Set 22, 2024 Scritto da 

Dov’è il Baricentro? Da dove parte l’Amore?

Non dal precetto, ma dal rovesciamento

(Lc 10,25-37)

 

«Tu sei un pazzo e un samaritano!» - accusarono i capi giudei (Gv 8,48). «No, non sono pazzo...»: così lo Straniero si difese dall'accusa che i fanatici gli muovevano, di essere un posseduto, ossesso e malato mentale.

Eppure accettò tranquillo il titolo infamante di «samaritano»... epiteto che designava uno fuori dal giro, vilipeso dalla gente perbene. 

Un escluso dal recinto sacro; praticamente estraneo, irritante, avulso, eretico e impuro: un «bastardo» e squilibrato, disinteressato alla carriera, di fronte al quale bisognava trovare forza nella coalizione.

La religione antica sembrava aver raggiunto equilibri sperimentati, sostenuti dai vertici dell'alleanza interessata fra trono e altare. Eppure nei fedeli c'era nervosismo e insoddisfazione.

I capi citavano la Scrittura a memoria, ma per creare restrizioni - demonizzando i diversi che non li riconoscevano immediatamente “autorità”.

 

Secondo la Legge - Levitico e Numeri - le norme di purità impedivano a chi officiava nel Tempio di toccare un ferito.

Ma i professionisti del sacro non capiscono che le antiche procedure non valgono nulla se causano sofferenza al prossimo.

Sacralizzando le proprie grettezze, i legalisti della parabola immaginano di non dover apprendere nulla, così diventano forse peggiori degli insensibili e qualunquisti: a noi appaiono piuttosto, crudeli e disumani.

In caso di conflitto tra norme religiose e bene dei fratelli, essi hanno già pronte le scuse: neppure s’accorgono degli altri. Le vicende dolorose non li richiamano, non li riguardano.

In tal guisa, anche le trappole dei vanitosi contro Gesù mai erano dialogo: sempre delle proiezioni.

E le domande venivano scagliate solo per metterlo in ridicolo, non per capire - interrogarsi - o creare libertà.

Insomma: per qualcuno conta l’integrità della dottrina-disciplina e il prestigio dell’istituzione (che la norma).

Eppure ci chiediamo: quanto vale la gioia dell’umanità, e il bene di un malcapitato?

L’uomo dei “titoli” non ha dubbio alcuno.

Invece la percezione non disattenta e l’opera sensibilissima d’un «meticcio» sembrano quelle di Dio stesso!

 

Il Signore narrava volentieri la sua proposta di condivisione, e di nuovo volto del credente.

Diciamola con parole più vicine a noi:

«Ascolta... niente cortine: l’Amore non ha un punto d’arrivo, e il credente non è chi obbedisce a disposizioni esterne, bensì chi somiglia a Dio!».

Dopo un breve sussulto riflessivo che tentò di camuffare, l’esperto della disposizione ribatté:

«Bello a dirsi, certo; ma come si fa in concreto?».

E Gesù:

«Al pari di come pensi e ti attrezzi e desideri pienezza di vita per te stesso: in tutte le decisioni [cuore], in ogni istante del cammino [vita], con qualsiasi delle tue risorse [forze], non escludendo l'intelligenza» (cf. Mc 12,29-31), né il legittimo desiderio di vita altrui (v.27).

Già in ebollizione, il veterano dei battibecchi giocò le sue ultime carte:

«Dovrò pur mettere un confine al mio prossimo, no?! E mi giustifico ancora: chi è “mio” prossimo?» (Lc 10,29).

«Ossia: chi mai ascolta e mi ama per primo, in modo tale che io possa davvero fare agli altri ciò che sempre desidero per me, persino ai lontani e nemici?»

«Loro non ci danno da mangiare… e forse neanche ci rispettano! Dunque, chi è per primo “a me prossimo?».

 

Ancora il dottore della legge si «ergeva sopra», incombendo sugli astanti; ma il diverso Rabbi non si scompose.

Nei colloqui era spesso costretto (e abituato) a sollevare la testa, guardando l’interlocutore dal basso verso l’alto.

Tutti si atteggiavano a periti ed eletti, pronti a scrutare e sentenziare; nessuno a fare il discepolo, sottoposto e servitore come lui.

