Dic 26, 2024 Scritto da 

Maria, l’Arte della Rinascita

(Nm 6,22-27; Lc 2,16-21)

 

Benedire il popolo era antica prerogativa del sovrano che agiva in nome di Dio e in un primo tempo aveva funzioni sacerdotali.

Ma in atteggiamento d’incontro che rende presente Dio in mezzo alle folle - il popolo del suo Volto - quello del re antico diventa anche un atto di culto da ritrovare.

Abbiamo bisogno di sentire che siamo benedetti: per non spegnerci, per rigenerare la verità affettiva che ci abita e riporta alla vita, quindi contemplarla e così avviare qualsiasi avventura.

La maledizione non rafforza, indica un rifiuto; ci separa. Benedire è la via della condivisione e della Pace, ossia della raggiunta completezza.

In Israele la benedizione divina era (infine) attesa in guisa materiale. Ma la formula del sacerdozio aronnita attesta l’idea originaria che la vita umana non ha il suo segreto nella configurazione più ovvia.

Infatti, anche noi sappiamo che le situazioni parziali e di solo conforto, irenismo, benessere e sicurezza, si trasformano nel loro opposto - non fanno crescere l'integrità della vita [autentico senso biblico dello Shalôm].

Chi non segue intuizioni innate, un richiamo più radicale del sé, o annunci sbalorditivi (Lc 1,26-38. 2,8-15) non sviluppa il suo destino, non si muove, non rimette le cose a posto.

I proclami comuni finiscono per incenerire le personalità.

È vero che i pastori non trovano nulla di straordinario e prodigioso, se non una famiglia ridotta in una condizione ordinaria che conoscono.

Ma è quel semplice focolare a coinvolgerli nel nuovo progetto di Dio, e nell’annuncio della sua scandalosa Misericordia senza condizioni - che non li ha fulminati per impurità.

La religione li aveva bollati per sempre: esseri persi, spregevoli, senza rimedio.

Ora sono liberi dall’identificazione. Hanno un ‘altro occhio’ - come quello della “prima volta”: sguardo che li porterà al cento per cento.

Esodati che si trovano davanti un’immagine di Dio indifeso, essi non si preoccupano d’impegnarsi in una disciplina etica, che li avrebbe sgretolati.

Godono lo stupore d’una realtà semplicemente umana - in una misteriosa relazione di reciproco riconoscimento.

 

Strano che il modesto segno - un bimbo in una mangiatoia, luogo impuro dove si trastullavano le bestie - li convinca, faccia loro recuperare stima, li renda evangelizzatori (forse neanche assidui).

Al pari del Calvario cui rimanda, la Manifestazione risolutiva dell’Eterno è un paradosso. Ma la geografia affettiva di questa Betlemme priva di circuiti conformisti resta intatta, perché spontaneamente radicata in noi.

C’è un senso d’immediatezza, senza particolari intrecci o cerimonie.

Il Bambino neppure viene adorato dagli sguardi ora “puri” dei piccoli, vilipesi cani della prateria e delle transumanze - come viceversa faranno i Magi (Mt 2,11).

Loro neanche sapevano cosa significasse, riflettere cerimoniali di corte orientali - come il bacio delle pantofole rosse.

[Per questo motivo Papa Francesco le ha rifiutate, insieme all’ermellino - dopo che Paolo VI aveva avuto il coraggio di deporre il segno pluridirigista delle tiare, con le sue tre corone sovrapposte; un pochino più intricata è stata la vicenda dell’anacronistica sedia gestatoria].

I miserabili della terra (i lontani dei greggi) sono coloro che ascoltano l’Annuncio, verificano prontamente, e fondano la nuova stirpe’ divina.

Gente non tormentata dal giudizio statico, bensì ora ‘in mezzo’ a tutti gli uomini e non più ad alta quota.

 

Intanto Maria ‘ricercava il senso’ delle sorprese (v.19). Così rigenerava, per un nuovo modo di capire e stare insieme - per dare alla luce anche il mondo interno di tutto un diverso popolo della pienezza.

Ella ‘metteva insieme’ fatti e Parola, per scoprirne il filo conduttore, per rimanere ricettiva e non farsi condizionare dalle convinzioni dei recinti devoti, targati e inflessibili, che non le avrebbero dato scampo.

La Madre stessa, pur colta di sorpresa, si preparava all’eccentricità di Dio, senza allontanarsi dal tempo e dalla condizione reale.

La sua figura e quella dei pastori c’interpellano, chiedono il coraggio di una risposta - ma dopo aver lasciato fluire lo stesso genere di ‘presenze interiori’, visitatrici degne, cui è concesso esprimersi.

Anche Lei ha dovuto come noi passare dalle credenze dei padri alla Fede nel Padre. Dall’idea dell’amore come premio a quella del ‘dono’. 

Dalla pratica dei culti e delle chiusure che non rendono affatto intimi all’Eterno, all’apertura della mente e degli usci.

Non lo ha fatto senza fatica, ma sopportando le resistenze del suo ambiente arido…

Gesù è stato infatti circonciso - inutile rito che secondo l’abitudine pretendeva mutare l’annunciato Figlio di Dio in figlio di Abramo.

 

La Buona Novella proclama un capovolgimento: ciò che la religione d’altri tempi aveva considerato lontano dall’Altissimo, è vicinissimo a Lui; anzi, gli corrisponde appieno.

Mai accaduto prima, immaginarselo.

È spalancata l’avventura della Fede. E il nuovo Bimbo ha un Nome che ne esprime l’inaudita essenza di Salvatore, non di giustiziere.

