Ago 6, 2024 Scritto da 

Chicco, tramite della Vita in forma nuova

(Gv 12,20-33)

 

«Se il granello di frumento caduto a terra non muore, esso rimane solo; ma se muore, porta molto frutto» [Gv 12,24].

 

Ci chiediamo: in che modo è possibile in qualsiasi situazione far germogliare cose preziose? Qual è il modo migliore per occuparsi di sé? Come diventare fecondi, senza restringere il proprio spazio vitale?

Cosa attinge una propria linfa persino dai traumi, dai disagi, dagli insuccessi, o da ciò che non ci lascia tranquilli? E il piacere di vivere? Possiamo sperimentare almeno brevi momenti di eternità?

Cristo è davvero in grado di fornire alla nostra esistenza un colpo d’ala,  far esplodere vita - gestire gli impegni in modo diverso, e trasalire di felicità?

Oppure ci scava definitivamente la fossa, col suo Nascondimento (che sembra un’opzione di morte)?

Siamo già ampiamente introdotti, ma forse non ci sentiamo abbastanza consapevoli: vorremmo approfondire, e magari da semplici ammiratori diventare Apostoli - coinvolti nel segreto brioso e crescente di Gesù.

 

Nell’avanzamento del cammino spirituale, scopriamo che non basta essere lontani dagli idoli e celebrare la fede: desideriamo fare passi successivi (vv.20-22), sperimentare immensi regali.

Vogliamo pienezza, espansione, gioia; non rimanere soffocati nelle mansioni senza incanto, nei meccanismi senza passo lirico.

E addentrarci nella Fede che sia già amore non compulsivo - così accedere alla salvezza integrale.

Desideriamo essere nella completezza - e quello del chicco di frumento che marcisce facendosi tramite dell’integrità perfetta non è un invito ad accumulare fatiche, né al dolorismo (intimista o catartico) bensì al  rigoglio totale.

Insomma c’è crisi fra l’attaccamento al sé consolidato e approvato, e la sequela senza quelle ansie dentro. Discepolato che porta a letizia compiuta: vedersi sviluppare, espandere, fiorire - manifestando in forma nuova tutta la propria onda vitale.

 

Gv presenta il primo contatto dei già credenti con gli stranieri mettendo in campo dei «greci», arrivati a Gerusalemme per salire al Tempio in occasione della grande festa di Pasqua.

Forse desideravano «vedere Gesù» come la star del momento - ma in Lui incontrano una proposta di dono agli antipodi della concezione ellenista. Il contrasto che fa da sfondo all’episodio è acuto.

In Grecia era stato coniato il termine «aristoi» per indicare le persone di successo, che si stagliavano sugli altri: i migliori. Erano i ragguardevoli, coloro che ottenevano prestigio, fama, visibilità, onori consistenti.

Il Maestro toglie il velo delle illusioni [anche poi ecclesiastiche] insipienti. Ritiene questo ideale di vita infecondo.

E spiega in cosa consiste la Gloria che ha peso specifico: «cadere a terra» - affinché sia quest’ultima e le sue energie nascoste a rigenerare il nostro e altrui destino.

Insomma, in ogni persona ci sono forze sopite che attendono - anche se non le si volesse ammettere.

Esse pretendono una via propria; non modelli. In tal guisa, esse vengono liberate soltanto quando non ci si precipita ad aggiustare le cose come “dovrebbero essere”.

 

Sentiamo talora l’inconscio che vuole una evoluzione; ma i volti inespressi non emergono... le virtù primordiali restano soffocate.

Forse anche nel tempo della crisi globale pretendiamo di continuare così, a galleggiare sulle procedure, disinteressandoci della Vita come sorgente - non camuffata, a tutto tondo e senza lustrini.

Chi pensa ancora in modo conforme rimane nel recinto… diventato la tomba dell’anima.

Costui si ripiega sulla gloria fatua, resta sempre a distanza di sicurezza da altre possibilità, e perde il se stesso che dà origine al futuro.

Dice infatti il Tao Tê Ching (xxviii): «Chi sa d’esser glorioso e si mantiene nell’ignominia, è la valle del mondo; essendo la valle del mondo, la virtù sempre si ferma in lui, ed egli ritorna ad esser grezzo. Quando quel ch’è grezzo vien tagliato, allora se ne fanno strumenti; quando l’uomo santo ne usa, allora ne fa i primi tra i ministri».

