Ago 16, 2024 Scritto da 

Quale Persona non ci costringe a essere unilaterali?

«Da Chi andremo?». La Fede, segno critico (non attenuato)

(Gv 6,60-69)

 

Un Dio a nostro livello? «Questo Logos è sclerotico» (v.60) - come dire: immaginare che l’Altissimo si accomuni ai minimi in tutto è posizione incomprensibile e offensiva.

Può l’Eterno riconoscersi in un semplice figlio d’uomo - addirittura sovversivo e fuori del giro - estraneo a circuiti assodati?

Come nel suo ministero in Giudea, l’ultima attività di Gesù in Galilea termina con un insuccesso (v.66).

 

L’esperienza pia ufficiale procedeva in superficie - centrata sulla visibilità degli eventi e del giudizio d’élite, poi su una realtà succube.

Anche i discepoli che gustano la nuova Parola restano delusi dal Maestro, che sostituisce il Padre alla tradizione dei “padri”.

Molti del popolo lo cercavano come facitore di miracoli - continuando ad accontentarsi della struttura religiosa, dei punti di riferimento dominanti, del medesimo pane materiale di sempre (e così via).

Cristo non è per il continuare ad adeguarsi, ma per un nutrimento consistente. Ecco la crisi: essa non manca quando si è posti di fronte a scelte serie.

A loro uso e consumo, le guide propalavano idoli morti, i quali blandivano idee grette (e interessi immediati) - e non spaventavano nessuno che lo meritasse.

Invece il Signore superava le esigenze e gli orizzonti della normalità. Aveva una chiave di lettura diversa.

Il dramma nuziale non si poteva risolvere in comode parentesi, come nelle devozioni conformiste: che alla fine non compromettono nulla [come nell’idea poi trasformatasi in bigotta di “cibo degli angeli”].

Proposte quali la comunione dei beni, la scelta dell’ultimo posto, il benvenuto concesso non solo ai vicini del clan e così via, ribaltano l’idea di grandezza e fallimento.

Per lasciarsi coinvolgere, i discepoli avrebbero dovuto essere pronti ad abbracciare la Vita nello Spirito.

Territorio impervio... ma non ci si può mettere d’accordo con tutto: patteggiamenti, negoziazioni, calcoli e apparati hanno fatto il loro tempo. Nella crisi globale di oggi l’aut aut è incalzante.

 

L’interrogativo inquieta: «Ma volete andarvene anche voi?» (v.67).

Pietro risponde al plurale, esprimendo la Fede del piccolo gruppo che si azzarda - e che può essere nostra, allorché si permanga slegati da dissociazioni di vita, o verifiche e parossismo di “visioni del mondo”.

La crisi di Galilea non è un pallido ricordo storico, ma uno spartiacque al centro del quale siamo tutti - ogni giorno. Un evento persistente, che ci divide dai facili entusiasmi - ma conduce il viaggio autentico.

Accogliere questa sfida conclusiva, muta le frontiere del mondo ristretto che aggroviglia l’anima, quindi il corso dell’esistenza… anche quella ambiziosa dei discepoli che forse non volevano i disagi d’un altro regno.

 

In specie nel mondo (anche sacrale) dell’esteriorità e delle grida, il dilemma è vivo: quello della via personale compiuta, perfetta; che va nella direzione dell’energia intima, non delle chiavi di circostanza.

 

Opposizione sorda dei capi, mormorazione interessata di molti seguaci: la scelta di attingere a un’altra Vita dev’essere perentoria.

Le fila si assottigliano, le scelte non sono più scontate, le voci sono tante (e pure le mezze misure). Il posto sicuro d’un tempo è insidiato.

Conviene essere coerenti? Non è meglio adeguarsi a rapporti di forza o mode?

La Fede unisce al Signore, l’ascolto dona la giusta posizione, e nell’Eucaristia si produce l’intreccio delle nature, umana e divina.

