Rientrare per rigenerare: stendardi a contrario
(Mt 19,27-29)
Secondo s. Ignazio [Meditazione delle due bandiere], l’avidità delle cose fa nascere in noi il vano onore del mondo, e da esso si genera un’immensa superbia, che recide ogni possibilità d’interiorizzare.
Ma il distacco da certi vessilli è impossibile presso gli uomini. Gli stessi Apostoli sembrano restare legati alla mentalità del contraccambio: «che ne avremo?» [v.27].
L’idea di retribuzione era tipica della cultura religiosa arcaica. Purtroppo, il tornaconto affossava l’Amore, annientava la gratuità dei gesti, rinnegava il significato del Patto di Alleanza.
In tal guisa, nella sua libera proposta Gesù vuol far subentrare il sostegno di una convinzione intima e apparentemente irragionevole, ma che sgorga nitida dalle sorgenti dell’essere.
Affiora qui l’Eros fondante della Chiamata. Non tanto il carattere (placido e dimesso) del credente, bensì un Dono personale superiore: quello d’un discernimento irripetibile per ciascuno, legato alla natura profonda.
Per rigenerare [«palingenesi» v.28] bisogna rientrare con maggiore convinzione nelle proprie motivazioni.
«Monaco» è un termine che deriva dal greco «mònos», “unico” (in senso di «semplice» e «unito»); forse da «mènein», “rimanere”. Sembra anche affine al latino «mìnus», “meno”.
Quello dei contemplativi è un tipo di sapere che incontra la Sapienza di ogni cultura. Essi ritengono che lo Strumento ineffabile della propria crescita centuplicata sia l’assurdità di farsi valutare insignificanti.
L’Imitazione di Cristo sottolinea: «Ama nesciri et pro nihilo reputari».
Il nascondimento custodisce ciò che ci appartiene; la mancanza di fama ci stabilisce nella quintessenza - invece che sull’esteriore.
Anche la ricerca filosofica naturale di ogni tempo e latitudine ammette il distacco dalle opinioni, che tagliano il senso del Mistero e della Scoperta personale.
Lao-tzū ad es. distingue la realizzazione e il destino individuale sia dalle attese che dai propositi, i quali appunto rinchiudono il senso della vita in ciò che è già rappresentato:
«La Via che può esser detta, non è l’eterna Via» [Tao Tê Ching, i].
«Il santo pospone la sua persona, e la sua persona vien premessa; apparta la sua persona, e la sua persona perdura. Non è perché spoglio d’interessi? Per questo può realizzare il suo interesse» [vii].
Quando Dio vuole realizzare un progetto sorvola sempre le situazioni esterne. È un problema di senso, di radici della nostra scelta, di vitalità dal basso e «rinnovamento di tutte le cose» [v.28].
Una vita di obblighi o attaccamenti blocca la creatività, moltiplica gli idoli e le preoccupazioni artificiose; crea una camera buia, ove non si coglie ciò che ci appartiene. Via i retroscena.
Il significato dell’unicità monastica è dunque in ordine al mutamento e Risveglio sperato, qualitativo: quello del Cento per Uno, forza dei deboli.
Paradossale allargamento di prospettiva.
[11 luglio 2024, s. Benedetto abate, patrono d’Europa]