Lug 31, 2024 Scritto da 

Come non diventare un non-popolo?

Divino nell’Umano: gesti forti, dignitosi e fraterni, non di repertorio

(Mt 13,54-58)

 

«I cristiani sono popolo sacerdotale per il mondo. I cristiani dovrebbero rendere visibile al mondo il Dio vivente, testimoniarLo e condurre a Lui. Quando parliamo di questo nostro comune incarico, in quanto siamo battezzati, ciò non è una ragione per farne un vanto. È una domanda che, insieme, ci dà gioia e ci inquieta: siamo veramente il santuario di Dio nel mondo e per il mondo? Apriamo agli uomini l’accesso a Dio o piuttosto lo nascondiamo? Non siamo forse noi – popolo di Dio – diventati in gran parte un popolo dell’incredulità e della lontananza da Dio? Non è forse vero che l’Occidente, i Paesi centrali del cristianesimo sono stanchi della loro fede e, annoiati della propria storia e cultura, non vogliono più conoscere la fede in Gesù Cristo? Abbiamo motivo di gridare in quest’ora a Dio: “Non permettere che diventiamo un non-popolo! Fa’ che ti riconosciamo di nuovo! Infatti, ci hai unti con il tuo amore, hai posto il tuo Spirito Santo su di noi. Fa’ che la forza del tuo Spirito diventi nuovamente efficace in noi, affinché con gioia testimoniamo il tuo messaggio!».

[Papa Benedetto, omelia 21 aprile 2011]

 

Il Divino nell’Umano si rende Presente nelle relazioni intense, accoglienti, che aprono a recuperi inspiegabili; quindi trapela nei gesti forti, dignitosi e fraterni - non di repertorio.

 

Nel passo di Vangelo di oggi c’è una differenza rilevante con la traduzione CEI (‘74) precedente (vv.54.58).

Il Signore ci aiuta a crescere con veri «prodigi», non con “miracoli”[eventi puntuali] bensì operando nell’intimo, modificando il cuore rattrappito e migliorandoci col suo Amore.

Il «profetico» non ha a che fare col clamoroso che s’impone.

Solo così non ci si stancherà del buono che non è brillante; né si disprezzerà l’esistenza della gente normale, perché senza prestigio e titoli.

Le opere potenti di Gesù si dispiegano nel tempo - educando, non impressionando e assoggettando.

I suoi ‘segni’, quei recuperi inspiegabili che compie, sono calibro e frutto d’un Incontro-per-Via che cresce.

Opera d’Arte (assai meglio di scorciatoie accidentali) è che il profittatore diventi giusto, il dubbioso più sicuro, l’infelice riprenda a sperare.

Ci vuole tempo, anche se lo stupore può essere immediato.

Il Mistero della potenza del nuovo Dio annunciato da Cristo si cela in ‘Qualcuno dentro qualcosa’.

È la trama ove si annidano i Segni d’una Realtà grande, cui malgrado le difficoltà abbiamo accesso e siamo partecipi.

 

La Persona di Gesù narra di un Padre il quale non teme che la sua santità sia messa in pericolo dal contatto col mondo.

Il Mistero sovreminente è già nell’uomo comune.

Quindi il conflitto non è coi forestieri, bensì con i soliti ostinati “vicini” colmi di pregiudizio - abitudinari e assuefatti, i quali già sanno come va a finire... Ma non inaugurano nulla.

Invece il Figlio non è più un bambinone del posto: un programma quieto del «villaggio», il prodotto d’idee arcaiche normali o di propositi già trasmessi, che nessun Incontro potrà destare e smuovere.

In patria il Maestro non sbalordisce come altrove: incontra una diffidenza che logora di giorni tutti contati quella sporgenza del credere che colmerebbe le indigenze.

La Fede invece comprende ciò che taglia il Sogno impossibile della Novità: il nostro vanto non è da condizione sociale, né da genere stabilito.

Essa coglie un suo peso specifico non nei balocchi del folklore, bensì appunto nel rigenerare - per l’incessante riattivarsi dell’interesse intrinseco.

In tal guisa, la Fede non è retorica: intuisce che lo stato di dubbio è più fecondo delle convinzioni.

 

Come si diventa un non-popolo?

Le sicurezze non lasciano respiro all’inventiva del fare inusuale, né al sentimento o alla crescita della Vita forte, non sfigurata dal repertorio di compimenti attesi.

 

 

Per interiorizzare e vivere il messaggio:

 

Come la tua esistenza ordinaria riscatta le vicende della gente malferma?

Come vivi il di più della Fede sulle abitudini e luoghi comuni?

 

Aspettative, incomprensioni - e lo spirito della valle

(Mc 6,1-6)

 

Lato domestico, non addomesticazioni

 

Dove la Fede è carente avvengono solo piccoli cambiamenti, non i prodigi sbalorditivi della presenza alternativa del Regno di Dio:

«E non poté fare là alcuna opera potente, se non che avendo imposto le mani a pochi infermi, curò» (v.5).

Non ci capacitiamo che il Signore possa provenire da umili origini, disonorevoli, come potrebbero essere le nostre - prive di grandi vincoli dinastici, o salti di ceto violenti.

