Set 14, 2024 Scritto da 

Con il  “pedagogo” san Marco alla scoperta del Messia 

XXIV Domenica del Tempo Ordinario  B  (15 settembre 2024)

1. La liturgia di questa domenica ben si collega con la festa dell’esaltazione della Croce che ieri abbiamo celebrato e che ci ha portati a meditare sulla morte gloriosa di Cristo. Dall’alto della Croce è lui stesso a rivolgerci la domanda che, come leggiamo nell’odierno vangelo, pose un giorno ai suoi discepoli: Chi sono io per voi? Chi è Gesù, il Cristo? Questa è la questione fondamentale della nostra fede e provoca tutti, mentre attende una risposta personale: o lo accetti o lo rifiuti perché non sono ammessi compromessi e mezze misure. Gesù di Nazaret, che i cristiani adorano come vero Dio e vero uomo, continua a far discutere e inquieta la coscienza di molti. Come infatti restare indifferenti dinanzi a Cristo, vero Dio e vero, che si svuota della sua divinità non solo fino a farsi uomo, ma addirittura a morire abbandonato e disprezzato su una croce come uno schiavo? E come se non bastasse, si rende pane spezzato per nutrire i fedeli della sua vita immortale nel sacramento dell’eucarestia? San Marco, che dopo aver lasciato san Paolo segue e vive per lungo tempo accanto all’apostolo Pietro, trasmette di quest’apostolo la certezza della fede in Gesù il Cristo; una fede passata però attraverso un lungo travaglio spirituale che tiene in conto anche il suo triplice rinnegamento durante la passione del suo Maestro. L’evangelista si fa nostro “pedagogo” per insegnarci come incontrare Cristo e conoscerlo facendoci comprendere che non è necessario capire per seguirlo, ma al contrario occorre seguirlo per conoscerlo. Nel brano evangelico di questa domenica il nostro sguardo si focalizza su san Pietro che dopo aver appena fatto per la prima volta una bella professione di fede: ”Tu sei il Cristo” riceve un duro rimprovero : “va dietro di me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”.  Perché una reazione così decisa e persino violenta al punto da apostrofarlo come “satana”? Cominciamo a meglio capirlo leggendo l’episodio di cui parla oggi il brano evangelico, avvenuto mentre il Maestro con i discepoli vanno a Cesarea di Filippo, terra di confine tra il popolo eletto e i pagani. Se finora i discepoli e tutta la gente si sono posti la domanda: Chi è costui che fa miracoli, che parla in maniera coinvolgente, che è capace di calmare il mare in tempesta e scaccia i demoni? Non è forse il Messia atteso? Qui, dopo la prima professione di Pietro “Tu sei il Cristo” Gesù comincia  sa svelare gradualmente il mistero della sua identità. 

2. Si usa spesso dire che il Vangelo di Marco si snoda in una dinamica che parte proprio dall’oscurità dell’inizio e giunge allo splendore luminoso finale della risurrezione. Occorrerà ancora percorrere della strada e soltanto alla fine, mentre Gesù muore, le parole della confessione del centurione sotto la croce: “Veramente quest’uomo era figlio di Dio” (15,39) mostreranno chi Egli è veramente e la luce della resurrezione, cioè la vittoria della vita sulla morte, distruggerà l’oscurità mostrando in pienezza la vera identità di Cristo, il Figlio di Dio e Figlio dell’uomo. Dopo, il messaggio evangelico comincerà a diffondersi in tutte le regioni del mondo, anche se occorrerà coraggio, pazienza e soprattutto fede perché diventi vita vissuta, come testimoniano le comunità cristiane grazie ai numerosi martiri e ai santi del cristianesimo.  Il rapporto tra l’oscurità e la luce è connesso al cosiddetto “segreto messianico”, che caratterizza la graduale rivelazione dell'identità di Gesù e della sua missione nel vangelo di Marco. Inizia proprio dal primo capitolo: “Inizio del Vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio” (1,1), Gesù è Cristo e Signore (1,3); mentre viene battezzato una voce dal cielo lo dichiara “Figlio amato” (1,11). La sua identità viene confermata dagli spiriti impuri con il titolo di “Santo di Dio” o “Figlio di Dio” (cf. 1,24; 3,11; 5,7), mentre le folle che lo incontrano chiedono: “chi è questo Gesù di Nazaret? sino al capitolo settimo quando la donna siro-fenicia lo chiama Gesù “Signore” (7,28). 

