Set 20, 2024 Scritto da 

Scienziati e Piccoli: l’unica preghiera di Gesù poco insegnata

(Mt 11,25-30)

 

Mondo astratto e incarnazione

(Mt 11,25-27)

 

«Il mondo dà credito ai “sapienti” e ai “dotti”, mentre Dio predilige i “piccoli”. L’insegnamento generale che ne deriva è che vi sono due dimensioni del reale: una più profonda, vera ed eterna, l’altra segnata dalla finitezza, dalla provvisorietà e dall’apparenza» [Papa Benedetto].

 

La Ragione larga di Dio non è secondo “fortuna”, o “misura”

 

A commento del Tao Tê Ching (iv) il maestro Ho-shang Kung scrive:

«I desideri umani sono acuminati e sottili, si sforzano di appropriarsi di merito e gloria. Quando sono smussati, l’uomo li padroneggia, e a imitazione della Via, non si riempie».

 

I capi guardavano la religiosità con scopi d’interesse. I professori di teologia erano abituati a valutare ogni virgola partendo dal proprio sapere, ridicolo ma supponente - estraneo alle vicende reali.

Gesù si trova contro persino i suoi famigliari. Sotto la cappa e il ricatto delle convenzioni sociali abitudinarie, anch’essi subivano il preconcetto del parere dei “grandi” e della evasiva tradizione orale, che non trasmetteva alimento al tessuto concreto del tempo umano.

Il Signore constata: persino gli Apostoli non sono persone libere; per questo non emancipano nessuno e addirittura impediscono qualsiasi svolta (cf. Lc 9).

Il loro modo di essere è talmente fondato su atteggiamenti standard e comportamenti obbligati da tradursi in armature mentali impermeabili.

La loro prevedibilità è troppo limitante: non dà respiro al cammino di coloro che invece vogliono riattivarsi, scoprire e valorizzare sorprese dietro i lati segreti della realtà e della personalità.

 

Ciò che rimane vincolato ad antiche costumanze [o astrazioni] e soliti protagonisti [o pseudo maestri sofisticati] non fa sognare, non è apparizione e testimonianza stupefacente d’Altrove; toglie ricchezza espressiva all’Annuncio e alla vita.

Il Maestro si rallegra della sua stessa esperienza, che reca una gioia non epidermica e un insegnamento dallo Spirito - su chi è ben disposto, e capace di comprendere le profondità del Regno, nelle cose comuni.

[A un certo punto del cammino spirituale, in Cristo ci si accorge di doversi distaccare dall’idolatria delle deferenze: soffocano e deridono la vita.

La Fede procede sul binario della Felicità della donna e dell’uomo concreti, resi viceversa fantoccio da una falsa pietà tutta esibizionista o disincarnata].

Insomma, dopo un primo momento di folle entusiaste, il Maestro approfondisce le tematiche e si ritrova tutti contro, tranne Dio e i minimi: i senza peso, ma con tanta voglia di cominciare da zero.

Barlume del Mistero che lievita la storia - senza farne un possesso.

 

A conclusione dell’enciclica Fratelli Tutti, Papa Francesco cita la figura e l’esperienza di Charles de Foucauld, il quale - sovvertendo tutto - «solo identificandosi con gli ultimi arrivò ad essere fratello di tutti» (n.287).

In un primo tempo anche Gesù rimane sbalordito per il rifiuto di chi si riteneva già soddisfatto della struttura religiosa ufficiale e non attendeva più nulla che potesse spodestare la pista battuta, destando abitudini (o fantasie) e tornaconto.

Poi supera la sorpresa iniziale: coglie pienamente, loda e benedice il disegno del Padre, facendolo proprio, stringendolo a sé.

Porta a piena e propria contezza il suo Segreto: che Radice della trasformazione dell’essere nell’Imprevedibile di Dio è il nascondimento, la “tapineria” [(tapeínōsis, “abbassamento”), da ταπεινός (tapeinós, “basso”) [v.29; Lc 1,48].

Qui il Figlio conosce e intende il nucleo delle Attese e delle Promesse dell’Alleanza, e i suoi protagonisti - a contrario: la Persona affidabile nasce appunto dai bassifondi, non dal ceto delle élites.

Insomma, Cristo intuisce  l’autenticità a tutto tondo proprio dei malfermi - impulso profondo, motivo, motore, quintessenza e unica energia della storia della salvezza.

