E preoccuparsi del numero
(Lc 14,25-33)
Nel suo commento al Tao Tê Ching (vii) il maestro Ho-shang Kung scrive: «Il santo è privo di interessi personali e non si cura di darsi importanza: perciò può realizzare il suo interesse».
Gesù è preoccupato di vedere attorno a sé «molte folle» [v.25 testo greco]: avere tanti ammiratori è cosa strana per Chi propone d’implicarsi e non cedere all’indifferenza.
Inusuale che una proposta di dono totale e rischio dell’intera vita (beni, relazioni, prestigio, speranze) possa trovare consenso oceanico.
Davvero insolito, forse grottesco, che tanta gente desideri giocarsi tutto, persino la salute, per un ideale che in genere non “vende” granché.
Chi fa scelte autentiche sa bene che sequela Christi non è partecipare a un corteo trionfale.
In effetti non sono pochi coloro che non sanno «dove» va…
Non a prendere il potere e parteciparlo - accanto al bottino - agli amici della sua cerchia!
Nella migliore delle ipotesi lo hanno frainteso, immaginando di riuscire a sacralizzare un’esperienza tranquilla e senza scossoni - con Lui sul comodino.
Ovvero, pittoresca e brillante in società - intimista dentro (con Lui nel cuoricino). Tutte cappe che attenuano le sporgenze di principio.
Gesù si accorge di chi lo segue per motivi indotti, quasi di festival entusiasti, o addirittura venali, opportunisti, e vuole solo spartirsi il malloppo del nuovo Re della Città santa.
Comprende per quale motivo si ritrova attorno tanti assiepati. Non hanno colto che Dio è al di là della loro portata.
Ancora ai giorni nostri, le molte folle che partecipano agli appuntamenti della «Chiesa degli eventi» - direbbe Papa Francesco - meravigliano.
Per questo motivo, il Cristo invia e fa verifiche, interpella e continua a incitare lo sgretolamento di qualsiasi illusione riflessa, quietista, esterna, interessata o facilona - che però aggrega.
La prima disposizione d’animo che incalza e punge è l’integrazione degli affetti, persino “famigliari”. Non per farci rinunciare a vivere.
Essi possono staccarci dalle esigenze sconfinate d’un rapporto tra persone che condividono grandi ideali oltre confine.
L’intralcio di vecchi sentimenti e legami devono essere infatti ricollocati, acquistando una luce nuova.
Obbiettivo è l’autentica festa. Non l’utile e immediato; neppure le mortificazioni devote o l’astratto perfezionismo di chi insegue atti di forza concitati e artificiosi.
Nessuno è tanto eroe da riuscire a non pensare più a se stesso e i suoi, ma subentra una dimensione prospettica; nonché l’esperienza del Padre, che provvede a creare svolte più sapienti.
Tutte le logiche di buonsenso ed equilibrio vengono valorizzate, eppure assumono un altro significato. In vista di un Amore nel quale ogni altro bene acquista pieno valore.
Persino l’attaccamento alla propria immagine e reputazione: «prendere, sollevare e portare il braccio della Croce» [v.27 senso del verbo greco].
Era il momento della massima solitudine e percezione di fallimento, personale, religioso, sociale.
Chi è agitato per l’opinione-attorno si limita, non inizia percorsi, non s’affida alle proprie doti e neppure le scopre; non impara a prendere il passo di ciò che avviene, né sovverte ciò che va detestato.
Parafrasando l'enciclica Fratelli Tutti (n.187, «I sacrifici dell’amore») si potrebbe dire che proprio «a partire da lì, le vie che si aprono sono diverse da quelle d’un pragmatismo senz’anima».
Non basta accettare le normali contrarietà.
Non possono essere in sequela Christi coloro che permangono attaccati all’idolo delle aspettative tranquille, del look, delle folle inneggianti e dell’opinione (tonificante) altrui.
Bugie, ma in fondo preziose - a rovescio. Perché non è questo l’entusiasmo che cerchiamo.
Lo sperimentiamo dentro: la brama di prestigio non ascolta gli autentici bisogni, non reinventa il presente.
La soggezione al timore del disprezzo sociale [questa la proposta della Croce] non costruisce la sorte di svolta che ci appartiene; la perde.
Malgrado il concitato vociare delle apparenze esteriori, nel giudizio dei Vangeli i conformisti e qualunquisti non scorgono il Sacro autentico.
