Ago 2, 2024 Scritto da 

Mistica del Seme e Pane della vita

(Gv 6,24-35)

 

Mistica del Seme e Opera-Dono della Fede

(Gv 6,22-29)

 

La folla va orientata, perché di fronte al «segno dei pani» la reazione sembra deludente. Non vale il sensazionalismo che dirige verso un regno terreno (v.15).

Non pochi cercano Gesù non per lo stupore della Persona e della sua Via, ma perché garantisce più sazietà di altri (v.26).

Allora si deve uscire dalla superficialità di corti pensieri. Al Maestro, il rapporto “corretto” sembra già un Amore “finito”.

La proposta di Cristo addita altre mete; non si abbina con l’entusiasmo momentaneo per un fatto sensazionale, né con l’egoismo quieto.

Nel Segno che alimenta la nuova Via [l’Esodo di «barchette» (vv.22-24) che seguono il Cristo] si cela una Vocazione e una Missione. Al di là di dove si presume.

Una Mistica del Seme donato per farci finalmente partire senza tutori (v.22) spalanca il senso dell’esistere personale.

Altrimenti la lotta per il «pane» non raggiunge la Sorgente, né le radici dell’essere e della relazione. Neppure dilata l’orizzonte del vivere totale.

Nel deserto Mosè aveva assicurato sostentamento al popolo: certo, un alimento fiacco e sempre identico sino alla noia - ma rassicurante. 

Come la religione antica: buona per tutte le stagioni; che sta bene anche in superficie.

 

Il «Figlio dell’uomo» è la persona dotata di umanità piena, che raffigura l’uomo nella condizione divina.

Egli non ripete il passato: è sempre sorprendentemente sull’altra sponda (v.25) per farsi quel “non so che”: ‘profumo’ della Chiesa in uscita.

Eros oltre, che vince attaccamenti, abitudine, equilibri consolidati.

Insomma, Cristo non desidera amici passivi, quelli che non vogliono i disagi dell’ascolto e del dialogo; che scansano le sofferenze, gli affronti, o le conseguenze di nuove iniziative.

Il Signore non identifica il benessere spirituale con lo spegnersi (tossico) della fiamma dell’anima che non si misura, che non ama interrogarsi, e i confronti.

Nel nostro cammino, l’apprensione stessa verso situazioni che preoccupano e manifestano le vulnerabilità, sono segnali intimi preziosi.

Lo stesso vale per i fallimenti, che costringono a rielaborare gli “eventi no”, guardarci dentro, spostare lo sguardo.

 

‘Assemblee di Fede’ sono le Fraternità che nel dispiegarsi delle relazioni, degli orizzonti e persino delle insicurezze non ci lasciano condizionati e “regolati”, plasmati da sguardi epidermici, altrui.

Convivialità paritaria di persone che non trattengono cibo e tesori per sé, sperimentando insieme una speciale attitudine alla valorizzazione e completezza - senza dissociazioni segrete, isteriche, laceranti.

L’Opera richiesta non riguarda affatto gli adempimenti di legge, il mucchio delle “opere”, o il soddisfacimento delle molte prescrizioni... per «meritare».

Essa non somiglia ai soliti lavori di allestimento [il «fare»: v.28], perché è piuttosto Azione singolare di Dio [Soggetto] in noi.

Le osservanze devono essere tediosamente ammucchiate una sull’altra. L’Opera divina che si compie in ogni nostro gesto è invece Virtù preziosa.

Energia inattesa; nuova opportunità per incontrare noi stessi, i fratelli, un altro litorale - e staccarci dall’esteriorità.

 

Gesù si autorivela nel segno della frazione del Pane, «cibo che dura per la Vita dell’Eterno» (v.27) ossia che sfocia in una esperienza che già qui e ora possiede la qualità indistruttibile della stessa intimità di Dio.

Per ricevere l’Alimento ben sminuzzato che sostiene e diviene in noi sorgente di vita completa, il “lavoro” da fare non appartiene al genere di quelli che possiamo apprestare - neppure secondo legge e devozioni.

Può essere solo una risposta all’opera che il Padre stesso svolge dentro ciascuno di noi, anche se non apparisse subito brillante e finalizzata.