Trasparenza dell’Eterno, che viene da un’altra elaborazione.

Genesi stessa che sconvolge il rapporto religioso consolidato, talora divenuto inerte e “rassicurante” - mai profondo né decisivo per le sorti umane.

 

Dio è Relazione semplice: demitizza l’idolo della grandezza.

L’Eterno non è più il padrone del creato [Colui che si manifestava forte e perentorio; nella sua azione, ancora nel Patto antico illustrato attraverso le potenze incontenibili della natura].

Tutto il contrario. In tal guisa, di riflesso, e anche nel cammino spirituale, il Padre non ci porta all’alienazione, all’isterismo delle forzature che non vogliamo, alle dissociazioni interiori.

È Amico e Ristoro che rinfranca, perché fa sentire completi e amabili; ci cerca per Nome, si fa attento al linguaggio del cuore.

Egli è Custode del mondo, anche dei non istruiti - degli «infanti» (v.25) spontaneamente vuoti di spirito borioso, ossia di coloro che non restano chiusi nella loro sufficiente appartenenza.

Già così come sono, “perfetti” in ordine alla loro missione nel mondo. Non bicchieri vuoti, solo da rieducare in funzione istituzionale.

Non più anime da cesellare secondo modelli.

Semmai, cuori da guidare a consapevolezza totale; anime da completare nel senso della scoperta completa di se stesse, negli opposti dell’essenza caratteriale, e vocazionale.

 

In tal guisa, il rapporto Padre-Figlio viene comunicato ai poveri di Dio: i dotati di un’attitudine da famigliari (v.27).

Capaci di convivenza, eppure più autonomi degli identificati e ben inseriti… totalmente impegnati a ricalcare, per farsi riconoscere.

I poveri restano genuini: ciò che sono; non esterni.

Insignificanti e invisibili, privi di grandi doti, ma stranamente sempre colmi di un’Altra “potenza”.

È la “virtù” dei malfermi, i quali si abbandonano alle proposte della vita provvidente che Viene, come bimbi in braccio a genitori.

Con Spirito di ‘pietas’ - che favorisce chi si lascia colmare di saggezza innata.

Unica realtà che ci corrisponde e non presenta il “conto”: essa non procede sulle vie del pensiero funzionale, dell’iniziativa calcolante.

 

Sapienza che trasmette freschezza nella disponibilità a ricevere, accogliere, ritemprare personalmente la Verità come Dono - e l’entusiasmo spontaneo stesso, in grado di realizzarla.

 

Una preghiera di benedizione semplice, per i semplici - questa di Gesù (v.25) - che ci fa crescere nella stima, calza perfettamente con la nostra esperienza, e va d’accordo con noi stessi; a partire dall’intimo.

Ma che stranamente i dotti sul territorio i quali non vivono «lo spirito del vicinato» (FT n.152) però sul territorio rivendicano posizioni e giocano sempre d’astuzia, non ci hanno mai voluto trasmettere.

I nuovi, le nullità, i senza voce e invisibili non ragionano in termini di dottrina e leggi - vv.29-30: «giogo» insopportabile che schiaccia le persone e vocazioni concrete, particolari - ma di vita e umanità.

Così arricchiscono l’esperienza fondamentale e spontanea della Fede-Amore, appagante senza manierismi né intime forzature che poi ci tirano fuori di noi stessi.

Perché l’esteriorità del mondo piramidale, la diffidenza di chi vuol “contare”, l’ansia della società competitiva ed epidermica, impoveriscono lo sguardo; contaminano l’onda vitale.

 

Per Dio, meglio “contare” poco.

Egli non ci forza nell’energia dei modelli, né prospetta come ideale la potenza aggressiva dei “pezzi grossi”.

In tal guisa, i suoi intimi, invece che solo con il “grande” ed esterno, vivranno di Comunione pur con il ‘piccolo’ di sé; o non godranno amabilità, né autentica vita.

 

 

Per interiorizzare e vivere il messaggio:

 

Cosa provi quando ti senti dire: «Tu non conti»?

Rimane un disprezzo umiliante o la consideri una grande Luce ricevuta, come ha fatto Gesù?

 

 

Il Giogo sui Piccoli

 

Religione trasformata in ossessione (per “trattenuti”)

(Mt 11,28-30)

 

I rabbini sceglievano i discepoli fra coloro che avevano maggiori capacità intellettive e ascetiche. Gesù invece va a cercare i fuori del giro, gli «infanti» (v.25) che neppure avevano stima di sé.

