Spiccioli e festival del Dio vorace, in apparenze solenni
(Lc 21,1-4)
Gesù trasmette la Lieta Notizia che il Padre è l’esatto contrario di come è stato immaginato.
Non prende, non si appropria, non ci scippa né assorbe o debilita, ma è Lui che dona; non mette in castigo se non lo plachi con entrambe le monetine che hai, senza trattenerne neppure una (v.2).
L’onore a Dio non è esclusivo, bensì inclusivo.
Parafrasando l'enciclica Fratelli Tutti, potremmo dire che nelle comunità autentiche [come nelle famiglie] «tutti contribuiscono al progetto comune, tutti lavorano per il bene comune, ma senza annullare l’individuo; al contrario, lo sostengono, lo promuovono» (n.230).
In particolare, all’antitesi ricchi-poveri è annunciato il capovolgimento dello stile di vita, delle situazioni e delle sorti: caratteristica della Chiesa ideale, che resta pellegrina - anche nello spazio della Persona.
La sua buona ragione, le pratiche virtuose e le implicazioni pubbliche s’immergono nello stesso ritmo della suprema Sorgente vitale - che ama l’unicità, per la ricchezza comune.
Fatte salve le relazioni buone, l’istituzione può apparire poco seducente. Essa non s’impone a forza di condizioni sociali “favorevoli”, bensì è Presenza sul piano della Fede.
Amicizia che contempla un mondo nuovo, in grado di umanizzare le disarmonie.
Realtà che batte il tempo - perché ne è dentro e fuori, come l’Amore.
Conta l’anima, non il curriculum; neppure gli influssi condizionanti, che mettono solo in difficoltà.
Infatti la sensazione di essere scarsi o in ritardo inizia dal fare paragoni - e voler aggiungere, anticipare, pretendere un di più esterno.
Ma quel che vale nel rapporto con se stessi, con gli altri e con Dio è solo riuscire a esprimere la propria natura. Fare scelte in sintonia con l’essenza che caratterizza.
I calcoli sono devianti, non consoni; così le comparazioni. Il piccolo dettaglio fuggevole ma personale è decisivo.
È importante solo coincidere con ciò che siamo, in quel presente; in sincronia col proprio carattere.
Siamo ciò che siamo. Lo sviluppo andrà bene così.
Gesù fronteggia il tesoro del Tempio, vero “dio” di tutto il santuario. Il confronto è spietato: uno contrapposto all’altro [v.1; cf. Mc 12,41].
Enigma che non poteva risolversi con una semplice “purificazione” del luogo sacro, o un rabberciamento della devozione.
Il Figlio annuncia un Padre: non è colui che succhia le risorse e le energie delle creature, fino a spennarle.
I grandi luoghi di culto antichi erano delle vere e proprie banche, i cui proventi avrebbero dovuto in parte provvedere alle necessità dei poveri.
La paura dei castighi divini inculcati dalle false guide spirituali aveva pervertito la situazione: anche i bisognosi ritenevano di dover provvedere allo sfarzo, al culto, agli addobbi degli edifici sacri e al sostentamento dei professionisti del rito.
Gesù qui non loda l’austerità e l’umiltà di un’emarginata, ma guarda con tristezza la povera donna che si lascia imbrogliare i pensieri, diventando una paradossale complice del sistema diseducativo.
Poteva trattenere una monetina; le getta invano entrambe, e con esse «tutta la sua vita» (v.4 testo greco).
L’episodio originale e gesuano viene ripreso da Lc per una catechesi alle sue comunità, sulla base di eventi [cf. gli antichi scritti di Giacomo e Paolo] sotto gli occhi dei cristiani di seconda e terza generazione.
Le prime fraternità erano composte da gente semplice, ma con l’ingresso dei primi benestanti e le loro magnifiche offerte iniziarono a riproporsi i medesimi attriti sociali presenti nella vita dell’impero.
Le tensioni diventavano sempre più palesi in occasione sia di riunioni che dello spezzare il Pane.
L’insegnamento del gesto della vedova voleva essere un monito alla Comunione reale.
Insomma, il Regno di Dio è penetrazione nelle profondità della vita; con la dedizione che non si riduce a quantità materiali, né a porgere ciò che avanza - bensì ciò che si è.
Nel contesto della società plurale [dell’impero romano e odierno] dalla Fede responsabile e motivata sorge l’Appello elementare dei Vangeli.
Richiamo antico e attuale - per un’esperienza singolare e comune. Davvero non neutrale.
Per interiorizzare e vivere il messaggio:
Quali ritieni essere i personaggi di spicco della tua comunità?
E i tuoi due centesimi? Ne trattieni almeno uno?
Cosa invece metti più di tutti?
I problemi della gente possono essere risolti solo con molto denaro?
Le monete dei ragguardevoli sono davvero più utili dei tuoi pochi spiccioli?
Chiesa, e la Luce
Nella vedova che getta le sue due monetine nel tesoro nel tempio possiamo vedere l’«immagine della Chiesa» che deve essere povera, umile e fedele. Parte dal vangelo del giorno, tratto dal capitolo 21 di Luca (1-4), la riflessione di Papa Francesco durante la messa a Santa Marta lunedì 24 novembre. Nell’omelia viene richiamato il passo in cui Gesù, «dopo lunghe discussioni» con i sadducei e con i discepoli riguardo ai farisei e agli scribi che «si compiacciono di avere i primi posti, i primi seggi nelle sinagoghe, nei banchetti, di essere salutati», alzato lo sguardo «vede la vedova». Il «contrasto» è immediato e «forte» rispetto ai «ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio». Ed è proprio la vedova «la persona più forte qui, in questo brano».