Ed ecco il capovolgimento garantito dall’avventura di Fede:

La sottomissione religiosa viene scalzata dall’accettazione, che ha un senso assai meno mortificante (o riduzionista); viceversa, rispettoso dei tentativi, e creativo.

Non presenta solo una sorta di spersonalizzazione elitista e normalizzata: ad es. “occhi aperti”, piaceri da non vivere, “conti da pagare”; così via.

 

Cambia la relazione con Dio.

Essa diviene di pura ‘accoglienza’. Eppur inventiva, per Nome: irripetibile e personale.

Non più di rinuncia passiva, rimprovero, purificazione, obbedienza [apparenze da Signorsì].

L’Eros fondante non ci sgrida: è unicamente Dono.

Ma solo la sua opera è affidabile, benché estrosa, non allineata, mutevole, totalmente imprevedibile.

E Noi? Corrispondenza spontanea, trasparente, non infastidita; non coperta dall’attivismo addomesticato.

Solo così il “cedere” non si somatizzerà in atti di protesta. Per una Reciprocità sana, rispettosa del nostro carattere e ascendente.

In tal guisa l’attrazione non si spegnerà. Essa vuole ogni giorno i suoi picchi; non gli basta trasformarsi in normale simbiosi, poi vezzo.

Piuttosto, sogna un Cammino largo; in profondità. Di rigenerazione e somiglianza - che coinvolge e proietta, ma non assorbe.

Il resto rimane purtroppo sequela inefficace o ambigua; portando l’anima sempre in guerra con se stessa e gli altri.

Binario che qua e là può manifestare solo caricature cieche, unilaterali, forzate, della Sua Immagine - malgrado le pretese d’eccellenza.

 

Meccanismi che fanno male.

 

 

Per interiorizzare e vivere il messaggio:

 

Come discerni la differenza qualitativa fra opere di legge e Opera della Fede?

 

 

Mistica del Pane della Vita

(Gv 6,30-35)

 

Ciò cui allude il termine «Pane» usato da Gesù in questa pericope deriva dal termine ebraico «Lechem», la cui radice [consonanti «l-h-m»] evoca il suo «essere macinato» e «vagliato» nella Passione d’amore; quindi riguarda in filigrana il dono completo sulla Croce.

Secondo una credenza giudaica, l’avvento del Messia sarebbe stato accompagnato da una pioggia di Manna dal cielo - detta Manna del secondo Redentore - per soddisfare gli appetiti materiali.

Pane che non dura.

Vi erano anche speculazioni rabbiniche le quali riflettevano altre pretese, non di necessità fisica; e narravano del «pane» disceso dall’alto in figura sapienziale (Dt 8,3: «l’uomo non vive soltanto di pane, ma di quanto esce dalla bocca del Signore»; cf. Sap 16,26).

Per soddisfare le esigenze esistenziali e i grandi accorati interrogativi di senso, Gesù si rivela e presenta come Pane della Vita indistruttibile.

 

Nelle speranze messianiche di età dell’oro e liberazione si annidavano le medesime aspettative che si celano nelle pieghe del nostro andare, anche più in là di quelle soddisfatte da Mosè.

Cerchiamo cibo eminente.

Ci sono infatti domande cui non riusciamo a dare risposta: per quale motivo il dolore e le umiliazioni, perché ci sono persone fortunate e altre che senza colpa vivono infelici; per quale grande compito siamo nati, e perché malgrado gli agi non ci sentiamo ancora compiuti.

La nostra esperienza è come avvolta nella confusione dei quesiti di fondo... e spesso manca perfino l’occhio e il calore di un Testimone.

Cerchiamo allora una Persona che traduca tutto in Relazione, e desideriamo ardentemente il suo Alimento sapienziale - un fondamento, il tepore umanizzante, e una sintesi di ogni verità e di tutta la storia.

Solo Gesù e la sua vicenda donano significato ai molti accadimenti; anche a limiti, ferite, confini, precarietà: Egli è Sogno, Senso, Azione e Voce del Padre. Chiave, Centro e Destinazione di ciascuno e dell’umanità.

Unico Nutrimento per la ‘fame’ e sola vera Fonte per la ‘sete’ della donna e dell’uomo sottoposti a prove e interrogativi.