 

Il modo migliore di «vedere» il Signore [v.21b - ossia capire e sperimentare il suo Volto generatore di vita] sembra quello di accostarsi a un processo naturale.

E l’immagine evangelica è presa dal mondo agricolo.

Affinché in un campo possano germogliare spighe, è necessario che i chicchi scompaiano nella terra, scivolando nell’oblio.

Solo da una trasmutazione (senza resistenze) può sbocciare il prodigio: un processo di nuova genesi e sviluppo, e quella nascita che porge il cento per uno [genesi ben dilatata, per es. a paragone delle piccine speranze di ruolo sociale].

La posta in palio è sconcertante: sembra paradossale, ma la vita non sviluppa a partire da un qualche proposito artificioso, bensì dalla natura stessa del seme, che dentro ha tutta una vitalità particolare.

Per realizzare ciò che ci caratterizza, il successo o la capacità di farsi “direttori” di sé non c’entra.

Anzi, forse è meglio imparare ad attendere, e agire con lentezza, ospitando la linfa che viene - invece che diventare frettolosamente persone “con” posizione sociale ragguardevole.

Neppure possiamo cavarcela allestendo un’osservanza religiosa sostitutiva che non ci corrisponde e non vogliamo, la quale spesso [cercando di mettere le cose a posto, all’istante, all’esterno] si tramuta in serbatoio d’intimi disagi e nevrosi.

 

Attivati dal Mistero paradossale, che chiama per Nome, passo passo e sapientemente, siamo invitati a rispettare i processi reali e gli sviluppi complessivi.

La crescita missionale in pienezza di personalità e di essere è tutta naturale - e solo così contrasta le opposizioni, anzi le coglie come opportunità che accendono il cammino, e opportunamente lo deviano.

Il nostro sviluppo è crescita globale.

Esso contrasta ogni falsa voce interiore o potenza esteriore: inclinazioni eterodirette - volte all’apparire. [Rincorse per farsi riconoscere al primo colpo… tutte opinioni a buon mercato; lontane dalle radici dell’essenza e delle metamorfosi].

 

Sulla base della propria esperienza, Gesù vuol dire:

Compagna di vita del Profeta che corrisponde alla propria “assurda” Chiamata non è l’affermazione d’emblée (statica, di sé) che non dà spazio al sogno inespresso.

Piuttosto, ecco la solitudine, lo stare all’angolo, il non essere cercato - e sentirsi trattare come inadeguato, disonorevole o fallito (proprio dagli esperti e da gente di rango).

 

Non è previsto che si possa sbrigare questo tipo di pratica schietta con se stessi, con Dio e gli uomini imboccando scorciatoie di zucchero filato: bisogna incontrare i nostri e altrui “piani bassi”.

La via dei rapporti fatui - di facciata, spesso subiti e di sovrappeso - non ci corrisponderà mai.

Proprio così: andremo dritti all’obbiettivo solo entrando in una nuova normalità: per voltare pagina, restando concentrati sulla nostra autentica trama caratteriale, ove si annida l’Appello imprevedibile di Dio che fa spazio all’istinto di libertà.

Le situazioni amare si riveleranno transitorie.

E se nel frattempo non ci saremo lasciati andare a motivo di qualche mancato riconoscimento o appartenenza, la storia ci troverà da un’altra parte.

 

Ma facciamo continuamente attenzione alle proposte spirituali poco evangeliche - appunto, carenti di  ri-Nascite.

La dimensione sapiente del «Chicco che muore» non riguarda il volontarismo e l’autocontrollo, che ci faranno sconcertare dentro, sminuendo la sacra Unicità dell’anima e della Vocazione.

La disciplina di maniera che assume a ‘modello’ il già stabilito [e “come dovremmo essere”] trametterà solo lacerazioni; ci farà ammalare!

L’eccesso di controllo infatti, in ogni circostanza concreta attenuerà la nostra eccezionale inclinazione dell’essere variegato, dissanguerà il Mistero personale, e la crescente fioritura di Vita nuova.

Invece, il Signore ci vuole Pronti a ricreare noi stessi e far rigenerare il mondo - anche nel tempo della crisi globale.

