Ago 9, 2024 Scritto da 

Fare pace col mondo dei giudizi

Avvicinarsi senza stare sottomessi

(Mt 19,13-15)

 

Papa Francesco ha spesso ribadito: «Preferisco mille volte una Chiesa incorsa in un incidente, che una Chiesa malata per chiusura». Non una «zona di comfort», ma un «ospedale da campo» coinvolto nelle nostre speranze, addirittura piagato - non assente, né distaccato.

Nella esortazione apostolica Evangelii Gaudium (49): «Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze».

Insomma, per dirla con il Vangelo di Mt, non bisogna lasciarsi trascinare dalle ovvie sentenze sprezzanti sull’impurità legale. Secondo Gesù, un peso inutile, artificioso; che tarpa le ali e rende infelici.

Al contrario, è sempre opportuno acquisire una differente percezione delle cose di Dio nell’uomo. E non occorre essere ben formati nelle pratiche consuetudinarie: i giovinetti non lo sono.

Cosa succedeva nelle piccole chiese di Galilea e Siria all’inizio degli anni 80? Molti pagani iniziavano a presentarsi alle soglie delle comunità  (giudaizzanti) e stavano diventando maggioranza.

I membri della catena di comando impedivano ai lontani e incipienti l’immediatezza del rapporto faccia a faccia col Signore - valutandoli poco qualificati dal punto di vista dell’osservanza delle disposizioni dei “padri”.

Alcuni reduci altezzosi consideravano i nuovi che chiedevano di essere accolti, alla stregua di servetti ancora torbidi [«paidìa»: età 9-11 anni], contaminati e frammisti.

A quel tempo, nelle condizioni in cui vivevano, certo i ragazzetti non adempivano le leggi di purità religiosa; però servivano gli altri, sia in casa che al lavoro.

Insomma, Gesù propone agli Apostoli un cambiamento di paradigma.

Chinarsi? Un modello di vita insopportabile per gli ambiziosi reduci che di frequente attorniavano il Maestro - ma stentavano a seguire il suo insegnamento vitale.

La libertà di scendere dal tabellone - viceversa - era cifra umana da cesellare quale “modello” del discepolo autentico, che riflette Cristo e “conquista” il Regno.

 

Fare pace col mondo dei giudizi.

La proposta sembrava un’assurdità per le religioni (tutte piramidali), non per la persona di Fede che procede sulla Via, nello Spirito.

Dio non ritiene affatto che la sua santità sia messa in pericolo dal contatto con le realtà normali di questo mondo.

Anzi, il Signore e Maestro s’identifica proprio con i garzoncini di bottega e di casa, con gli esseri “inquinati”, socialmente nulli e valutati male [da qualsiasi cricca legalista, pur devota].

Ciò a dire: il discepolo del Regno non può permettersi di disconoscere le esigenze di vita altrui.

Bando a luoghi comuni, nomenclature, doppiezze e procedure riconosciute.

Ciò che conta è il bene concreto della persona reale, così com’è.

L’accoglimento di fanciulli - ossia di coloro che sono al principio - nella loro condizione d’integrità creativa e affettiva, ancora ritenuta ambigua e trasgressiva, è icona d’una logica sociale, religiosa e di ceto capovolta; radicalmente impari.

Quindi guai a chi impedisce agli insignificanti di andare al Signore!

L’imposizione delle mani su di essi (vv.13.15) è un segno di redenzione, valorizzazione, emancipazione e promozione della condizione di ultimi, esclusi, irrisi, nullatenenti e “meticci” [non di quadretti tutti limpidezza e candore].

Chi accoglie un privilegiato, un purista osservante, uno che si è fatto strada ma non accetta i cambiamenti (manichino spesso di buone maniere e pessime abitudini) difficilmente accoglie Gesù.

Infatti, e la stessa cronaca di oggi è zeppa di sorprese amare, i direttori - così mediocri - che selezionano (v.13) e fanno gli adultoidi sono bambinoni egoisti e pericolosissimi, non «bambini».

 

Solo i misconosciuti e incerti vanno posti al centro della nuova Chiesa che dovremo costruire.

 

 

Per interiorizzare e vivere il messaggio:

 

Ci sono tuoi aspetti vitali che hai dovuto tarpare per essere accolto nella comunità?

 

 

Il Fiuto senza cittadinanza

 

Nel cammino sinodale, l’ascolto deve tener conto del sensus fidei, ma non deve trascurare tutti quei “presentimenti” incarnati dove non ce l’aspetteremmo: ci può essere un “fiuto senza cittadinanza”, ma non meno efficace. Lo Spirito Santo nella sua libertà non conosce confini, e non si lascia nemmeno limitare dalle appartenenze. Se la parrocchia è la casa di tutti nel quartiere, non un club esclusivo, mi raccomando: lasciate aperte porte e finestre, non vi limitate a prendere in considerazione solo chi frequenta o la pensa come voi – che saranno il 3, 4 o 5%, non di più. Permettete a tutti di entrare… Permettete a voi stessi di andare incontro e lasciarsi interrogare, che le loro domande siano le vostre domande, permettete di camminare insieme: lo Spirito vi condurrà, abbiate fiducia nello Spirito. Non abbiate paura di entrare in dialogo e lasciatevi sconvolgere dal dialogo: è il dialogo della salvezza.