La Parola di Dio non dichiara Fede certa “quanto ci serve” o quel che si riesce a “vendere”.
La disciplina e il discernimento tradizionali - ma anche le grandi idee disincarnate del pensiero modaiolo - mai vorranno rendere importante ciò che caratterizza la donna e l’uomo reali.
Secondo le attuali sofisticazioni, eventualmente, prima costoro dovranno accontentarsi d’essere numeri, ricalcare la consuetudine, adeguarsi.
In tal guisa, a prima vista il testimone critico potrebbe sembrare sbagliato o non equiparato: bisognerebbe allinearsi - non siamo per una ecclesiologia di comunione?.
Ma lo chiede la stessa convivialità delle differenze, anche in una medesima Famiglia.
Ciò che vale è sintonia che recupera tutto l’essere umano, compresi i poli opposti.
Essi ci completano, e dovranno prima o poi scendere in campo; sebbene non corrispondano al tratto fondamentale di ogni carattere.
Lo vediamo: personaggi che per non sentirsi svalutati e poco apprezzati si riadattano a tutte le stagioni - ma solo per assestarsi.
Non valorizzano le loro stesse contraddizioni energetiche… con l’unico scopo di vivacchiare.
Pensano: quando la vita sembra essere più forte di noi, tanto vale pareggiarsi - senza mai tentare di oggettivare le proprie più intime aspirazioni, inedite, personali, sproporzionate.
L’appuntamento con l’Imprevisto non s’accontenta di cose ordinate, artificiose, o cerebrali e schematiche, le quali attenuano il potenziale di crescita.
Siamo costretti a rimettere in circolo forze, virtù, risorse, persino quelle più aguzze, eccentriche e imprevedibili - che neppure pensavamo di avere.
Il contrasto coi poteri forti che chiedono la solita fedeltà a doppio taglio, e l’avversione degl’inquilini dei castelli di cartapesta, è semplicemente da mettere in conto.
Il potere cerca utili idioti e portaborse servili, non Apostoli che amano le variegate espressioni della vita.
Apparteniamo a un altro pianeta: non c’interessa la carriera, la gestione e la considerazione, ma la Chiamata per Nome, che attiva capacità sconosciute - quelle che moltiplicano energie e rimettono in moto.
Non c’è strada alternativa migliore, per superare anche l’emergenza globale, che attanaglia la vita odierna e il mondo: ci sta chiedendo di rigenerare, non di tornare come prima.
Terzo “impegno” (v.33): i beni in eccesso servono solo per costruire Relazione. Questa è la soglia della Felicità: rende simili a Dio.
Affare assurdo, ma fonte di gioia incondizionata, che ci porta assai più dell’emozione. Quindi bisogna aprire bene gli occhi.
Perché in missione non si vive di adrenalina, ma di convinzioni che riflettono la vita intima e la pienezza di essere - condizione celeste.
Non sogneremo più di cambiare smartphone, né la riga o lo strappo dei pantaloni, e divertirci comunque: allargheremo spazi, inventeremo strade, pianteremo un germe di società alternativa.
Chi ci mette la faccia per rendere saggio e trasparente il mondo anche ecclesiastico, deve però prima incontrare e misurare se stesso molto molto a fondo, perché egli va come in guerra (vv.31-32).
Anche per questo bisogna imparare a mettere in gioco una mente tutta nuova e non limitarsi a pettinare ninnoli da salotto, come fossimo presi dallo squallore delle rincorse - invece che da Mete struggenti e sacre.
Qui non si scherza: i gendarmi e i diversi clan consolidatissimi a guardia del loro antico o à la page sono capaci di tutto il peggio che c’è, per continuare a darsi importanza e occupare posizioni che contano, e rendono.
Si paga di persona. Si viene respinti. Ma la Fede sostiene: crede che il Signore non eserciti soprusi, né voglia attorno seguaci rassegnati.
Il suo Sogno valica il buon senso - per farci trasalire d’un imprevisto pondus che ritroviamo gratis in cuore.
A commento del Tao xxvi, il maestro Wang Pi scrive: «Perdere il fondamento è perdere la persona».
E il maestro Ho-shang Kung aggiunge: «Se il sovrano è leggero e arrogante perde i suoi ministri, se chi governa la sua persona è leggero e licenzioso perde l’essenza».
Comodino, cuoricino, esteriorità e bottino sono aspettative puerili.
D’ora in poi non si mercanteggia più: questa la nuova Torre (vv.28-30) da costruire.