Della vedova, ha spiegato il Pontefice, «si dice due volte che è povera: due volte. E che è nella miseria». È come se il Signore avesse voluto sottolineare ai dottori della legge: «Avete tante ricchezze di vanità, di apparenza o anche di superbia. Questa è povera. Voi, che mangiate le case delle vedove...». Ma «nella Bibbia l’orfano e la vedova sono le figure dei più emarginati» così come anche i lebbrosi, e «per questo ci sono tanti comandamenti per aiutare, per prendersi cura delle vedove, degli orfani». E Gesù «guarda questa donna sola, semplicemente vestita» e «che getta tutto quello che ha per vivere: due monetine». Il pensiero corre anche a un’altra vedova, quella di Sarepta, «che aveva ricevuto il profeta Elia e ha dato tutto quello che aveva prima di morire: un po’ di farina con l’olio...».
Il Pontefice ha ricomposto la scena narrata dal Vangelo: «Una povera donna in mezzo ai potenti, in mezzo ai dottori, ai sacerdoti, agli scribi... anche in mezzo a quei ricchi che gettavano le loro offerte, e anche alcuni per farsi vedere». A loro Gesù dice: «Questo è il cammino, questo è l’esempio. Questa è la strada per la quale voi dovete andare». Emerge forte il «gesto di questa donna che era tutta per Dio, come la vedova Anna che ha ricevuto Gesù nel Tempio: tutta per Dio. La sua speranza era solo nel Signore».
«Il Signore sottolinea la persona della vedova», ha detto Francesco, e ha continuato: «Mi piace vedere qui, in questa donna una immagine della Chiesa». Innanzitutto la «Chiesa povera, perché la Chiesa non deve avere altre ricchezze che il suo Sposo»; poi la «Chiesa umile, come lo erano le vedove di quel tempo, perché in quel tempo non c’era la pensione, non c’erano gli aiuti sociali, niente». In un certo senso la Chiesa «è un po’ vedova, perché aspetta il suo Sposo che tornerà». Certo, «ha il suo Sposo nell’Eucaristia, nella parola di Dio, nei poveri: ma aspetta che torni».
E cosa spinge il Papa a «vedere in questa donna la figura della Chiesa»? Il fatto che «non era importante: il nome di questa vedova non appariva nei giornali, nessuno la conosceva, non aveva lauree... niente. Niente. Non brillava di luce propria». E la «grande virtù della Chiesa» dev’essere appunto quella «di non brillare di luce propria», ma di riflettere «la luce che viene dal suo Sposo». Tanto più che «nei secoli, quando la Chiesa ha voluto avere luce propria, ha sbagliato». Lo dicevano anche «i primi Padri», la Chiesa è «un mistero come quello della luna. La chiamavano mysterium lunae: la luna non ha luce propria; sempre la riceve dal sole».
Certo, ha specificato il Papa, «è vero che alcune volte il Signore può chiedere alla sua Chiesa di avere, di prendersi un po’ di luce propria», come quando chiese «alla vedova Giuditta di deporre le vesti di vedova e indossare le vesti di festa per fare una missione». Ma, ha ribadito, «sempre rimane l’atteggiamento della Chiesa verso il suo Sposo, verso il Signore». La Chiesa «riceve la luce da là, dal Signore» e «tutti i servizi che noi facciamo» in essa servono a «ricevere quella luce». Quando un servizio manca di questa luce «non va bene», perché «fa che la Chiesa diventi o ricca, o potente, o che cerchi il potere, o che sbagli strada, come è accaduto tante volte, nella storia, e come accade nelle nostre vite quando noi vogliamo avere un’altra luce, che non è proprio quella del Signore: una luce propria».
Il Vangelo, ha notato il Papa, presenta l’immagine della vedova proprio nel momento in cui «Gesù incomincia a sentire le resistenze della classe dirigente del suo popolo: i sadducei, i farisei, gli scribi, i dottori della legge». Ed è come se egli dicesse: «Succede tutto questo, ma guardate lì!», verso quella vedova. Il confronto è fondamentale per riconoscere la vera realtà della Chiesa che «quando è fedele alla speranza e al suo Sposo, è gioiosa di ricevere la luce da lui, di essere — in questo senso — vedova: aspettando quel sole che verrà».
Del resto, «non a caso il primo confronto forte, dopo quello che ha avuto con Satana, che Gesù ha avuto a Nazareth, è stato per aver nominato una vedova e per aver nominato un lebbroso: due emarginati». C’erano «tante vedove, in Israele, a quel tempo, ma soltanto Elia è stato inviato da quella vedova di Sarepta. E loro si arrabbiarono e volevano ucciderlo».
Quando la Chiesa, ha concluso Francesco, è «umile» e «povera», e anche quando «confessa le sue miserie — poi tutti ne abbiamo — la Chiesa è fedele». È come se essa dicesse: «Io sono oscura, ma la luce mi viene da lì!». E questo, ha aggiunto il Pontefice, «ci fa tanto bene». Allora «preghiamo questa vedova che è in cielo, sicuro», affinché «ci insegni a essere Chiesa così», rinunciando a «tutto quello che abbiamo» e non tenendo «niente per noi» ma «tutto per il Signore e per il prossimo». Sempre «umili» e «senza vantarci di avere luce propria», ma «cercando sempre la luce che viene dal Signore».
[Papa Francesco, s. Marta, in L’Osservatore Romano 25/11/2014]