Così si era comportato sia con Zaccheo (Lc 19,5) che con l'adultera - forse colta sul fatto dal gruppo di guardoni e vigilanti della pubblica decenza in Gerusalemme (Gv 8, vv. 2.6-8.10; testo greco).

Quel figlio di falegname proclamava Padre Colui che si relazionava dal di sotto, senza giudizio previo; che si faceva Servo dell'uomo, mettendosi alla pari dei minimi.

Insomma, la domanda cruciale era la seguente:

«Chi mi ama per primo, affinché sentendomi accolto, adeguato e apprezzato, possa anch’io amare il prossimo»?

Il giovane Rabbi narrò allora una storia, per sottolineare chi è prossimo - Chi ci è per primo Intimo e Vicino; affinché anche noi veniamo generati alla prossimità.

 

L'antico elenco dei Dieci Comandamenti era divenuto nel tempo quasi solo una sottolineatura della caducità naturale.

Un codice che intristiva e sfibrava proprio le anime più attente all’ideale di perfezione.

L'ultima delle celebri Parole era riassuntiva, ma tremenda: «Non Desiderare»!

Essa aveva diffuso lacerazioni drammatiche e senso di vuoto nelle vicende di coloro che più da presso continuavano a tentare l'avventura impossibile.

Così, gli ossessi della purezza rituale [sacerdote e sagrestano che avevano appena officiato] diventavano - per Legge - spietati.

Ecco invece proclamato - dall’estraneo appena pervenuto - un nuovo Decalogo, con un accumulo di “verbi” del «farsi carico»:

«Venne presso, lo vide, si mosse a pietà, scese, versò il suo pronto soccorso, fasciò le ferite, caricò sulla cavalcatura, portò nella dimora che accoglie tutti, si prese cura, tirò fuori denari».

Infine si espose, con speciale riguardo anche per un affacciarsi premuroso e ulteriore: «Ritornerò a pagare, dove necessario».

 

Gli autentici dieci nuovi Decreti ci divinizzano senza inganno, in sintonia col progetto e il sentimento del Padre in nostro favore: né Lui né i suoi “passano oltre le vittime.

 

Il Signore annunciava insomma un diverso “Sacrificio”.

Nell'uso del tempo, mediante il culto si supponeva di poter trarre la vittima dal contatto profano, in modo cruento; su un altare.

Con tale pratica sacrale i sacerdoti la introducevano idealmente nel mondo dell'Altissimo, attraverso l'effusione del sangue o un olocausto.

Invece il Messia non voleva distanziare i criteri di santificazione dalla vita della gente comune.

Ciò che sul serio è reso sacro [sacrificio: sacer-sacrum facere] non si deve mai allontanare dalla realtà. Non passa alla sfera della purità mediante una “separazione” dall'immondo feriale.

Per Gesù è la Comunione - convivialità delle differenze - che trasfigura l’ordinario in “Santo”, perché tale relazione rende forte il debole; e solleva tutti dalla miseria.

Promessa e premura che si ramificano sul nostro futuro: allorché ci dovesse esser qualcos'altro da porre in aggiunta, la donerà in più e sempre l’Amico Soccorritore.

 

Da qui parte l’Amore: da Qualcuno che ci considera, senza condizioni.

Perciò, malgrado si rischi di rimanere impigliati nella situazione, anche il comune figlio di Dio si accorge e non passa sopra la persona malferma.

Vi s’identifica, preferendo sfidare le incognite - e riscattare il bastonato, messo all'angolo come un rifiuto che ormai attende solo il colpo di grazia.

È un Dio dall’esperienza concreta; senza schemi. E ci dice:

Siamo totalmente amabili in ogni condizione, non “sbagliati” o segnati a vita.

Da tale consapevolezza scaturisce il desiderio e l’energia dell’amore altruista - anche ignoto e senza reputazione.

Come sottolinea l’enciclica Fratelli Tutti, così sarà «possibile cominciare dal basso e caso per caso, lottare per ciò che è più concreto e locale, fino all’ultimo angolo della patria e del mondo, con la stessa cura che il viandante di Samaria ebbe per ogni piaga dell’uomo ferito» (n.78).