 

Ai tempi di Gesù, per devozione diffusa Mosè continuava a essere il grande condottiero cui credere e aderire.

Ma secondo il Signore quella dell’Esodo dei “padri” si configura come proposta che non ha futuro: non garantisce orientamento, sussistenza e vita gioiosa, solida e piena.

Essa non permane neppure come un ceppo dell’adesso. È solo un seme arcaico, un’escrescenza particolare disfatta in favore del mistico e rinnovato Frumento che ci fa procedere sulla Via autentica.

Il grande condottiero antico si era fermato alla dimensione religiosa e alle sue requisitorie. Mancava il balzo della Fede accesa per la rivelazione del cuore del Padre, nell’insegnamento, nella vicenda, e nella Persona del Cristo.

Accettare Gesù come autentico motivo e motore, sostegno e alimento che davvero avrebbe tolto di mezzo la fame, è inseparabile dall’accoglienza della sua proposta:

«Vuoi unire la tua vita alla Mia?». Corpo Unico, fra noi e Lui - che brucia.

In tale approccio, neppure il cielo era stato in grado di saziare i dubbi - una fame paradossalmente crescente e un’arsura che obbligava a tornare ad attingere, invece di riuscire a dissetare il popolo.

L’approccio della semplice religiosità affliggeva la vita delle donne e degli uomini, in modo crescente.

Gente nervosa, scostante e insoddisfatta. Un Banchetto nuziale privo di festosità, a motivo d’una dottrina e disciplina fredde, distanti, impersonali, resistenti allo Spirito.

Il costume pio e inattuale, vetusto - con tutte le sue fatiche - non aveva assicurato e neppure oggi garantisce il grande cambiamento che ci sostiene nel cammino e sollecita senza posa, accendendo il cuore di Amicizia: l’accesso alla ‘terra della libertà’, quindi dell’amore.

Il Dono dal Cielo preparava e disponeva un’altra Nascita, sconvolgente fin dalla radice il rapporto religioso comune - nutrimento leggero, tedioso e insipido; qualunque, e che non si addensa mai: “buono” per tutte le stagioni.

Tutto ciò era affiancato a una prospettiva di Felicità rimandata all’aldilà, dopo la morte, e sulla base dei meriti esterni.

Un clima paludoso di energie compresse e stagnanti, che non facevano vibrare di gioia.

 

Con Gesù, il semplice credere diventa Fede - non più assenso e ripetizione avvilente, che ci scaglia e trascina oltre il nostro «centro» - bensì azione unica, inedita e creativa. Anzitutto di Dio stesso in noi; per una realizzazione completa: da figli.

Nessuna ricetta rassicurante sovviene, perché la “seconda” Genesi e crescita nello Spirito ha carattere, ma non accade una volta per tutte.

Unicamente in tal senso, l’espressione «Io Sono» (v.35) sottolinea l’esclusività del «discorso di rivelazione».

Cristo reinterpreta totalmente, e capovolge, l’idea di trascendenza della condizione divina nell’umano.

L’Altissimo viene accolto e assimilato in vista della germinazione e della somiglianza, non più dell’imitazione e dell’obbedienza esterne.

“Troppa” è solo la Sapienza della sua Rivelazione, che libera da dubbi perché li rende fecondi e propulsivi; affatto umilianti al pari dei vacillamenti antichi.

Anche le piaghe e gl’incerti della vita diventano una ‘chiamata’ a nutrirsi della Persona di Cristo. Ma reinterpretandolo con risposte nuove a domande nuove; per generarsi ancora e crescere in Lui e di Lui.

Coì siamo negli episodi, eppure fuori del tempo; nell’Amore che nasce, nuovo.

La nostra identità - meglio: ‘impronta’ - non è quella dei finti conoscitori [ciò che non estingue la sete dell’anima] bensì quella di essere amati.

In tal guisa non abbiamo più bisogno di tacitare tutte le esigenze normali.

Possiamo provare il gusto di vivere, invece della condanna di sentirsi sempre insidiati.

Per questa unione sponsale e sempre inedita, la portata immensa della sua Persona sminuzzata, ruminata e fatta propria come si fa con un cibo, diventa Vita stessa dell’Eterno (v.33).