Le aspirazioni profonde guidano oltre i calcoli e l’ordine naturale.

In noi, l’incarnazione e l’azione dell’unica Guida di cui ci si può fidare, continua.

La purezza della verità non s’infrange, anzi si riversa.

 

Dinanzi agli stenti nel deserto, il popolo aveva dubitato della presenza divina («in mezzo a noi»).

Lo stesso capitava nelle comunità giovannee di fine primo secolo, che si interrogavano sulla Presenza del Risorto nello spezzare il pane.

Alcuni avevano abbandonato la chiesa per tornare alle «cipolle d’Egitto». D’altro canto, nella zona di Efeso non mancavano benessere e attrattive - garantite e sacralizzate dalla religiosità pagana.

La stessa vita devota polarizzata intorno all’indotto del Tempio di Artemide - trasformato in una delle maggiori banche dell’oriente antico - garantiva una spensieratezza e una qualità di vita ben più “solida” e appariscente dell’umile segno Eucaristico.

Cosa potevano valere quelle briciole a confronto di una delle sette Meraviglie del mondo antico?

E poi godere di stare attorniati da tanta gente “a modo” intorno, quindi ben inseriti in pubbliche e private relazioni - nonché aderire a proposte appetibili sotto ogni punto di vista, non ultimo il guadagno [ovvero il discredito: cf. gli argentieri efesini di ninnoli; orefici e artigiani indignati con Paolo: At 19,23ss].

 

Con Gesù rimane solo un gruppetto sparuto, che però è più intimo - e si fa la domanda giusta:

È dignitoso anche non essere primi della classe, e “vincenti”?

Chi sa valorizzare la storia, e ogni percorso, perfino le defezioni?

Quale Persona non ci costringe a essere unilaterali?

 

 

L’epilogo di Gv 6 non richiama una disciplina di proposte spirituali estrinseche.

Neppure narra (come tipico nell’Oriente antico) di talismani o mitiche piante «che rendono giovane il vecchio», né d’un «sacro fuoco degli dei».

Gesù infatti non propugna le ardue scalate delle religioni, ma l’umanizzazione... che avvicina. Adesione concreta.

Una esistenza da salvati sorvola qualsiasi idea di sequele naturalistiche esprimibili con antichi simboli o metafore.

Così ad es. le icone esteriori della “Pianta” o del “Fuoco” che alludevano alla vita immortale e al divino, vengono scalfite del tutto e sostituite addirittura da «carne» e «sangue».

Il loro contrario, ma: il carattere degli agnelli.

L’esperienza della divinizzazione non può ignorare la dimensione Fede-relazione pasquale, che c’innalza solo nella libertà di “scendere”.

 

Nei tempi di svago e armonia, rimaniamo sempre sorpresi dal notare che il nostro nucleo più intimo pretende un diverso Riposo.

Intuiamo che la Pace bramata non è questione di luogo, spiagge esclusive o panorami; né di calcoli geniali, ipotesi, visioni del mondo sofisticate o situazioni ideali, bensì d’una Persona giusta.

Ma se oggi ci si sente in bilico in ogni decisione e in qualsiasi istante, «di Chi ci si può fidare» sempre?

Ogni giorno abbiamo bisogno di un Tu che incoraggia e rinfranca, facendoci sentire protagonisti e collaboratori, non riserve o panchinari.  

Mai sarà il Dharma a convincerci sul serio, né un Libro… il motore d’una conversione (a meno che non sia aperto a colpi di lancia).

È unicamente un’esperienza che non inchioda nella solitudine, a cambiarci da credenti tiepidi a testimoni critici.

Sentiamo urgenza di uno scopo d’amore, altrimenti nulla ha senso; neppure il successo.

 

In me colgo distintamente l’inclinazione a concedere fiducia solo a Chi sento nella necessità, o in rapporto almeno un poco reciproco; in un sentimento che almeno interiormente qualifica.

