E i Piedi di Gesù, baciati dall’ospite imprevista e censurata
(Lc 7,36-50)
È l’Amore quel cammino di perfezione desiderato da Dio per farci crescere, e a nostro favore - non il formalismo sterilizzato e la potenza coattiva allestiti a Casa di Simone (in Chiesa, da Pietro e altri severi censori).
Ciò che unisce sul serio nelle convinzioni viene da dentro, dal nostro Nucleo; non dipende dall’esterno.
L’Amore non si programma a tavolino o sulla base di modelli sacrali, né sopporta binari cerebrali e moralisti. Esprime il cuore con sincerità.
Non è una realtà che soggiace a distanze sociali, di ceto - o cerchia più o meno disciplinata dal mestiere (dipendente dal “dietro le quinte”) che resiste all’obbligo di unirsi ai diversi, ritenuti inadeguati impuri ficcanaso.
Quindi l’empatia e l’amorevolezza non appaiono o scompaiono a comando, a progetto e secondo codice, disciplina, stagione.
Appartengono al lato profondo dell’essere donne e uomini d’ogni tempo.
Non è un perbenismo di facciata, né il paesaggio rituale, che possono condurre l’esistenza nello Spirito in modo pregevole, ma la passione.
Ecco il legame lacrime-Perdono.
I formalismi eterodiretti - con le loro formule poco festose e che non ci appartengono - annientano la nostra essenza e le emozioni più potenti.
Il patto sociale preteso dalla gerontocrazia è un riferimento sempre fuori di noi: e sarà il solito bene della tradizione, dell’opinione, dell’ambiente circostante, del calcolo in situazione, delle maniere e del “giro”; in ogni caso, di altri.
Siamo davvero vuoti a perdere, o destinati solo a dover sostenere i veterani, senza spazi per la testimonianza critica e un linguaggio attivo?
E sotto a imitare “padri”, modelli, codici già progettati (persino nei minimi dettagli) a uso dei sentimenti tradizionali di assemblee sempre più attempate?
L’Amore con tutto il cuore scatta quando abbiamo bisogno di fare l’Incontro decisivo: quell’occasione che sentiamo ci farà aprire le porte a risorse, capacità, talenti, energie, altrimenti inespresse o soffocate.
Sciogliendosi i capelli in pubblico, la “peccatrice” sembra quasi figura della “barchetta” minore, che si porge e non offre resistenza ma solo supporto a quella protagonista (Lc 5,2.7.11).
Si tratta d’una comunità spuria e seconda, rispetto alla chiesa ufficiale degli apostoli sempre “vicini” - e di estrazione culturale frammista, a differenza della prima comunità ancora giudaizzante.
Essa si propone al Tu-per-tu con un gesto d’indipendenza: ha bisogno d’un rapporto più spontaneo e personale col Signore, unico che la guarda in modo non superficiale.
Relazione impedita proprio da coloro che si assiepano attorno a Lui, ma per mettergli il bavaglio, e a cuccia.
Gli habitué - tutti prevedibili - non apprezzano il favore ricevuto, sebbene da molto tempo partecipino del banchetto (eucaristico), ma ormai solo da praticanti delle più ribadite litanie.
La “sicurezza” dei meccanismi e delle idee condite di pregiudizio impedisce di sperimentare il Gratis.
Invece di accogliere, le vecchie guide allontanavano; convivevano solo coi loro seguaci - servili e cortigiani - nel mondo degli incantesimi arcaici.
Non facevano scaturire nessuna forza interiore nuova. Temevano qualsiasi sobbalzo che potesse incrinare il loro piedistallo.
Bloccavano qualsivoglia emancipazione o scoperta. Non amavano le persone che avevano bisogno di liberarsi dalle strettoie della vita.
Non erano adoratori del grande Cammino del Maestro (cf. il continuo riferimento ai suoi «piedi») ma pedissequi mercanti di segni astratti - già consolidati o di contrabbando - e d’un Gesù ridotto a immobile sfinge (o icona devota, rituale e “culturale”).
L’adesione intima totale viene prima di ogni cosa che possiamo adempiere o pensare. Non si combina con l’opportunismo di posizione per Cristo.
Il trasporto tutto umano privo di cortine è quel che non ci renderebbe stracolmi di supponenza e incapaci di riconoscere i suoi Doni.
Chi è convinto di dare lui qualcosa a Dio, certo non lo ama. Tiene solo a se stesso: l’apparenza predatrice, ingannevole.
Ancora oggi la scelta che ci riguarda è fra particolari trascurabili o entrare nel cuore dell’autentica Relazione.
Su questo piano, il padrone di Casa soffriva vertigini subito, fin d’allora.
Simone è impaurito dalla sola idea che il Maestro tenti di farlo entrare in una nuova logica: «Suppongo...» (v.43).
Teme l’incombere di qualsiasi scossone alternativo, che possa incrinare il suo mondo abitudinario e ingessato.
Mentre il mondo reale segue i suoi cicli, gli arroccati pretendono stabilità - ma così bloccano la crescita.
Accettando invece gli imprevisti, scopriamo versanti inesplorati, che accostano potenzialità insite cui non avevamo concesso spazio.
I mutamenti continui sono semplicemente il sale della vita. E la stessa fine di un paradigma religioso-culturale è inevitabile.
Diventa fondamentale perciò assumere un atteggiamento genuino, e mettersi in gioco.
La Salvezza è frutto d’immediatezza personale commossa, e persino già ottenuta senza opere di legge: non rapporto di lavoro e ipocrisia [straordinari contro compenso] in ambienti asettici, con cuori invecchiati, assuefatti e pieni di muffa.
Insomma, il brano di Vangelo vuol farci riflettere su chi è più disposto ad amare: coloro che possono allestire paraventi dietro i quali consentirsi anche ciò che rinnegano in modo plateale… oppure le piccole anime che spontaneamente si accostano alla propria ‘sorgente’ - prive di maschera sociale?
Per interiorizzare e vivere il messaggio:
Guardando il nostro comportamento, gli emarginati dal giro perbenista avrebbero certezza di essere accolti spontaneamente e gratuitamente da noi oggi?