Ago 22, 2024 Scritto da 

Gesù in sinagoga: la Liberazione

Sciolti dalla mentalità automatica

(Lc 4,31-37)

 

Nel terzo Vangelo i primi segni del Signore sono il tranquillo scampare alle minacce di morte [agitate dalla sua gente!] e la guarigione del posseduto.

In tale modo di narrare la vicenda di Gesù, Lc indica le priorità che le sue comunità vivevano: anzitutto, bisognava sospendere le lotte intime, inculcate dalla tradizione giudaizzante e dal suo “saper stare al mondo”.

Nel paesino cocciuto e conformista di Nazaret il Maestro non riesce a comunicare la sua novità, e si vede costretto a cambiare residenza.

Non si rassegna, anzi: Cafarnao era all’incrocio di strade importanti, il che facilitava contatti e divulgazione.

Fra persone di tutti i ceti, il Figlio di Dio desiderava creare una coscienza fortemente critica verso le dottrine omologate dei capi religiosi.

Egli non citava meccanicamente gl’insegnamenti - modesti - delle autorità, ma partiva dalla sua esperienza di vita e dal rapporto vivo col Padre.

Non cercava appoggi, né per vivere sicuro e neppure per l’Annuncio - così creava menti sgombre e un fremito inconsueto.

In tal modo, nelle anime sospendeva i consueti dubbi di coscienza, le solite battaglie inoculate dalla cappa costume-dottrina-morale, e le sue lacerazioni interiori.

In modo trasparente e totalmente non artificioso, ancora oggi Cristo [nei suoi] scampa il male e lotta contro le forze plagianti, riduttive della nostra personalità.

Nella mentalità degli automatismi privi di Fede personale, a quel tempo sembrava che ci si trovasse quasi a dover subire le potenze del convincimento esterno.

Tutto ciò per evitare di esser emarginati dalla ‘nazione’ [e da gruppi regolati sul conformismo].

Vale anche per noi.

Il dovere di partecipare a rituali collettivi - qui il sabato in sinagoga - rischia di attenuare la nostalgia intima del «noi stessi» che fornisce nutrimento all’eccezionalità vocazionale.

Originalità della storia della salvezza che viceversa potremmo diventare, senza la palla al piede di alcune regole del quieto vivere, al minimo - ritmato di momenti sociali consuetudinari e giorni simbolici [talora svuotati di senso].

(Tutto nei modi trasandati e meccanici che sappiamo a memoria, e non vogliamo più, perché sentiamo che non ci fanno raggiungere un livello superiore).

Il Maestro in noi ancora oggi fronteggia il potere che riduce le persone nella condizione di faciloneria senza originalità: un grigio e perpetuo tran-tran allergico alle differenze.

Apatia che produce paludi e camposanti anticipati, dove nessuno protesta ma neppure stupisce.

 

Nel Vangelo, la persona che d’improvviso fa scintille era da sempre un tranquillo frequentatore di assemblea, che stancamente trascinava la sua vita spirituale in piccoli ambiti senza colore, privi di largo respiro e ritmo.

Ma la Parola del Signore ha in sé una carica reale: la forza della beatitudine del vivere, del creare, dell’amare in verità - che non odia le caratteristiche eccentriche.

Dove giunge tale Appello vengono smascherati e saltano fuori dalle tane [prima simulate, concordiste, assuefatte, artificiosamente omologate] tutti i demoni che non t’aspetti.

Chi incontra Cristo è rovesciato dallo strapuntino abulico, capovolto seduta stante; vede le sue certezze buttate all’aria

Rivolgimento che consente alle sfaccettature celate o represse di fare la loro parte - anche se non sono “come dovrebbero essere”.

Insomma, il Vangelo invita ad accogliere tutto ciò che c’è in noi, così com’è, non attenuato; moltiplicando le energie - perché dentro si annida il meglio della nostra Chiamata alla personale Missione.

In Cristo, i nostri poliedrici volti [pur contraddittori] possono scendere in campo insieme, senza più reprimere i territori preziosi dell’anima, dell’essenza, del carattere, di un’altra persuasione - anche lontana o irripetibilmente singolare.

L’habitué delle assemblee viene sì scomodato e interpellato, ma almeno non rimane imbambolato come prima: fa un progresso vistoso dall’esistenza assopita e rituale - piegata, ripetitiva, spenta e finta.

È liberato faccia a faccia da tutte le propagande e luoghi comuni che prima lo tenevano buono, soggiogato, a guinzaglio delle “autorità” e dell’ambiente conservativo che respingeva ogni entusiasmo.

 

La nenia del luogo e tempo sacri era una litania che tutto sommato ci poteva stare, ma la proposta critica di Gesù restituisce coscienza e libertà da territori inculcati, infondendo stima, capacità di pensiero e voglia di fare.

