(Lc 8,1-3)
I rabbini non accettavano donne nelle loro scuole, perché ritenute non all’altezza del compito.
Ma Gesù non viene a insegnare leggi o filosofie, bensì a radunare attorno a sé i disprezzati e le non-persone di ogni tempo.
In Cristo ciascuno si apre alla speranza. Chi è considerato senza valore annuncia e testimonia l’amore di Dio per i piccoli e gli ultimi.
Tutto con delicatezza, ed ecco le figure femminili: al narcisismo della messinscena subentra la fedeltà.
Nelle donne la pietà sorge spontanea (non è ideata come per noi maschi: immediatamente all’obiettivo e fonte di guadagno).
Con esse svanisce anche l’ansia di prestazione che accompagna gli uomini, i quali anche sul bene devono subito apparire allestendo pedane e défilé; essere notati, coltivare pubbliche e private relazioni che contano, e farci carriera sopra. Una sindrome ancora ben radicata.
Gesù conquista il cuore delle donne perché ne comprende la generosità, la profondità di sentimenti, la capacità di dedizione e di rapporto personale, di dono di sé estremo; sensibilità, Fede-amore, pazienza, mitezza, generosità, capacità di fatica e sofferenza.
Ciascuno di noi può testimoniare l’importanza di queste note spesso sconosciute al mondo scroccone dei titolati, che vanno diritti a tagliare e separare, organizzare invece che accogliere, sentenziare invece di dialogare, ritenersi a tutti i costi qualcuno - spesso allestendo infantili menzogne.
O per chi preferisce sbivaccare la vita in osteria, sprecare il tempo a sfarfallare o solo per se stessi, piuttosto che usarlo bene e farne tesoro: invece di “ammazzarlo”, le donne lo riempiono a fondo.
Gesù non vuole un’umanità tesa a farsi apprezzare più che al nascondimento, incline al parlare più che al percepire; volentieri propensa all’organizzare-progettare più che al meditare - e intuire la profondità delle nostre Radici.
La prevalenza o l’equilibrio dell’aspetto femminile è un opportuno contrappeso a un mondo targato ‘cristiano’… in occidente sbilanciato sul maschile: prono al dirigismo e all’esercizio della volontà, più che alla coltivazione del sentimento figliale.
Felice quella vocazione che viene accompagnata dall’intensità, dalla profondità, delicatezza, capacità di attendere e insieme coerenza ai princìpi (mai svenduti al miglior offerente) e partecipazione al destino - aspetti tipici della sensibilità femminile e del mondo delle consacrate.
Avendone ricevuto grazia personale da una zia e cugine monache [oltre il dono di spettacolari memorie femminili simili a Maria di Nazaret in famiglia], sospetto che la pennellata di Lc sia testimonianza del peso fondamentale delle donne addirittura quali responsabili, coordinatrici, sostenitrici e animatrici sensibili delle prime realtà fraterne e assemblee di seguaci.
Forse quello di Maria, Giovanna, Susanna, la suocera di Pietro e molte altre dei primi tempi era un ruolo paragonabile a quello di Marta nella famiglia di Betania.
Purtroppo, la convenzione ecclesiastica posteriore non ha dato peso al dato indiscutibile e al discepolato delle donne, appiattendosi sulla sequela al maschile - disvalore che iniziamo a pagare in modo evidente (ma è una grazia: non si smuoverebbe nulla, altrimenti).
In Lc la vicenda delle donne esprime l’azione del Risorto.
Egli le accetta come seguaci e discepole. Nelle figure femminili si legge in filigrana la vicenda dell’umanità che in Cristo si rialza e assume dignità - invece di essere ulteriormente vessata.
Essa si rende fraterna nel dolore (invece che solo nella vittoria), prepara il nutrimento (invece di toglierlo), persiste senza forme di maniera.
Chiesa di lotta autentica, dall’interno, e in tale agire con franchezza diventa addirittura icona di preghiera - invece di attenersi al minimo e fare tanta diplomazia, poi manipolare gli ingenui, e mostrarsi solo in passerella.
È Fraternità, ossia solidarietà concreta; modello di dedizione e dono di sé, invece di calcolo e astuzia (modi del sotterfugio; artificiosi, soppesati, intenzionali).
Donne pronte alla vita. Tipo dell’Annuncio: Tesoro scatenante lo Spirito che viceversa i maschi vogliono astutamente trattenere per sé - per padroneggiarlo, rendendolo unilaterale.
Il Gesù in cammino coi Dodici (v.1) ha ancora oggi tanta tanta strada da percorrere, proprio nelle nostre realtà consolidate da tradizioni ritenute indiscutibili, ma strette, cocciute, soffocanti, puerili e sorde.
Esse restano in superficie, così bloccano le espressioni della vita.
La magia del femminile sa invece accogliere la persona e ascoltare gli eventi, stando sempre in campo per realizzare ciò che ci caratterizza.
Le donne imparano dalla loro essenza, quindi sanno attrarre, conoscono le cose che servono, comprendono dove e come procedere, sono presenti nel presente - e senza sovrintendere, risolvono i problemi.
Non temono di perdere “posizione”.
Per interiorizzare e vivere il messaggio:
Preferiresti essere accompagnato spiritualmente da una donna o da un uomo? Perché?
La pastorale che langue, secondo te ha o non a che fare con alcune catene di comando unilaterali, in cui si teme di perdere “posizione”?
Ti senti anche chiamato a una sintesi spirituale delle personalità, con tutta la virtù e completezza che scaturisce da un’indole variegata?