Dice il Tao Tê Ching (vi):

«Lo spirito della valle non muore [...] viene usato, ma non si stanca». Commenta il maestro Wang Pi:

«Lo spirito della valle è la non-valle al centro della valle. Non ha forma né ombra, nulla contrasta e nulla rifiuta, resta in basso senza muoversi, si mantiene cheto senza affievolirsi. La valle è completata da esso, eppure non se ne vede la forma: questo è il modello più perfetto».

Al pari dei codici della Sapienza di natura, la Fede in Cristo dà l’addio all’idea diffusa nelle culture e religioni istituzionali, rappresentative e verticiste.

Tutte maldisposte, nei loro grandi saperi, a occuparsi della normalità della vita che fluisce.

 

Gesù evita modelli rigidi o di grande apparenza. Si dona con semplicità ai suoi paesani e mira alla formazione degli autentici credenti.

La loro Fiducia dev’essere riposta unicamente nel Regno di Dio - dimensione che davvero rompe gli equilibri, perché s’introduce nell’esistenza diurna, e la fermenta a partire da radici invisibili.

Quale inviato del Padre, vorrebbe che tutto il popolo fosse edificatore e alfiere di altri sogni - ma nel suo villaggio natale si sente come bloccato da chi è incapace di decifrare la dimensione del divino nell’umano.

Egli deve fronteggiare l’incomprensione ottusa dei centri di potere, ma anche le inadempienze e le speranze stesse - quiete o divisive - della realtà popolare che frequenta i luoghi di culto.

I paesani si attendevano le solite benedizioni (ormai assuefatte) o forse un capo carismatico in lotta contro i romani - e qui volentieri usavano far leva sulla vampa dell'identità religiosa, per infiammare gli animi.

Avrebbero accettato un capitano bellicoso, che rispecchiasse credenze arcaiche - invece si ritrovano delusi della realtà inapparente sotto gli occhi.

Non sanno scoprire la trama di Dio nella storia dei minimi.

Viceversa, numerosi sono i segni divini iscritti in quanto si manifesta sommario: avvisaglie che possono farci scoprire la dimensione non puramente terrena delle cose, delle relazioni, delle presenze; così via.

Molti fraintendono lo spirito di forza che la Fede ci trasmette.

Essa rompe gli equilibri perché non offre garanzie già immaginate - ma è in fondo domestica e tutta naturale [ogni Seme ha il suo destino e sviluppo particolare].

Come mai dunque il ragazzo che hanno conosciuto fin dalla nascita è così diverso?

Per il fatto che non c’è equazione fra ciò che si pensa in modo conformista, e il Signore. Neppure dando enfasi ai propositi.

 

Sia le grandi attese che la prossimità possono essere di ostacolo per una conoscenza quotidiana di ciò che di straordinario si cela dietro la dimensione ordinaria degli accadimenti e delle persone.

Anche molti confratelli o collaboratori di Santi non hanno saputo cogliere l’eccezionalità di una vita comune vissuta in fedeltà e dedizione alla propria Chiamata per Nome. Tanto più reale quanto meno appariscente.

L’incomprensione e la gelosia paesana di chi vive accanto e insegue un suo dio - sfigurato - è fonte di amarezza; ma non ci blocca.

L’esperienza del rifiuto spinge a cambiare direzione (v.6b).

L’anima vive sotto il segno dell’Unicità che rinuncia al preconcetto, alla vita tranquilla, alla semplice approvazione, al facile successo.

E le porte chiuse possono essere un valore aggiunto! Esse ci aprono al viaggio dell’anima nello Spirito, all’Annuncio eccentrico, alla Missione stupefacente.

 

Purtroppo, registriamo un altro genere di spirito della “valle” - di segno del tutto negativo, che nell’azione di evangelizzazione e animazione delle comunità s’identifica con la pastorale del consenso [io ti dò quello che tu vuoi].

Il coordinatore astuto gestisce i rapporti con i fedeli, le masse e le istituzioni con estrema accortezza, nonché aspettative - concrete, immediate - d’approvazione e tornaconto individuale o di cerchia.

Talora alcuni responsabili (anche di chiesa) sembrano nient’altro che abili affabulatori: non combattono le strutture disumanizzanti, né i potenti sul territorio. Viceversa, cercano di farseli alleati, per vincere facile.

Sussiste anche nel tempo della crisi globale la convinzione che le strutture educative, culturali e “religiose” possano andare avanti solo col sostegno esterno delle gerarchie di potere, e dell’ordine stabilito da sempre. O con la ricerca di altri “segni” e altrettanti prodigi.

Purtroppo tale atteggiamento al ribasso, esteriore - per stanchezza, assai diffuso - non equivale alla valorizzazione dei più variegati e intimi Doni di Dio nelle persone, né alla promozione del Regno.

Ovvio poi che i frequentatori del palazzo non amino gli incendiari: chi detiene titoli e un ruolo glorioso resta impermeabile al lavoro dello Spirito che fa nuove tutte le cose.