Non siate disincantati, preparatevi alle sorprese. C’è un episodio nel libro dei Numeri (cap. 22) che racconta di un’asina che diventerà profetessa di Dio. Gli ebrei stanno concludendo il lungo viaggio che li condurrà alla terra promessa. Il loro passaggio spaventa il re Balak di Moab, che si affida ai poteri del mago Balaam per bloccare quella gente, sperando di evitare una guerra. Il mago, a suo modo credente, domanda a Dio che fare. Dio gli dice di non assecondare il re, che però insiste, e allora lui cede e sale su un’asina per adempiere il comando ricevuto. Ma l’asina cambia strada perché vede un angelo con la spada sguainata che sta lì a rappresentare la contrarietà di Dio. Balaam la tira, la percuote, senza riuscire a farla tornare sulla via. Finché l’asina si mette a parlare avviando un dialogo che aprirà gli occhi al mago, trasformando la sua missione di maledizione e morte in missione di benedizione e vita.

Questa storia ci insegna ad avere fiducia che lo Spirito farà sentire sempre la sua voce. Anche un’asina può diventare la voce di Dio, aprirci gli occhi e convertire le nostre direzioni sbagliate. Se lo può fare un’asina, quanto più un battezzato, una battezzata, un prete, un Vescovo, un Papa. Basta affidarsi allo Spirito Santo che usa tutte le creature per parlarci: soltanto ci chiede di pulire le orecchie per sentire bene.

(Papa Francesco, Discorso 18 settembre 2021)

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

Simon, a Pharisee and rich 'notable' of the city, holds a banquet in his house in honour of Jesus. Unexpectedly from the back of the room enters a guest who was neither invited nor expected […] (Pope Benedict)
Simone, fariseo e ricco “notabile” della città, tiene in casa sua un banchetto in onore di Gesù. Inaspettatamente dal fondo della sala entra un’ospite non invitata né prevista […] (Papa Benedetto)
God excludes no one […] God does not let himself be conditioned by our human prejudices (Pope Benedict)
Dio non esclude nessuno […] Dio non si lascia condizionare dai nostri pregiudizi (Papa Benedetto)
Still today Jesus repeats these comforting words to those in pain: "Do not weep". He shows solidarity to each one of us and asks us if we want to be his disciples, to bear witness to his love for anyone who gets into difficulty (Pope Benedict)
Gesù ripete ancor oggi a chi è nel dolore queste parole consolatrici: "Non piangere"! Egli è solidale con ognuno di noi e ci chiede, se vogliamo essere suoi discepoli, di testimoniare il suo amore per chiunque si trova in difficoltà (Papa Benedetto))
Faith: the obeying and cooperating form with the Omnipotence of God revealing himself
Fede: forma dell’obbedire e cooperare con l’Onnipotenza che si svela
Jesus did not come to teach us philosophy but to show us a way, indeed the way that leads to life [Pope Benedict]
Gesù non è venuto a insegnarci una filosofia, ma a mostrarci una via, anzi, la via che conduce alla vita [Papa Benedetto]
The Cross of Jesus is our one true hope! That is why the Church “exalts” the Holy Cross, and why we Christians bless ourselves with the sign of the cross. That is, we don’t exalt crosses, but the glorious Cross of Christ, the sign of God’s immense love, the sign of our salvation and path toward the Resurrection. This is our hope (Pope Francis)
La Croce di Gesù è la nostra unica vera speranza! Ecco perché la Chiesa “esalta” la santa Croce, ed ecco perché noi cristiani benediciamo con il segno della croce. Cioè, noi non esaltiamo le croci, ma la Croce gloriosa di Gesù, segno dell’amore immenso di Dio, segno della nostra salvezza e cammino verso la Risurrezione. E questa è la nostra speranza (Papa Francesco)
«Rebuke the wise and he will love you for it. Be open with the wise, he grows wiser still; teach the upright, he will gain yet more» (Prov 9:8ff)
«Rimprovera il saggio ed egli ti sarà grato. Dà consigli al saggio e diventerà ancora più saggio; istruisci il giusto ed egli aumenterà il sapere» (Pr 9,8s)
These divisions are seen in the relationships between individuals and groups, and also at the level of larger groups: nations against nations and blocs of opposing countries in a headlong quest for domination [Reconciliatio et Paenitentia n.2]
Queste divisioni si manifestano nei rapporti fra le persone e fra i gruppi, ma anche a livello delle più vaste collettività: nazioni contro nazioni, e blocchi di paesi contrapposti, in un'affannosa ricerca di egemonia [Reconciliatio et Paenitentia n.2]
But the words of Jesus may seem strange. It is strange that Jesus exalts those whom the world generally regards as weak. He says to them, “Blessed are you who seem to be losers, because you are the true winners: the kingdom of heaven is yours!” Spoken by him who is “gentle and humble in heart”, these words present a challenge (Pope John Paul II)
È strano che Gesù esalti coloro che il mondo considera in generale dei deboli. Dice loro: “Beati voi che sembrate perdenti, perché siete i veri vincitori: vostro è il Regno dei Cieli!”. Dette da lui che è “mite e umile di cuore”, queste parole  lanciano una sfida (Papa Giovanni Paolo II)

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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don Giuseppe Nespeca

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