Anche per la rinascita che oggi si prospetta, Cristo non ha bisogno di finti fenomeni, anzi è Lui che libera da costrizioni esterne; sprigiona la forza interiore (e sana pure il cervello). 

Nell’intimità del Mistero della vita divina entra chi sa ricevere tutto e molla la presa - ma rimane se stesso.

Dio non è lontanissimo, bensì vicinissimo; non è grande, ma piccolo: l’itinerario efficace per diventare intimi col Padre non è farsi subalterni con sforzo, ma sapersi famigliari disciolti.

Solo qui possiamo coglierlo nel centro del suo svelamento: potenza sapiente, soccorrevole, unita; per noi, come siamo.

 

Gli esperti della religione ufficiale - stracolmi di amor proprio e senso d’elezione - predicavano un Dio da convincere con atteggiamenti sicuri e fare artificioso, tagliente, imperioso.

Non lasciavano essere né diventare. L’intransigenza era segno che non conoscevano il Padre.

L’Eterno trasformato in Controllore era divenuto fonte di discriminazione e ossessione per la vita intima delle persone minute, vessate dall’insicurezza del distinguere-evitare-osservare, e dai dubbi di coscienza.

Scomodati dal vivere in prima persona (e come ceto) la conversione che predicavano agli altri, i professori non s’accorgevano di doversi svuotare di assurde presunzioni e diventare - loro - alunni della gente normale.

 

Insomma, come figli siamo incessantemente invitati a edificare Famiglia poliedrica, dove non si sta sempre in allerta.

Non siamo i sottoposti d’un Signore accigliato e tutto distante - però manipolatore.

Piuttosto, i chiamati a una scelta paradossale, personale e di ceto: senza forzature, riconoscersi e mettersi a fianco degli umiliati e vessati.

Ciò mentre la falsa pietà di provincia continua a far trascinare fardelli - proprio quelli dei contrastati e stancati, dall’esistenza resa più esitante anziché libera; ossessionata e greve, anziché leggera.

Perché? Senza giri di parole, l’Enciclica Fratelli Tutti risponderebbe:

«Il modo migliore per dominare e avanzare senza limiti è seminare la mancanza di speranza e suscitare la sfiducia costante, benché mascherata con la difesa di alcuni valori» (n.15).

Come dire: quando le autorità e i primi della classe sono poco credibili, unicamente la seminagione della paura produce significativi condizionamenti nel popolo, e lo mette a guinzaglio.

 

Nella Chiesa diffusa, solo da pochi decenni abbiamo superato il cliché delle predicazioni moralistiche e terroristiche, (p.es. anche in tempo di Avvento) disgiunte da un meridiano senso di umanizzazione.

Gli esclusi, abbattuti e sfiancati da adempimenti senza senso hanno tuttavia continuato a incontrare il Salvatore francamente, trovando riposo dell’anima, convinzione, pace, equilibrio, speranza.

D’istinto, sono riusciti a ritagliarsi ciò che nessuna religione piramidale aveva mai saputo porgere e dispiegare.

Infatti, i nuovi, le nullità, i senza voce inadeguati e invisibili non sanno calcolare in termini di dottrina e leggi, norma e codice - «giogo» antico (vv.29-30) insopportabile, che schiaccia persone e vocazioni concrete; autonomie o comunionalità particolari.

Insomma, nessun “patriarca” è abilitato da Dio a impacchettare la nostra anima, forzare le direzioni e tenerci d’occhio in modo maniacale, perfezionista e meticoloso.

Esasperando i fallimenti, a tutto campo.

 

Ciascuno ha un modo di stare al mondo connaturato, tutto suo - perfino se abitudinario. È opportunità d’impulso e ricchezza per tutti.

Noi stessi non vogliamo esacerbare gli eventi regolando ogni dettaglio anche “spirituale” a partire da schemi irritanti di vigilanza che non ci appartengono.

Preferiamo lasciar fluire i modi personali di affrontare la realtà; così rintracciandone le energie essenziali e spontanee.

Ragioniamo secondo codici di vita e umanizzazione: indole, storia irripetibile, influssi culturali, amicizie di carattere largo. Non viviamo per prevenire.

