(Mt 23,13-22)
«Ahimé per voi, scribi e farisei teatranti, poiché chiudete il regno dei cieli davanti alla gente» (Mt 23,13).
Senza troppi complimenti, Gesù smaschera gli intoccabili veterani e capi religiosi, tutti d’accordo [per la prima volta nella loro vita] e coalizzati per motivi d’interesse.
Ipocrita è chi mette un velo alla realtà, affinché appaia diversa: il brutto deve sembrare bello, il male (o la fatica) un bene.
‘Radicalità del credere’ non è attaccamento alle sottigliezze di ragionamenti e discipline, bensì la Fede come corrente di vita - “dovere” sì, ma di amore.
Il tono durissimo e attualissimo fa comprendere che il Signore si duole profondamente [vv.13-16.23: «Ahimé per voi...»; «Ahi a voi...»].
Il giovane Rabbi non si sta confrontando con le doppiezze ben mascherate di scribi e farisei di due millenni or sono.
Egli parla da padrone perché si rivolge ai primi della classe nelle sue comunità. Vanitosi che fanno teatro di sé, usando il Signore a paravento, sequestrandolo; prendendolo in ostaggio.
Proprio gli esperti chiudono il Regno - ossia l’ambito in cui il Padre “regna”.
Essi presentano un Dio legislatore e giudice, in ultima analisi uguale a quello delle religioni o del Primo Testamento.
In tal guisa, proprio i leaders falsificano l’immagine della Chiesa.
Così facendo, sono proprio appunto i presunti eletti, gli integri ed esperti di ritorno nelle assemblee cristiane, che mortificano il Volto amabile dell’Eterno.
Lo rendevano una caricatura insopportabile, che allontanava i cuori.
Insomma, già nelle prime assemblee i responsabili che non sapevano mettersi da parte manipolavano Figlio e Padre.
Reintroducevano antiche trafile, forme di rispetto [e di dazio] nei loro confronti; nonché l’idea di un Dio moralizzatore, che imbarazzava di tormenti coloro che si affacciavano alla soglia delle assemblee.
Idiozie di superbi che ritenevano di non aver bisogno di compassione… esercitate sui segni (così ritenuti) del peccato altrui.
Tutto ciò chiudeva l'anima dei malfermi. Insomma, nulla aveva a che fare con il Progetto di salvezza del Padre.
«Verità» è ciò che si dona, non quel che si crede di possedere.
Nelle sue fraternità Gesù pretende guide illuminate, non di grido; non «recitanti» che si appiccicano a ruoli [sorpassati o à la page].
Ricominciavano invece a fare capolino discipline dell’arcano, tabelle di marcia, pretese, false forme di sudditanza e manipolazione.
Artifici utili solo ai marpioni che sapevano come trasformare la devozione spontanea delle persone in mercato, foro, e passerella - dove tutto si compra e si vende a prezzo (anche di realizzo).
Situazione che blocca la vita, perché lo zelo delle figure ufficiali non sempre è buono - in specie se di maniera.
Nei lontani e insignificanti - viceversa - Gesù incontrava persone forse eticamente più negative e compromesse delle guide conformiste, ma senza maschera.
Donne e uomini dal volto genuino, non «teatranti» con qualcosa di fasullo da salvare [vv.13-15 testo greco].
Gli ultimi e inesperti non erano doppi, né corrotti dentro. Non perdevano il senso della vicinanza.
Sempre i ‘piccoli’, gli ‘infanti’ conoscono il Padre che cammina col suo popolo. E non diventano sleali: possono dunque ricevere la gioia di una vita ritrovata.
[Lunedì 21.a sett. T.O. 26 agosto 2024]