Una Persona che mi aiuti a conciliarmi anzitutto coi miei limiti; non per sentirmi accettato in generale, ma capito e accolto entro una vicenda configurata, di reale perdono o riscatto. O almeno relazione.

Non mi basta Qualcosa di valido: ho bisogno di Qualcuno che mi liberi da angusti orizzonti, da condizionamenti che tolgono il respiro, da potenze interne che pretendono, da idoli sociali esterni che soffocano l’identità, facendo sminuire il motivo per cui sono nato.

Ho bisogno d’incoraggiamento quando mi disistimo, e allora sento necessità di mani materne che accolgano, di mani paterne che rassicurino; di un testimone, di uno sguardo.

Sento impellenza di un Tu che mi palesi il Bene sul quale iniziare o ricominciare; ho premura di un Interlocutore che mi faccia capire che c’è un futuro, perfino in condizioni avverse - e a qualsiasi età.

Non interessa la perfezione di facciata: ho fame di una Persona che non tradisca, che non mi lasci cadere sul più bello, sino a lambire la polvere. 

Cerco un’Amicizia che non si faccia beffe e non calpesti. E che non sia “ogni tanto”: che si accorga, sappia sanare, mi comprenda e faccia respirare, poi rialzare il capo e rimetta in carreggiata… sino a quando anch’io sarò in grado di trainare sorelle e fratelli alla crescita.

 

Invece del tuono e lampo del Sinai, che sovrasta e respinge, chiedo una sintonia a mio livello, che conceda di sublimare le situazioni in preziosa corrispondenza ed empatia.

Allora sì: l’aspetto personale della missione-rapporto col mondo si manifesta, intensa; decisiva.

Il contatto non spersonalizzante con la Voce del Padre fattasi Fratello convince, nel dramma e persino nello scontro del rapporto a Tu per tu.

L’unica Persona non lontana e indistinta che sa dove condurmi e pulsa dentro trasmette quel senso di partecipazione e complicità che rende l’anima così misteriosamente sicura delle sue inclinazioni più palpitanti. Così infine trasformare una vita conformista e intimidita in avventura densa, completa e splendente - da surclassare ostacoli, mentalità e condizionamenti che la farebbero impallidire sino a spegnerla.

 

Abbiamo bisogno di una Presenza che nella gioia dello stare Insieme apra, inviti, doni gusto; frantumi la tensione del meritare e adempiere prestazioni attese.

Una Persona che ci conceda di sentirsi ascoltati, compresi e curati, e che nel tepore di questo Nido faccia di noi stessi un segno umano con uno Scopo d’Amore.

Urge Qualcuno che trasformi il senso delle azioni d’ogni giorno, anche minute o apparentemente banali, in intimità e Dialogo.

Un Nucleo di Condivisione dove si trovi sostegno - non sentenze - al nostro incessante trasmigrare: dalle spiritualizzazioni che “innalzano” all’umanizzazione che avvicina.

E ci stabilisca in radice. E trasmetta sorriso all’anima.

 

Dal senso religioso antico alla Fedenovella? Questione di Persona.

 

 

Per interiorizzare e vivere il messaggio:

 

Il solito e a portata di mano, o il meglio e che ti corrisponde?

Cosa e Chi scegli?

Vedi in profondità? Scegli oltre i confini?

 

 

 

«Abbiamo creduto e poi conosciuto»

 

Su questo passo abbiamo un bellissimo commento di Sant’Agostino, che dice, in una sua predica su Giovanni 6: «Vedete come Pietro, per grazia di Dio, per ispirazione dello Spirito Santo, ha capito? Perché ha capito? Perché ha creduto. Tu hai parole di vita eterna. Tu ci dai la vita eterna offrendoci il tuo corpo [risorto] e il tuo sangue [Te stesso]. E noi abbiamo creduto e conosciuto. Non dice: abbiamo conosciuto e poi creduto, ma abbiamo creduto e poi conosciuto. Abbiamo creduto per poter conoscere; se, infatti, avessimo voluto conoscere prima di credere, non saremmo riusciti né a conoscere né a credere. Che cosa abbiamo creduto e che cosa abbiamo conosciuto? Che tu sei il Cristo Figlio di Dio, cioè che tu sei la stessa vita eterna, e nella carne e nel sangue ci dai ciò che tu stesso sei» (Commento al Vangelo di Giovanni, 27, 9). Così ha detto sant’Agostino in una predica ai suoi credenti.