Unzione che non decade, che chiama insieme a Concelebrare.

 

 

Per interiorizzare e vivere il messaggio:

 

La mia anima ha fame di pietosi uffici sul corpo o di rinascite, di senso, e d’un percorso di libertà?

56
don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

Luke’s passage puts before the eyes a double slavery: that of man «with his hand paralyzed, slave of his illness», and that of the «Pharisees, scribes, slaves of their rigid, legalistic attitudes» (Pope Francis)
Il racconto di Luca mette davanti agli occhi una duplice schiavitù: quella dell’uomo «con la mano paralizzata, schiavo della sua malattia», e quella «dei farisei, degli scribi, schiavi dei loro atteggiamenti rigidi, legalistici» (Papa Francesco)
There is nothing magical about what takes place in the Sacrament of Baptism. Baptism opens up a path before us. It makes us part of the community of those who are able to hear and speak [Pope Benedict]
Il Sacramento del Battesimo non possiede niente di magico. Il Battesimo dischiude un cammino. Ci introduce nella comunità di coloro che sono capaci di ascoltare e di parlare [Papa Benedetto]
Thus in communion with Christ, in a faith that creates charity, the entire Law is fulfilled. We become just by entering into communion with Christ who is Love (Pope Benedict)
Così nella comunione con Cristo, nella fede che crea la carità, tutta la Legge è realizzata. Diventiamo giusti entrando in comunione con Cristo che è l'amore (Papa Benedetto)
«Francis was reproaching his brothers too harsh towards themselves, and who came to exhaustion by means of vigils, fasts, prayers and corporal penances» [FS 1470]
«Francesco muoveva rimproveri ai suoi fratelli troppo duri verso se stessi, e che arrivavano allo sfinimento a forza di veglie, digiuni, orazioni e penitenze corporali» [FF 1470]
From a human point of view, he thinks that there should be distance between the sinner and the Holy One. In truth, his very condition as a sinner requires that the Lord not distance Himself from him, in the same way that a doctor cannot distance himself from those who are sick (Pope Francis)
Da un punto di vista umano, pensa che ci debba essere distanza tra il peccatore e il Santo. In verità, proprio la sua condizione di peccatore richiede che il Signore non si allontani da lui, allo stesso modo in cui un medico non può allontanarsi da chi è malato (Papa Francesco)
The life of the Church in the Third Millennium will certainly not be lacking in new and surprising manifestations of "the feminine genius" (Pope John Paul II)
Il futuro della Chiesa nel terzo millennio non mancherà certo di registrare nuove e mirabili manifestazioni del « genio femminile » (Papa Giovanni Paolo II)
And it is not enough that you belong to the Son of God, but you must be in him, as the members are in their head. All that is in you must be incorporated into him and from him receive life and guidance (Jean Eudes)
E non basta che tu appartenga a Figlio di Dio, ma devi essere in lui, come le membra sono nel loro capo. Tutto ciò che è in te deve essere incorporato in lui e da lui ricevere vita e guida (Giovanni Eudes)
This transition from the 'old' to the 'new' characterises the entire teaching of the 'Prophet' of Nazareth [John Paul II]
Questo passaggio dal “vecchio” al “nuovo” caratterizza l’intero insegnamento del “Profeta” di Nazaret [Giovanni Paolo II]
And this is the problem: when the People put down roots in the land and are the depository of the Law, they are tempted to place their security and joy in something that is no longer the Word of God: in possessions, in power, in other ‘gods’ that in reality are useless, they are idols [Pope Benedict]

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

duevie.art

don Giuseppe Nespeca

Tel. 333-1329741


Disclaimer

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge N°62 del 07/03/2001.
Le immagini sono tratte da internet, ma se il loro uso violasse diritti d'autore, lo si comunichi all'autore del blog che provvederà alla loro pronta rimozione.
L'autore dichiara di non essere responsabile dei commenti lasciati nei post. Eventuali commenti dei lettori, lesivi dell'immagine o dell'onorabilità di persone terze, il cui contenuto fosse ritenuto non idoneo alla pubblicazione verranno insindacabilmente rimossi.