Non è mai troppo tardi (Moneta unica e smart working: l’Amore)
(Mt 20,1-16)
Nell'atrio del tempio di Gerusalemme, il rampicante del portale era simbolo dei doni che il popolo era chiamato a presentare a Dio: accoglienza reciproca, comprensione, condivisione... per la felicità di tutti.
Ovvio che entrare all'inizio della giornata (ossia, della nostra esistenza) in questa logica dell'amore è meglio che entrare all'ultima ora.
Invece: «Il tuo occhio è cattivo perché io sono buono?» [v.19 testo greco].
Ma essere in comunione con Dio, stare nella sua Vigna e aver avuto la grazia di non perdere neppure un istante di vita senza la sua Presenza è un «portare il peso» o viceversa un piacere?
Ma che domanda ingenua... certo, le questioni in ballo sono queste e sono profonde, ma anche altre. Allora chiediamoci: in ciò che facciamo, quanto conta il teatro esteriore? Così tanto?
I credenti della ‘prima ora’ si sentono profondamente offesi, perché sotto sotto identificano il “piacere” o il “vantaggio” con ciò che si sono sempre negati a forza. Forse per una questione di look sociale perbenista, o per malinteso senso di Dio; in ogni caso, artificiosamente.
Essi pensano il “godersi la vita” allo stesso modo dei pagani! Il lavoro è infatti... «sopportato» [v.12: notare il verbo!].
I loro sentimenti inespressi sono ugualmente poco pii... ma i primi della classe restano più abili di altri a sfruttare il paravento dell’appartenenza certificata da tempo, per mascherarsi dietro lo zelo di rinunce, opere, sudori, procedure, prescrizioni, esibizioni, e migliori performances.
Ebbene, Dio non ha operai a stipendio: solo figli; nessun subalterno.
Nessuno di noi è trascurabile per “inefficienza” - sulla base della vecchia idea di appartenenza comprovata: il ritmo disumano, i volumi produttivi, lo sforzo, il rendimento... gli straordinari extra...
Quello dei modelli è un effetto bloccante; legato a paragoni insignificanti, vita stressante, di corsa (e troppo impegnata) - tutto sotto influsso esterno.
Non in sincronia profonda con se stessi [vv.6-7: «”Perché state qui tutto il giorno inoperosi?”. Gli dicono: “Perché nessuno ci ha preso a giornata”. Dice loro: “Andate anche voi nella Vigna”»].
Al Padre interessa solo la Felicità personale e la Gioia dell’Amore: unico Frutto gustoso; non il mucchio di opere esterne, non il gran volume dei tanti e tanti “frutti” - spesso purtroppo immangiabili.
È l’esito del mondo nuovo, rovesciato.
Siamo tutti egualmente protagonisti e leaders, anche se a qualche habitué “interno” il nostro contributo appare frammentario, inefficiente - e ci valuta poco “coinvolti” (magari nei ‘costumi’); affatto “regolari” - con occhio torvo e presuntuoso.
La recente esperienza dello smart working durante la crisi sanitaria ha fatto emergere il peso specifico degli “ultimi arrivati”: persone meno legate alla produzione, meno estroverse e meno capaci di comando, ma forse più riflessive e profonde, più rispettose della preziosità del loro stesso lavoro; meno esteriori o esibizioniste, più collaborative.
Lo svantaggioso è diventato favorevole!
Il Vangelo di Mt nasce da comunità siro-palestinesi, le quali iniziavano a fare esperienza di pagani e peccatori che accorrevano numerosi e stavano diventando maggioranza numerica.
Tutto ciò, con grande scandalo sia degli ambienti farisaici che giudeo cristiani - i quali ora si mostravano avversari dei nuovi.
Insomma, i veterani iniziavano a comportarsi come fossero “farisei” di ritorno, legati alle opere di legge e all’antico bagaglio etnico-culturale.
Così il Maestro li tratta - perché si ostinavano a non ascoltare la marea di persone un tempo lontane, le quali ora porgevano novità. E [proprio loro, senza grande pratica di opere devote] aprivano ai reduci un cammino di Esodo, di Liberazione dalle convinzioni dei padri.
L’atteggiamento dei forestieri e “frammisti” che si presentavano alle porte delle fraternità era molto più libero e focoso di quello degli anziani di comunità, giudaizzanti.
La loro mentalità sciolta da vincoli iniziava a provocare gelosie tra coloro che - quasi per dovere religioso - erano abituati a scrutare la vita altrui con sospetto.
In fondo, quella dei principianti e “meticci” che volevano iniziare un cammino d’amore non era che un riflesso della fluidità sovrabbondante dei Doni divini.
‘Gratis’ comunicato senza diffidenze, né esclusioni: non sulla base di meriti precedenti, bensì gratuitamente e in forza del solo bisogno.
Possiamo sperimentare oggi dal vivo le identiche dinamiche di contrapposizione, fra nuovi consanguinei su base di Fede e i consuetudinari [più preoccupati dei loro posti fissi e posizioni di primato “faticosamente” conquistate].
Ma grazie alla Parola (v.15b) questi ultimi ormai li riconosciamo: dal giudizio e dalle maniere. Né mai vogliono lasciar andare un passato finito, o il loro “nuovo” mondo sofisticato d’ipotesi cerebrali alla moda.
Quando Dio “buono” li smaschera, mettendone in luce il pregiudizio, essi restano con l’occhio obliquo e cattivo del falso paternalismo.
Ma si tratta di uno sguardo maligno solo a fini intimidatori - per invidia e “lesa maestà”, non per educarci.
Così s’illudono di non farsi capire e continuare a sterilizzare o pilotare, ridicolizzando l’Amore [anche per toglierci dai piedi - onde evitare il pericolo di esser messi in ombra] per inettitudine, e dallo stesso svolgersi normale della vita.
Pertanto, il brano di oggi resta dopo tanti secoli, un Richiamo forte.
L’importanza del lavoro induce il Padrone a non mandare il suo fattore (!) di cui sa purtroppo di non potersi fidare pienamente.
Egli stesso esce ripetutamente e non vuole interferenze dirigiste, nel chiamare personalmente gli operai.
Unico a capire: non è mai troppo tardi!
L’insegnamento è appunto per i responsabili di comunità, i quali spesso non si accollano l’onere di scomodarsi da casa alla continua ricerca di tutti, e adattarsi loro a persone e vicende.
Il Padre vuole invece una Famiglia (Vigna) che presenti al mondo il dolce e zuccherino frutto della Festa - unica cosa davvero importante, principio non negoziabile.
Così, ai sempre morbosi primi della classe il Signore continua a fare un “dispetto” assai educativo.
Già in vita devono scoprire che Egli non discrimina sulla base di percentuali redditizie esterne, o altrui stati mentali negativi.
“Paga” tutti senza riserve e con «moneta» unica: la sua Persona. Nessun pilota automatico è abilitato a turbare il nostro respiro.
Conta l’anima, non il curriculum o la prestazione.
Per interiorizzare e vivere il messaggio:
In cosa ritieni incomprensibile la Volontà di Dio, o piuttosto la mentalità commerciale, cupa e squadrata (ricoperta di doveri, tristezza, fatica e dolore) dei suoi investigatori?