Solo così possiamo arricchire l’esperienza fondamentale: l’Amore - che non viene da giudizi, tagli e separazioni, ma dalla relazione Padre-Figlio. Unica che non stizzisce.

Radice della trasformazione dell’essere nell’Imprevedibile di Dio è appunto il nascondimento, la “tapineria” [(tapeínōsis, “abbassamento”), da ταπεινός (tapeinós, “basso”) [v.29 testo greco; Lc 1,48].

 

Solo chi ama la forza inizia dal troppo distante da sé.

 

 

Per interiorizzare e vivere il messaggio:

 

In comunità ti cogli più o meno libero e sereno?

La tua Chiamata ottiene respiro o senti l’aggravio altrui di dubbi, giudizi, divieti e prescrizioni?

Subisci da qualche guida o da te stesso una sorta di complesso del controllore?

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

Are we disposed to let ourselves be ceaselessly purified by the Lord, letting Him expel from us and the Church all that is contrary to Him? (Pope Benedict)
Siamo disposti a lasciarci sempre di nuovo purificare dal Signore, permettendoGli di cacciare da noi e dalla Chiesa tutto ciò che Gli è contrario? (Papa Benedetto)
Jesus makes memory and remembers the whole history of the people, of his people. And he recalls the rejection of his people to the love of the Father (Pope Francis)
Gesù fa memoria e ricorda tutta la storia del popolo, del suo popolo. E ricorda il rifiuto del suo popolo all’amore del Padre (Papa Francesco)
Today, as yesterday, the Church needs you and turns to you. The Church tells you with our voice: don’t let such a fruitful alliance break! Do not refuse to put your talents at the service of divine truth! Do not close your spirit to the breath of the Holy Spirit! (Pope Paul VI)
Oggi come ieri la Chiesa ha bisogno di voi e si rivolge a voi. Essa vi dice con la nostra voce: non lasciate che si rompa un’alleanza tanto feconda! Non rifiutate di mettere il vostro talento al servizio della verità divina! Non chiudete il vostro spirito al soffio dello Spirito Santo! (Papa Paolo VI)
Sometimes we try to correct or convert a sinner by scolding him, by pointing out his mistakes and wrongful behaviour. Jesus’ attitude toward Zacchaeus shows us another way: that of showing those who err their value, the value that God continues to see in spite of everything (Pope Francis)
A volte noi cerchiamo di correggere o convertire un peccatore rimproverandolo, rinfacciandogli i suoi sbagli e il suo comportamento ingiusto. L’atteggiamento di Gesù con Zaccheo ci indica un’altra strada: quella di mostrare a chi sbaglia il suo valore, quel valore che continua a vedere malgrado tutto (Papa Francesco)
Deus dilexit mundum! God observes the depths of the human heart, which, even under the surface of sin and disorder, still possesses a wonderful richness of love; Jesus with his gaze draws it out, makes it overflow from the oppressed soul. To Jesus, therefore, nothing escapes of what is in men, of their total reality, in which good and evil are (Pope Paul VI)
Deus dilexit mundum! Iddio osserva le profondità del cuore umano, che, anche sotto la superficie del peccato e del disordine, possiede ancora una ricchezza meravigliosa di amore; Gesù col suo sguardo la trae fuori, la fa straripare dall’anima oppressa. A Gesù, dunque, nulla sfugge di quanto è negli uomini, della loro totale realtà, in cui sono il bene e il male (Papa Paolo VI)
People dragged by chaotic thrusts can also be wrong, but the man of Faith perceives external turmoil as opportunities
Un popolo trascinato da spinte caotiche può anche sbagliare, ma l’uomo di Fede percepisce gli scompigli esterni quali opportunità
O Lord, let my faith be full, without reservations, and let penetrate into my thought, in my way of judging divine things and human things (Pope Paul VI)
O Signore, fa’ che la mia fede sia piena, senza riserve, e che essa penetri nel mio pensiero, nel mio modo di giudicare le cose divine e le cose umane (Papa Paolo VI)
«Whoever tries to preserve his life will lose it; but he who loses will keep it alive» (Lk 17:33)
«Chi cercherà di conservare la sua vita, la perderà; ma chi perderà, la manterrà vivente» (Lc 17,33)
«E perciò, si afferma, a buon diritto, che egli [s. Francesco d’Assisi] viene simboleggiato nella figura dell’angelo che sale dall’oriente e porta in sé il sigillo del Dio vivo» (FF 1022)

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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