[Ogni opportunista resta purtroppo legato alle catene di comando, agli antichi equilibri tattici che gli hanno pur garantito carriera, posizione, lustro, visibilità, facili sicurezze a contorno].

 

L’aspetto forse peggiore di questo gioco al ribasso e al normale comun denominatore è probabilmente la dozzinale identificazione tra ordine garantito dall’Evangelo ed equilibrio corrente.

Un’illusione di sintonia esterna fra Beatitudini annunciate dal Signore e opportunità di vita quieta, o guadagno, e riconoscimenti sociali.

Così i princìpi vissuti in prima persona dal Maestro vengono sovvertiti da alcuni seguaci, in strategia opaca che finisce per snaturare il Lieto Annuncio in favore di ogni smarrito.

E ciascun malfermo sebbene insoddisfatto, tende spontaneamente ad adeguarsi alle piccole certezze che trova, offerte dalla retorica di pur grandi narrazioni.

Ancora oggi invece la Parola di Dio fa scintille con il facile richiamo di tali dinamiche e strutture di autentico “peccato”: le minaccia senza mezzi termini.

Esse infatti sequestrano le anime, le rendono conformiste, indifferenti all’ingiustizia, timorose della libertà - e tendono a prendere in ostaggio perfino il Dio dell’Esodo.

Il Padre però continua a suscitare Profeti eccentrici: essi rendono tutti noi più capaci di percepire il genio del tempo. Nonché i talenti personali dispiegati - anche fra le irritate minacce dei “compaesani” presi dal marketing livellante.

Annunciatori che rischiano di rimanere senza protezione o casato, ovvio.

Ma che si rifiutano di apporre sigilli già pronti allo spirito di mediocrità che non infastidisce nessuno.

 

 

Per interiorizzare e vivere la Parola, chiediamoci:

 

Cosa è cambiato nel tuo percorso da quando hai cominciato a vivere più intensamente in adesione al Cristo? Come ha reagito il tuo ambiente?

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

Luke’s passage puts before the eyes a double slavery: that of man «with his hand paralyzed, slave of his illness», and that of the «Pharisees, scribes, slaves of their rigid, legalistic attitudes» (Pope Francis)
Il racconto di Luca mette davanti agli occhi una duplice schiavitù: quella dell’uomo «con la mano paralizzata, schiavo della sua malattia», e quella «dei farisei, degli scribi, schiavi dei loro atteggiamenti rigidi, legalistici» (Papa Francesco)
There is nothing magical about what takes place in the Sacrament of Baptism. Baptism opens up a path before us. It makes us part of the community of those who are able to hear and speak [Pope Benedict]
Il Sacramento del Battesimo non possiede niente di magico. Il Battesimo dischiude un cammino. Ci introduce nella comunità di coloro che sono capaci di ascoltare e di parlare [Papa Benedetto]
Thus in communion with Christ, in a faith that creates charity, the entire Law is fulfilled. We become just by entering into communion with Christ who is Love (Pope Benedict)
Così nella comunione con Cristo, nella fede che crea la carità, tutta la Legge è realizzata. Diventiamo giusti entrando in comunione con Cristo che è l'amore (Papa Benedetto)
«Francis was reproaching his brothers too harsh towards themselves, and who came to exhaustion by means of vigils, fasts, prayers and corporal penances» [FS 1470]
«Francesco muoveva rimproveri ai suoi fratelli troppo duri verso se stessi, e che arrivavano allo sfinimento a forza di veglie, digiuni, orazioni e penitenze corporali» [FF 1470]
From a human point of view, he thinks that there should be distance between the sinner and the Holy One. In truth, his very condition as a sinner requires that the Lord not distance Himself from him, in the same way that a doctor cannot distance himself from those who are sick (Pope Francis)
Da un punto di vista umano, pensa che ci debba essere distanza tra il peccatore e il Santo. In verità, proprio la sua condizione di peccatore richiede che il Signore non si allontani da lui, allo stesso modo in cui un medico non può allontanarsi da chi è malato (Papa Francesco)
The life of the Church in the Third Millennium will certainly not be lacking in new and surprising manifestations of "the feminine genius" (Pope John Paul II)
Il futuro della Chiesa nel terzo millennio non mancherà certo di registrare nuove e mirabili manifestazioni del « genio femminile » (Papa Giovanni Paolo II)
And it is not enough that you belong to the Son of God, but you must be in him, as the members are in their head. All that is in you must be incorporated into him and from him receive life and guidance (Jean Eudes)
E non basta che tu appartenga a Figlio di Dio, ma devi essere in lui, come le membra sono nel loro capo. Tutto ciò che è in te deve essere incorporato in lui e da lui ricevere vita e guida (Giovanni Eudes)
This transition from the 'old' to the 'new' characterises the entire teaching of the 'Prophet' of Nazareth [John Paul II]
Questo passaggio dal “vecchio” al “nuovo” caratterizza l’intero insegnamento del “Profeta” di Nazaret [Giovanni Paolo II]
And this is the problem: when the People put down roots in the land and are the depository of the Law, they are tempted to place their security and joy in something that is no longer the Word of God: in possessions, in power, in other ‘gods’ that in reality are useless, they are idols [Pope Benedict]

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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