 

Nel deserto di Giuda, su una pietra incisa d'un caravanserraglio che una tradizione ha voluto individuare come la Casa comune [immagine della Chiesa] cui Gesù faceva riferimento nella parabola - più o meno a metà strada fra Gerusalemme e Gerico - un anonimo pellegrino ha scritto in latino medievale:

«Se persino i sacerdoti e gli uomini di chiesa passano oltre la tua angoscia, sappi che Cristo è il buon Samaritano, che avrà sempre compassione di te, e nell'ora della tua morte t'introdurrà nella locanda eterna. Chiunque tu sia, Lui ti porterà là».

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

«And therefore, it is rightly stated that he [st Francis of Assisi] is symbolized in the figure of the angel who rises from the east and bears within him the seal of the living God» (FS 1022)
«E perciò, si afferma, a buon diritto, che egli [s. Francesco d’Assisi] viene simboleggiato nella figura dell’angelo che sale dall’oriente e porta in sé il sigillo del Dio vivo» (FF 1022)
This is where the challenge for your life lies! It is here that you can manifest your faith, your hope and your love! [John Paul II at the Tala Leprosarium, Manila]
È qui la sfida per la vostra vita! È qui che potete manifestare la vostra fede, la vostra speranza e il vostro amore! [Giovanni Paolo II al Lebbrosario di Tala, Manila]
The more we do for others, the more we understand and can appropriate the words of Christ: “We are useless servants” (Lk 17:10). We recognize that we are not acting on the basis of any superiority or greater personal efficiency, but because the Lord has graciously enabled us to do so [Pope Benedict, Deus Caritas est n.35]
Quanto più uno s'adopera per gli altri, tanto più capirà e farà sua la parola di Cristo: « Siamo servi inutili » (Lc 17, 10). Egli riconosce infatti di agire non in base ad una superiorità o maggior efficienza personale, ma perché il Signore gliene fa dono [Papa Benedetto, Deus Caritas est n.35]
A mustard seed is tiny, yet Jesus says that faith this size, small but true and sincere, suffices to achieve what is humanly impossible, unthinkable (Pope Francis)
Il seme della senape è piccolissimo, però Gesù dice che basta avere una fede così, piccola, ma vera, sincera, per fare cose umanamente impossibili, impensabili (Papa Francesco)
Hypocrisy: indeed, while they display great piety they are exploiting the poor, imposing obligations that they themselves do not observe (Pope Benedict)
Ipocrisia: essi, infatti, mentre ostentano grande religiosità, sfruttano la povera gente imponendo obblighi che loro stessi non osservano (Papa Benedetto)
Each time we celebrate the dedication of a church, an essential truth is recalled: the physical temple made of brick and mortar is a sign of the living Church serving in history (Pope Francis)
Ogni volta che celebriamo la dedicazione di una chiesa, ci viene richiamata una verità essenziale: il tempio materiale fatto di mattoni è segno della Chiesa viva e operante nella storia (Papa Francesco)
As St. Ambrose put it: You are not making a gift of what is yours to the poor man, but you are giving him back what is his (Pope Paul VI, Populorum Progressio n.23)
Non è del tuo avere, afferma sant’Ambrogio, che tu fai dono al povero; tu non fai che rendergli ciò che gli appartiene (Papa Paolo VI, Populorum Progressio n.23)
Here is the entire Gospel! Here! The whole Gospel, all of Christianity, is here! But make sure that it is not sentiment, it is not being a “do-gooder”! (Pope Francis))
Qui c’è tutto il Vangelo! Qui! Qui c’è tutto il Vangelo, c’è tutto il Cristianesimo! Ma guardate che non è sentimento, non è “buonismo”! (Papa Francesco)
Christianity cannot be, cannot be exempt from the cross; the Christian life cannot even suppose itself without the strong and great weight of duty [Pope Paul VI]
Il Cristianesimo non può essere, non può essere esonerato dalla croce; la vita cristiana non può nemmeno supporsi senza il peso forte e grande del dovere [Papa Paolo VI]
The horizon of friendship to which Jesus introduces us is the whole of humanity [Pope Benedict]
L’orizzonte dell’amicizia in cui Gesù ci introduce è l’umanità intera [Papa Benedetto]

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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