3. Siamo così giunti al capitolo ottavo, alla pagina odierna del vangelo. Se sinora possiamo tutto riassumere nella domanda: “Ma tu chi sei? Sei il Messia?”, oggi Gesù risponde a Pietro e conferma che egli è il Messia, ma precisa di non esserlo secondo le aspettative umane, e preannuncia la sua passione e morte.  Nel cuore dei discepoli si fa più vivo il contrasto oscurità/luce e guidati dalla pazienza del divino Maestro dall’incomprensione iniziale giungeranno gradualmente alla scoperta della sua vera identità. Annunciando il vangelo e compiendo miracoli invitava sempre a tacere e non voleva che se ne facesse propaganda perché era facile fraintenderlo. Messia era in effetti un titolo che si prestava a varie interpretazioni e pur confermando di esserlo, come fece con Pietro, Gesù si presenta non un Messia trionfante ma sofferente e anche per i discepoli, che conoscevano la storia del loro popolo, si tratta di qualcosa di paradossale e inconcepibile. La loro fragile fede aveva bisogno di essere purificata e illuminata ed è per questo che Gesù chiede loro “di non parlare di lui a nessuno” e li sgrida come prima aveva fatto con i demoni.  Insieme ai discepoli lasciamoci anche noi prendere per mano dall’evangelista e seguiamolo nel lungo cammino che porterà a incontrare chi è in verità il Messia. Da questo momento in poi la domanda sarà infatti: “Chi sono io per te”? E’ il Maestro a interpellarci e ci aiuta ad entrare nell’intimità del suo amore parlando della  sua passione e morte in croce. Siamo di fronte a una novità assoluta che manifesta il suo pieno vigore nell’estrema fragilità della croce. Se vogliamo incontrare Gesù non superficialmente dobbiamo accettare di seguirlo dovunque egli ci conduce, ed essere suoi discepoli significa continuare a camminare dietro di lui. Indica pure le tre condizioni di questa sequela: anzitutto “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi sé stesso”; in secondo luogo “prenda la sua croce e mi segua” ovunque, se necessario sino ad essere con lui crocifissi e finalmente “chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà”. Il messaggio è duro e chiaro, ma liberante e felice: se perdi la vita per Cristo la salvi perché non la fondi su te stesso ma su lui, il Cristo. E questa è la vera saggezza dei santi.

Buona domenica!

+Giovanni D’Ercole

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

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Are we disposed to let ourselves be ceaselessly purified by the Lord, letting Him expel from us and the Church all that is contrary to Him? (Pope Benedict)
Siamo disposti a lasciarci sempre di nuovo purificare dal Signore, permettendoGli di cacciare da noi e dalla Chiesa tutto ciò che Gli è contrario? (Papa Benedetto)
Jesus makes memory and remembers the whole history of the people, of his people. And he recalls the rejection of his people to the love of the Father (Pope Francis)
Gesù fa memoria e ricorda tutta la storia del popolo, del suo popolo. E ricorda il rifiuto del suo popolo all’amore del Padre (Papa Francesco)
Today, as yesterday, the Church needs you and turns to you. The Church tells you with our voice: don’t let such a fruitful alliance break! Do not refuse to put your talents at the service of divine truth! Do not close your spirit to the breath of the Holy Spirit! (Pope Paul VI)
Oggi come ieri la Chiesa ha bisogno di voi e si rivolge a voi. Essa vi dice con la nostra voce: non lasciate che si rompa un’alleanza tanto feconda! Non rifiutate di mettere il vostro talento al servizio della verità divina! Non chiudete il vostro spirito al soffio dello Spirito Santo! (Papa Paolo VI)
Sometimes we try to correct or convert a sinner by scolding him, by pointing out his mistakes and wrongful behaviour. Jesus’ attitude toward Zacchaeus shows us another way: that of showing those who err their value, the value that God continues to see in spite of everything (Pope Francis)
A volte noi cerchiamo di correggere o convertire un peccatore rimproverandolo, rinfacciandogli i suoi sbagli e il suo comportamento ingiusto. L’atteggiamento di Gesù con Zaccheo ci indica un’altra strada: quella di mostrare a chi sbaglia il suo valore, quel valore che continua a vedere malgrado tutto (Papa Francesco)
Deus dilexit mundum! God observes the depths of the human heart, which, even under the surface of sin and disorder, still possesses a wonderful richness of love; Jesus with his gaze draws it out, makes it overflow from the oppressed soul. To Jesus, therefore, nothing escapes of what is in men, of their total reality, in which good and evil are (Pope Paul VI)
Deus dilexit mundum! Iddio osserva le profondità del cuore umano, che, anche sotto la superficie del peccato e del disordine, possiede ancora una ricchezza meravigliosa di amore; Gesù col suo sguardo la trae fuori, la fa straripare dall’anima oppressa. A Gesù, dunque, nulla sfugge di quanto è negli uomini, della loro totale realtà, in cui sono il bene e il male (Papa Paolo VI)
People dragged by chaotic thrusts can also be wrong, but the man of Faith perceives external turmoil as opportunities
Un popolo trascinato da spinte caotiche può anche sbagliare, ma l’uomo di Fede percepisce gli scompigli esterni quali opportunità
O Lord, let my faith be full, without reservations, and let penetrate into my thought, in my way of judging divine things and human things (Pope Paul VI)
O Signore, fa’ che la mia fede sia piena, senza riserve, e che essa penetri nel mio pensiero, nel mio modo di giudicare le cose divine e le cose umane (Papa Paolo VI)
«Whoever tries to preserve his life will lose it; but he who loses will keep it alive» (Lk 17:33)
«Chi cercherà di conservare la sua vita, la perderà; ma chi perderà, la manterrà vivente» (Lc 17,33)
«E perciò, si afferma, a buon diritto, che egli [s. Francesco d’Assisi] viene simboleggiato nella figura dell’angelo che sale dall’oriente e porta in sé il sigillo del Dio vivo» (FF 1022)

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