Dal di dentro e nel domestico
(Lc 13,18-21)
Le due parabole sono state esposte in un momento di dubbio circa la proposta del Maestro e la missione dei suoi.
Un piccolo gruppetto di fedeli privi di aggancio sociale, poteva dire qualcosa al mondo?
Malgrado l’impegno, donne e uomini si arrovellano in tutti i loro antichi problemi, sentono il peso di sofferenze e angosce: a prima vista tutto sembra come prima, sconnesso, caotico, frammentario.
Che senso ha per il concerto culturale e civico - oggi globale - la piccola speranza di pochi credenti privi d’un patrimonio appariscente?
Sembra che nella realtà del cosmo nulla cambi… ma il Granello è stato gettato nel solco della terra.
Pare che la pasta umana sia quella di sempre, ma un Lievito la sta rinnovando tutta, dal di dentro.
Gesù è stato come un semino piantato nell’oscurità, nulla di clamoroso. E gettato come nell’orto di casa [v.19 testo greco] dove non si coltivano parate strepitose, ma semplici patate, insalata, melanzane, cetrioli, pomodori - cose normali, niente di che.
Il chicco di senape ha però una incredibile e intrinseca forza evolutiva.
Certo, il momento della crescita si conclude con un semplicissimo alberetto - un arbusto come tanti, sottoposto alle intemperie... eppure in grado di dare riposo e riparo a chiunque passi (v.19).
Questo reca il miracolo finale: «una forma di vita dal sapore di Vangelo […] che va al di là delle barriere della geografia e dello spazio. Qui [s. Francesco] dichiara beato colui che ama l’altro quando fosse lontano da lui, quanto se fosse accanto a lui».
Sebbene ripresa da espressioni del Primo Testamento, nei tratti descritti da Lc la figura evangelica degli uccelli del cielo illustra «l’essenziale di una fraternità aperta, che permette di riconoscere, apprezzare e amare ogni persona al di là della vicinanza fisica, al di là del luogo del mondo dove è nata o dove abita» [cf. enciclica Fratelli Tutti, n.1].
L’esperienza del Santo di Assisi dal «cuore senza confini, capace di andare al di là delle distanze» introduce in una logica di dialogo che evita «ogni forma di aggressione o contesa e anche di vivere un’umile e fraterna sottomissione» - senza mai imporre una «guerra dialettica» o le «dottrine» [FT, 3-4].
Quindi è sufficiente mettere un pizzico di lievito nella massa per farla completamente fermentare.
Il lievito non risalta, è nascosto: sparisce dentro. E a quel tempo tutto si conservava in una semplice madia casalinga.
Approfondendo la vita nello Spirito, ripetutamente ci rendiamo conto che abbiamo visto solo in parte: c’è ancora molto (più) da scoprire - in relazione allo sviluppo della vita ordinaria.
Quindi intuiamo sia in fondo alla portata di ciascuno; certo, non misterico, né acquisibile in una qualsiasi delle discipline dell’arcano.
Insomma, malgrado i megalomani, le dimensioni del Regno di Dio, dell’universo dell’anima, e della Missione, non sono cosa verificabile immediatamente e completamente.
Bisogna introdursi in un processo, personale e tutto celato - per questo autenticamente sorgivo, convinto, e paradossalmente spalancato.
Infatti, persino «ad opera compiuta, ritrarsi è la Via del Cielo» [Tao Tê Ching, ix].
All’orizzonte di ogni cammino c’è sempre una nuova pianta, un’altra ‘genesi’, una differente fioritura nel tempo delle stagioni; un’inedita effervescenza, da introdurre nell’antico assetto già capitalizzato.
Questo splendore e vitalità nascosti del cuore intuitivo e missionario, non appartiene ai rituali “culturali” o collettivi, né a doveri di contorno.
I lasciapassare artificiosi ci rendono prigionieri di condizionamenti che attenuano la percezione e smorzano la missione per cui siamo nati.
Anzi, uscire dal branco che partorisce i soliti pallidi (solo drogati) modelli interpretativi sarà un'opportunità per scoprire qualcosa di nuovo.
Sbalordiremo anche delle nostre stesse intime capacità propulsive - accompagnati solo dall’Amico che vede nel segreto.
Seme e fermento lavorano ignoti.
Mancanza di riflettori, situazione povera, piccolezza... non sono ostacoli alla crescita, bensì la condizione.
Ciò che sembra niente diventa quel che la Creazione attende.
Si vede appena o affatto - ma dando tempo senza forzare e affrettare, ottiene l’evoluzione cordiale e domestica che non stona con Dio e i minimi.
La Chiesa che verrà non sarà invadente: non pretenderà l’adesione [pena esclusioni].
Per questo motivo il dinamismo di crescita avrà un esito fuori scala, ma solo dal punto di vista umano e delle capacità ospitali (v.19), non per grandiosità concitate.
Priva di magnificenze clamorose, eclatanti e ricercate, la nuova Sposa divina si coglierà nell’attitudine alla pienezza. Ma solo perché corrisponderà al progetto di vita completa che ci abita il petto, e misteriosamente intuiamo nostro.
Capiremo: farà star bene tutti.
L’insicuro diventerà deciso, il perdente si tramuterà per Grazia in sapiente. Capiremo che accogliere la Parola e corrispondere alla propria Vocazione personale non sarà terrificante, bensì rigenerante.
Chi non s’incarta ma sposterà i suoi pensieri, punterà tutto, farà venir fuori la propria essenza.
Intuiremo che il nostro essere è già calibrato su trame innate, sommesse, personalmente-socialmente corrispondenti.
Nello Spirito e nella vita reale scopriremo il Magnifico qualitativo e speciale che i più conformisti e precipitosi, meno dialogici o capaci di ascolto, nemmeno lontanamente immaginano possa eccellere.
Per interiorizzare e vivere il messaggio:
Quale astuzia sensazionale ha tentato di distruggere la tua terra?
Quale conformismo - anche di clan - ti ha fatto impallidire?
Quale Parola sommessa e calibrata su di te non ha prodotto trambusti, bensì ha rigenerato la tua passione, e ha dilatato la vita?