 

Insomma, le attese “adeguate” sono armi a doppio taglio, assurdi alibi; ideali annebbiati - prodotti dall’artifizio. Senz’alcun Mistero che respiri dentro.

Chi invece consegna la reputazione, apparentemente sembra che marcisca, eppure (come Gesù) troverà immensità di raccolto.

 

Il Segno del Pane aiuta a non farci illusioni: il ministero dei discepoli non è per chiudersi, neppure per narrare l’ammirazione esterna e rimanere nella tana - bensì per farlo «vedere».

Anche nel tempo dei rivolgimenti complessivi.

 

 

Per interiorizzare e vivere il messaggio:

 

In cosa riconosci i tramiti della vita, o a cosa accordi un altissimo onore?

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

Still today Jesus repeats these comforting words to those in pain: "Do not weep". He shows solidarity to each one of us and asks us if we want to be his disciples, to bear witness to his love for anyone who gets into difficulty (Pope Benedict)
Gesù ripete ancor oggi a chi è nel dolore queste parole consolatrici: "Non piangere"! Egli è solidale con ognuno di noi e ci chiede, se vogliamo essere suoi discepoli, di testimoniare il suo amore per chiunque si trova in difficoltà (Papa Benedetto))
Faith: the obeying and cooperating form with the Omnipotence of God revealing himself
Fede: forma dell’obbedire e cooperare con l’Onnipotenza che si svela
Jesus did not come to teach us philosophy but to show us a way, indeed the way that leads to life [Pope Benedict]
Gesù non è venuto a insegnarci una filosofia, ma a mostrarci una via, anzi, la via che conduce alla vita [Papa Benedetto]
The Cross of Jesus is our one true hope! That is why the Church “exalts” the Holy Cross, and why we Christians bless ourselves with the sign of the cross. That is, we don’t exalt crosses, but the glorious Cross of Christ, the sign of God’s immense love, the sign of our salvation and path toward the Resurrection. This is our hope (Pope Francis)
La Croce di Gesù è la nostra unica vera speranza! Ecco perché la Chiesa “esalta” la santa Croce, ed ecco perché noi cristiani benediciamo con il segno della croce. Cioè, noi non esaltiamo le croci, ma la Croce gloriosa di Gesù, segno dell’amore immenso di Dio, segno della nostra salvezza e cammino verso la Risurrezione. E questa è la nostra speranza (Papa Francesco)
«Rebuke the wise and he will love you for it. Be open with the wise, he grows wiser still; teach the upright, he will gain yet more» (Prov 9:8ff)
«Rimprovera il saggio ed egli ti sarà grato. Dà consigli al saggio e diventerà ancora più saggio; istruisci il giusto ed egli aumenterà il sapere» (Pr 9,8s)
These divisions are seen in the relationships between individuals and groups, and also at the level of larger groups: nations against nations and blocs of opposing countries in a headlong quest for domination [Reconciliatio et Paenitentia n.2]
Queste divisioni si manifestano nei rapporti fra le persone e fra i gruppi, ma anche a livello delle più vaste collettività: nazioni contro nazioni, e blocchi di paesi contrapposti, in un'affannosa ricerca di egemonia [Reconciliatio et Paenitentia n.2]
But the words of Jesus may seem strange. It is strange that Jesus exalts those whom the world generally regards as weak. He says to them, “Blessed are you who seem to be losers, because you are the true winners: the kingdom of heaven is yours!” Spoken by him who is “gentle and humble in heart”, these words present a challenge (Pope John Paul II)
È strano che Gesù esalti coloro che il mondo considera in generale dei deboli. Dice loro: “Beati voi che sembrate perdenti, perché siete i veri vincitori: vostro è il Regno dei Cieli!”. Dette da lui che è “mite e umile di cuore”, queste parole  lanciano una sfida (Papa Giovanni Paolo II)
The first constitutive element of the group of Twelve is therefore an absolute attachment to Christ: they are people called to "be with him", that is, to follow him leaving everything. The second element is the missionary one, expressed on the model of the very mission of Jesus (Pope John Paul II)
Il primo elemento costitutivo del gruppo dei Dodici è dunque un attaccamento assoluto a Cristo: si tratta di persone chiamate a “essere con lui”, cioè a seguirlo lasciando tutto. Il secondo elemento è quello missionario, espresso sul modello della missione stessa di Gesù (Papa Giovanni Paolo II)

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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