(Papa Benedetto, Angelus 26 agosto 2012)

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

The Church desires to give thanks to the Most Holy Trinity for the "mystery of woman" and for every woman - for that which constitutes the eternal measure of her feminine dignity, for the "great works of God", which throughout human history have been accomplished in and through her (Mulieris Dignitatem n.31)
La Chiesa desidera ringraziare la Santissima Trinità per il «mistero della donna», e, per ogni donna - per ciò che costituisce l'eterna misura della sua dignità femminile, per le «grandi opere di Dio» che nella storia delle generazioni umane si sono compiute in lei e per mezzo di lei (Mulieris Dignitatem n.31)
Simon, a Pharisee and rich 'notable' of the city, holds a banquet in his house in honour of Jesus. Unexpectedly from the back of the room enters a guest who was neither invited nor expected […] (Pope Benedict)
Simone, fariseo e ricco “notabile” della città, tiene in casa sua un banchetto in onore di Gesù. Inaspettatamente dal fondo della sala entra un’ospite non invitata né prevista […] (Papa Benedetto)
God excludes no one […] God does not let himself be conditioned by our human prejudices (Pope Benedict)
Dio non esclude nessuno […] Dio non si lascia condizionare dai nostri pregiudizi (Papa Benedetto)
Still today Jesus repeats these comforting words to those in pain: "Do not weep". He shows solidarity to each one of us and asks us if we want to be his disciples, to bear witness to his love for anyone who gets into difficulty (Pope Benedict)
Gesù ripete ancor oggi a chi è nel dolore queste parole consolatrici: "Non piangere"! Egli è solidale con ognuno di noi e ci chiede, se vogliamo essere suoi discepoli, di testimoniare il suo amore per chiunque si trova in difficoltà (Papa Benedetto))
Faith: the obeying and cooperating form with the Omnipotence of God revealing himself
Fede: forma dell’obbedire e cooperare con l’Onnipotenza che si svela
Jesus did not come to teach us philosophy but to show us a way, indeed the way that leads to life [Pope Benedict]
Gesù non è venuto a insegnarci una filosofia, ma a mostrarci una via, anzi, la via che conduce alla vita [Papa Benedetto]
The Cross of Jesus is our one true hope! That is why the Church “exalts” the Holy Cross, and why we Christians bless ourselves with the sign of the cross. That is, we don’t exalt crosses, but the glorious Cross of Christ, the sign of God’s immense love, the sign of our salvation and path toward the Resurrection. This is our hope (Pope Francis)
La Croce di Gesù è la nostra unica vera speranza! Ecco perché la Chiesa “esalta” la santa Croce, ed ecco perché noi cristiani benediciamo con il segno della croce. Cioè, noi non esaltiamo le croci, ma la Croce gloriosa di Gesù, segno dell’amore immenso di Dio, segno della nostra salvezza e cammino verso la Risurrezione. E questa è la nostra speranza (Papa Francesco)
«Rebuke the wise and he will love you for it. Be open with the wise, he grows wiser still; teach the upright, he will gain yet more» (Prov 9:8ff)
«Rimprovera il saggio ed egli ti sarà grato. Dà consigli al saggio e diventerà ancora più saggio; istruisci il giusto ed egli aumenterà il sapere» (Pr 9,8s)
These divisions are seen in the relationships between individuals and groups, and also at the level of larger groups: nations against nations and blocs of opposing countries in a headlong quest for domination [Reconciliatio et Paenitentia n.2]

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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