Ora non più in disparte, ma in mezzo alla gente (v.35).

Dalla stanchezza dell’assuefazione prettamente cultuale, e persino attraverso una protesta che rompe l’apatia, la Persona divina e il suo Richiamo ci destano.

Costringono a una vita da salvati, di nuova testimonianza che sembrava impossibile.

Senza tanti complimenti e per farci correre privi d’ipocrisie celate dentro, anche a noi il Signore tira fuori tutte le rabbie, i disaccordi, le alienazioni attenuanti l’anima.

Non basta più fare numero [allineati e coperti], ormai bisogna scegliere.

 

La differenza tra religiosità comune e Fede viva? Lo stupore d’una Felicità profonda, personale, inattesa.

Infatti, via da pesi abitudinari e mentali, spegneremo le guerre con noi stessi e andremo a braccetto perfino coi nostri difetti - scoprendone la nascosta fecondità.

 

 

Per interiorizzare e vivere il messaggio:

 

L’incontro con Gesù vivo nella Chiesa ti ha liberato da forme di alienazione e restituito a te stesso o ti ha fatto tornare a chiedere appoggi, conferme sacrali, e quiete - come frequentassi una zona-relax?

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

The Church desires to give thanks to the Most Holy Trinity for the "mystery of woman" and for every woman - for that which constitutes the eternal measure of her feminine dignity, for the "great works of God", which throughout human history have been accomplished in and through her (Mulieris Dignitatem n.31)
La Chiesa desidera ringraziare la Santissima Trinità per il «mistero della donna», e, per ogni donna - per ciò che costituisce l'eterna misura della sua dignità femminile, per le «grandi opere di Dio» che nella storia delle generazioni umane si sono compiute in lei e per mezzo di lei (Mulieris Dignitatem n.31)
Simon, a Pharisee and rich 'notable' of the city, holds a banquet in his house in honour of Jesus. Unexpectedly from the back of the room enters a guest who was neither invited nor expected […] (Pope Benedict)
Simone, fariseo e ricco “notabile” della città, tiene in casa sua un banchetto in onore di Gesù. Inaspettatamente dal fondo della sala entra un’ospite non invitata né prevista […] (Papa Benedetto)
God excludes no one […] God does not let himself be conditioned by our human prejudices (Pope Benedict)
Dio non esclude nessuno […] Dio non si lascia condizionare dai nostri pregiudizi (Papa Benedetto)
Still today Jesus repeats these comforting words to those in pain: "Do not weep". He shows solidarity to each one of us and asks us if we want to be his disciples, to bear witness to his love for anyone who gets into difficulty (Pope Benedict)
Gesù ripete ancor oggi a chi è nel dolore queste parole consolatrici: "Non piangere"! Egli è solidale con ognuno di noi e ci chiede, se vogliamo essere suoi discepoli, di testimoniare il suo amore per chiunque si trova in difficoltà (Papa Benedetto))
Faith: the obeying and cooperating form with the Omnipotence of God revealing himself
Fede: forma dell’obbedire e cooperare con l’Onnipotenza che si svela
Jesus did not come to teach us philosophy but to show us a way, indeed the way that leads to life [Pope Benedict]
Gesù non è venuto a insegnarci una filosofia, ma a mostrarci una via, anzi, la via che conduce alla vita [Papa Benedetto]
The Cross of Jesus is our one true hope! That is why the Church “exalts” the Holy Cross, and why we Christians bless ourselves with the sign of the cross. That is, we don’t exalt crosses, but the glorious Cross of Christ, the sign of God’s immense love, the sign of our salvation and path toward the Resurrection. This is our hope (Pope Francis)
La Croce di Gesù è la nostra unica vera speranza! Ecco perché la Chiesa “esalta” la santa Croce, ed ecco perché noi cristiani benediciamo con il segno della croce. Cioè, noi non esaltiamo le croci, ma la Croce gloriosa di Gesù, segno dell’amore immenso di Dio, segno della nostra salvezza e cammino verso la Risurrezione. E questa è la nostra speranza (Papa Francesco)
«Rebuke the wise and he will love you for it. Be open with the wise, he grows wiser still; teach the upright, he will gain yet more» (Prov 9:8ff)
«Rimprovera il saggio ed egli ti sarà grato. Dà consigli al saggio e diventerà ancora più saggio; istruisci il giusto ed egli aumenterà il sapere» (Pr 9,8s)
These divisions are seen in the relationships between individuals and groups, and also at the level of larger groups: nations against nations and blocs of opposing countries in a headlong quest for domination [Reconciliatio et Paenitentia n.2]

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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don Giuseppe Nespeca

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