con i suoi intimi, il Maestro non usa un linguaggio diplomatico [espressioni attente a non offendere la loro suscettibilità di esperti].
La formazione dei discepoli è essenziale alla costruzione del Regno dai larghi confini, anzitutto mentali.
Nelle religioni esoteriche esistono modelli. Qui no, solo carismi, anche personalissimi - condizione dell’amore vero.
Siamo governati da Dio solo - unico a sapere quel che suscita in ciascuno, e ‘dove andare’.
Gesù è rivelatore e cardine di questa Notizia lieta, impensabile: ma nel senso di Motivo e Motore intimo, del tutto non esteriore - che chiama la persona nel modo che agli altri pare incomprensibile.
Cristo marca la sua Amicizia nella vita dei credenti, quale centro e asse. Eppure sono moltissimi i gesti e le sensibilità che il mondo nuovo suscita, e parimenti segnano la sua Presenza.
Né si stanca di ripetere ciò che non desideriamo capire.
Ordina solo di ‘percepire’ bene la realtà (Mc 8,27-29) dove si annida il segreto di Dio - che il pensiero conformista non riesce neanche lontanamente a immaginare (Mc 8,30-35).
Lo standard non ha peso specifico per l’eccedenza dell'avventura di Fede.
Lo squilibrio dell’amore è personale: serenamente ammette la diversità e l’incremento eccentrico di vita che ne sussegue.
È tale la nuova coscienza della Missione fatta nell’Ascolto, e nel rispetto non solo nei confronti dell’intelligenza e cultura altrui, ma anche di se stessi.
Nessuno ha il monopolio della Grazia: motivo per non rattrappire il cuore sui canoni o sulle mode.
Nella verità del Bene, il senso di proprietà è fuori luogo.
Per interiorizzare e vivere il messaggio:
Che peso hanno su di te gli interessi materiali, le vuote rigidezze, o le fantasie senza nerbo, di chi (senza neppure aver titolo) scimmiotta piccole gerarchie e fulmina i diversi con mediocri sentenze impersonali?
Come vivi la Parola: «Chi non è contro, è per»?
Il rapporto con gli esclusi e le loro esigenze (modeste)
(Mc 9,41-50)
Con linguaggio tipico della vivacità orientale, le esortazioni di Gesù alla convivenza rovesciano la gerarchia tra forti e deboli.
Nelle religioni troviamo frotte di emarginati che non possono accedere agli allestimenti della religione piramidale.
Al contrario, chi come Gesù è in grado di donare tutto, non deve dimenticare i piccoli gesti, che parlano d’un gratis non “esemplare” quindi autentico [limitato nel giorno dopo giorno].
È questo venire incontro nel sommario - poco encomiato - che valorizza il clima e non spinge i deboli al risentimento, e al male.
La nuova ‘dottrina’ di Gesù è sapiente e finalizzata alla decisione. E non smarrisce l’entusiasmo; anzi, ci fa già sperimentare la stessa qualità di Vita come dell’Eterno, allontanando da ciò che corrompe.
Chi è tutto preso dal “grande” e non s’accorge del dettaglio, mai ha il senso del valore delle cose, e presto o tardi finirà per disprezzare tutto.
Gesù s’identifica con noi (v.41) perché ci abita: siamo la sua Vittoria reale, incarnata.
Una pietra d’inciampo o anche solo nella scarpa (v.42) allontana i «mikròi» dal cammino di Fede.
Gli «incipienti» - appunto, i dotati di poca energia e relazioni - iniziano a fare i primi passi… sono ancora fuori dalle cordate.
Coloro che pretendono e si mettono di traverso, o danno scialba e pessima testimonianza, hanno però in serbo altro che una pietruzza: una mola al collo e una fine indegna (esistenza mortifera: v.42).
Non perché Dio la fa pagare, ma perché buttano la vita e rovinano gli altri, che infine si allontanano ripugnati - mentre l’avventura di condivisione potrebbe essere meravigliosa per ciascuno.
La scelta - se c’è - è radicale, o non convince più. E l’odore che si sprigiona è peggio che maleodorante (v.43).
Invece, la comunità in cui si sperimenta gioia è come quel pizzico di sapidità e sapienza che rende piena - bella - l’onda vitale spontanea della gente.
Ciò nelle religioni dell’impero era abituale pensarlo, anche in nome della legge... dunque, qual è la differenza?
«Avere sale in noi stessi» (v.50) significa che in Cristo siamo resi capaci di dare alle cose minime e consuete quella tonalità e ‘gusto’ in grado di trasmettere anche al prossimo il sapore di una vita da salvati - a partire ‘da dentro’.
Nella cultura del medio oriente antico, il «sale» era messo in relazione con Dio e aveva dunque un’importanza anche religiosa: simbolo di durata [per conservare i cibi] e di coraggio [sapidità, condimento, purificazione].
Il sale aveva potere di scacciare i demoni, che corrompevano la vita e suscitavano fetore. Per tale motivo era largamente usato nei sacrifici cultuali e nel sancire Alleanze.
Insomma, il sale era garanzia di durata genuina.
Ma il sale cristiano è solo… Amore al prossimo e capacità di corrispondere alla propria Vocazione.
Se non vi fosse, scomparirebbe il carattere stesso della vita in Cristo.
Quindi il «patto del sale» è essenziale per la credibilità, per l’Annuncio, per il tenore della vita; per la sopravvivenza stessa delle comunità, e il loro tocco inconfondibile.
Nessun’altra opera di difesa dall’esterno - inquisizione, prevenzione o repressione - può garantire la sopravvivenza della Chiesa.
Per il nostro progresso umano, spirituale e della vita intera, Gesù parteggia forse non come ci si attenderebbe - perché a nessuno è data l’esclusiva.
[26.a Domenica T.O. (B) 29 settembre 2024]