Tutta la sua vicenda sarà appunto pienamente istruttiva anche sotto il profilo di come interiorizzare incertezze e disagi: questi momenti “no” e le precarietà c’insegnano a vivere.

Infatti, anche noi come Maria «andiamo riconoscendo» la presenza di Dio negli enigmi della Scrittura, nel Piccolo ‘avvolto in bende’ - persino nell’eco ancestrale dei nostri mondi interni.

E ci lasciamo andare - non sappiamo bene dove. Ma così è l’Infinito, nelle sue pieghe.

Il saggio Sogno che abita l’umano sa di humus antico, ma il suo eco rinasce ogni giorno, nella marea dell’essere che orienta a ‘guardare’ davvero, senza veli.

Un contegno conformista d’imbattersi e ‘vedere’ esteriormente le cose, non risolverebbe il problema.

Talora per non farsi condizionare bisogna riedificarsi nel silenzio, come la Vergine; costruirsi una sorta di isola ermeneutica che schiuda porte differenti, che introduca altre luci.

Entro il suo circuito sacro anche la Madre di Dio valorizzava le innate energie trasformative, proprio radicandole sugli interrogativi.

In tal guisa, tornando al suo essere primordiale e al senso del Neonato - immagine antica, cara a molte culture.

Entrava in un Altrove e non usciva dal campo del reale: dentro il suo Centro, senza fretta.

Ricercando il Sole annegato nel suo essere e che tornava, emergeva, risorgeva nell’intimo, la faceva esistere oltre.

Così non si lasciava assorbire energie da idee tradizionali o da situazioni esterne, che pure volevano rompere l’equilibrio.

Nella sua vereconda solitudine - colma di Grazia - quell’io superiore e celato nell’essenza veniva sempre più a Lei, si faceva nuova Alba e guida.

Non voleva vivere dentro pensieri, saperi e ragionamenti dintorno - nessuno capace di amplificare la vita - tutti in mano alle droghe delle convenzioni, disumanizzanti l’Incanto.

La magia felice di quel Frugolo di carne portava la sua Pace.

I Sogni sostenevano e veicolavano il suo Centro - facendo scorrere una vita nuova dal Nucleo della sua Persona, e la giovinezza del mondo.

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

The lamb is not a ruler but docile, it is not aggressive but peaceful; it shows no claws or teeth in the face of any attack; rather, it bears it and is submissive. And so is Jesus! So is Jesus, like a lamb (Pope Francis)
L’agnello non è un dominatore, ma è docile; non è aggressivo, ma pacifico; non mostra gli artigli o i denti di fronte a qualsiasi attacco, ma sopporta ed è remissivo. E così è Gesù! Così è Gesù, come un agnello (Papa Francesco)
Innocence prepares, invokes, hastens Peace. But are these things of so much value and so precious? The answer is immediate, explicit: they are very precious gifts (Pope Paul VI)
L’innocenza prepara, invoca, affretta la Pace. Ma si tratta di cose di tanto valore e così preziose? La risposta è immediata, esplicita: sono doni preziosissimi (Papa Paolo VI)
We will not find a wall, no. We will find a way out […] Let us not fear the Lord (Pope Francis)
Non troveremo un muro, no, troveremo un’uscita […] Non abbiamo paura del Signore (Papa Francesco)
Motherhood of innate Wisdom, which opens horizons: in the Church is leading us to different Dreams of being. Woman who wants to express herself by humanizing us
Maternità d’innata Sapienza, che apre gli orizzonti: nella Chiesa ci sta conducendo a differenti Sogni dell’essere. Donna che vuole esprimersi umanizzandoci
Raw life is full of powers: «Be grateful for everything that comes, because everything was sent as a guide to the afterlife» [Gialal al-Din Rumi]
La vita grezza è colma di potenze: «Sii grato per tutto quel che arriva, perché ogni cosa è stata mandata come guida dell’aldilà» [Gialal al-Din Rumi]
It is not enough to be a pious and devoted person to become aware of the presence of Christ - to see God himself, brothers and things with the eyes of the Spirit. An uncomfortable vision, which produces conflict with those who do not want to know
Non basta essere persone pie e devote per rendersi conto della presenza di Cristo - per vedere Dio stesso, i fratelli e le cose con gli occhi dello Spirito. Visione scomoda, che produce conflitto con chi non ne vuol sapere)
In the Holy Family, we are invited to "return to Jerusalem". But by observing the autonomy of the young Christ also in the holy city, we will gradually be able to open ourselves to the unprecedented vocation that we carry within
Nella sacra Famiglia, siamo invitati a «tornare a Gerusalemme». Ma osservando anche nella città santa l’autonomia del giovane Cristo, gradualmente sapremo aprirci alla vocazione inedita che portiamo dentro
Herod is a figure we dislike, whom we instinctively judge negatively because of his brutality. Yet we should ask ourselves: is there perhaps something of Herod also in us? Might we too sometimes see God as a sort of rival? Might we too be blind to his signs and deaf to his words because we think he is setting limits on our life and does not allow us to dispose of our existence as we please? (Pope Benedict)
Erode è un personaggio che non ci è simpatico e che istintivamente giudichiamo in modo negativo per la sua brutalità. Ma dovremmo chiederci: forse c’è qualcosa di Erode anche in noi? Forse anche noi, a volte, vediamo Dio come una sorta di rivale? Forse anche noi siamo ciechi davanti ai suoi segni, sordi alle sue parole, perché pensiamo che ponga limiti alla nostra vita e non ci permetta di disporre dell’esistenza a nostro piacimento? (Papa Benedetto)i

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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