Apr 26, 2024 Scritto da 

“Nel cuore della Chiesa sarò l’amore” (St. Teresa del Bambino Gesù)

(28 aprile 2024, V.a Domenica di Pasqua) 

1. “Gesù disse ai suoi discepoli: Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore”. Gesù paragona il Padre celeste all’agricoltore appassionato per la sua vigna di cui si prende cura. Ma ancor più profondo è questo amore perché è Gesù stesso la vera vite stabilendo così un’altra metafora della sua unione con il Padre. Siamo nel cenacolo durante l’ultima cena dopo che Cristo ha lavato i piedi ai suoi discepoli, episodio che Giovanni racconta al posto dell’istituzione dell’Eucaristia. Non è difficile cogliere il riferimento eucaristico mentre parla della vigna e del vino: termini ben comprensibili alla cultura e alla spiritualità d’Israele che lungo tutto l’Antico Testamento richiamano l’alleanza tra Yahweh e il popolo eletto. Ecco dunque una meditazione eucaristica che Gesù stesso ci offre a partire proprio dal tema dell’alleanza. Lo percepiamo in ogni celebrazione eucaristica, perchè proprio nel cuore della messa il sacerdote dice mostrando il calice: ”Prendete e bevetene tutti: Questo è il calice del mio sangue per la nuova ed eterna alleanza”. Nell’Antico Testamento la vigna era un’immagine privilegiata di questa alleanza e la fedeltà di Dio s’esprime nella sua costante sollecitudine per il suo popolo che risponde talora fedelmente ma più spesso abbandona e tradisce l’alleanza. Ma lui, il contadino, quando si chiama Dio, non può rassegnarsi al disastro della sua vigna e davanti a ogni infedeltà, annuncia che un giorno la vigna tornerà a dare i suoi migliori frutti promettendo così una nuova alleanza. Parla il profeta Geremia: “Verranno giorni quando io concluderò una nuova alleanza con il popolo d’Israele e con il popolo di Giuda” (Gr 31,31-34). Un’alleanza ben diversa da quella stretta un tempo quando Dio liberò il popolo schiavo in Egitto e lo guidò verso la terra promessa. Questa volta la inciderà nel cuore d come nuova legge d’amore: “Essi saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio” (Gr 31,33).

2. Nel momento di realizzare questa nuova alleanza con la sua passione morte e risurrezione il Cristo ne parla utilizzando l’immagine della vigna e non ha nemmeno bisogno di pronunciare la parola alleanza perché tutti comprendono: era chiaro, per chi voleva, comprendere il riferimento alla nuova alleanza tra Dio e l’umanità, alleanza che dura nei secoli e che possiamo rivivere ogni volta nel sacrificio eucaristico. Meditando in questa luce la pagina dell’odierno vangelo possiamo riscaldare la fede nell’eucaristia. Nell’intimità drammatica dell’ultima cena, quando Giuda aveva deciso e stava mettendo in atto il suo piano di consegnare Gesù ai suoi nemici, il divino Maestro dice: “Io sono la vite vera e il Padre è mio è l’agricoltore”. E poi, per ben sette volte, torna a ripetere con un incalzare tipico della premura di chi ama quest’invito: “rimanete in me e io in voi”, precisando: “Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete fare nulla”. Come non cogliere in queste sue parole una persistente esortazione a vivere l’eucarestia e di eucaristia, immergendoci nel mistero della sua presenza reale? Ripetendo sette volte “rimanere in lui” Gesù c’invita alla piena comunione che si realizza proprio nell’eucarestia celebrata, adorata e tradotta in concreta testimonianza d’amore. Se tanti ostacoli rischiano di affievolire in noi l’amore per Gesù, c’è una via che Lui stesso ci indica: rimanere in lui, cioè non lasciarci distrarre da nulla perché non sono le fragilità e nemmeno i peccati a poterci distogliere dal suo amore immutato. La tentazione persistente e insidiosa è disconoscere Dio non considerandolo come Padre, per questa ragione solo la costante unione eucaristica con Cristo può farci restare e sentire sempre legati a Dio e in lui. Allontanandosi dall’eucaristia si diventa come un tralcio che staccato dalla vite secca e muore. Talora è Dio stesso a potare alcuni rami della nostra vita e possiamo avere l’impressione che non ci ascolti e non ci ami, ma ogni potatura divina, che all’apparenza ferisce, è sempre segno del suo amore di Padre e serve, come ben sa ogni bravo vignaiolo, a rendere la vite più feconda e capace di produrre gustosi e bei grappoli d’uva. Solo contemplando il pane e il vino consacrati e di essi nutrendoci costantemente possiamo conoscere il vero volto di Dio Padre misericordioso pronti a compiere la sua volontà. Adorando l’Ostia consacrata, volto umano/terreno della Santissima Trinità, senza troppo cercare di capire, possiamo lasciarci abbracciare da Dio Misericordia infinita che in Gesù resta sempre con noi. E per chi s’impegna a restare umile e docile discepolo della sua parola, soprattutto nei momenti difficili e bui dell’esistenza, diventa una buona notizia la promessa con cui si chiude l’odierno brano evangelico: “chiedete quello che volete e vi sarà fatto”. E proprio a questo fa riferimento la preghiera con cui inizia l’odierna celebrazione eucaristica: ”O Dio, che ci hai inseriti in Cristo come tralci nella vite vera, confermaci nel tuo Spirito, perché amandoci gli uni gli altri , diventiamo primizie  di un’umanità nuova”.

3. Sembra un’eco e un approfondimento del testo evangelico la seconda lettura tratta dalla prima lettera di san Giovanni apostolo dove si abbracciano i verbi credere, amare, essere fedeli, fare ciò che piace a Dio. Per san Giovanni la fede non è nell’ordine delle opinioni, ma innanzitutto una maniera di essere. Viene quasi naturale pensare alla parabola evangelica di quel padre che aveva due figli: al primo chiede di andare a lavorare nella sua vigna e quello risponde di non voler andare, ma più tardi ci ripensa, si pente e ubbidisce; uguale richiesta al secondo che risponde prontamente di sì, ma in realtà non lo fa. A questo punto Gesù chiede: chi dei due ha effettivamente compiuto la volontà del loro padre? In altri termini: chi compie veramente la volontà di Dio? San Giovanni fa riferimento  alla fiducia che è amore e all’amore che è fiducia insegnandoci che ama Dio non chi utilizza belle parole e buoni sentimenti, mai concretizzati in gesti, bensì chi è disposto a fare tutto ciò che piace a Dio riconosciuto e amato come Padre. In verità, quando il credente vive in armonia con Dio tutta la sua esistenza diventa preghiera e si inserisce nel dinamismo vitale della Chiesa che, come insegna il Concilio Vaticano II, trova nella liturgia “il culmine verso cui tende l'azione della Chiesa e, al tempo stesso, la fonte da cui promana tutta la sua energia”. Tale dinamismo si alimenta e si rinnova dell’amore di Dio che s’intreccia con l’amore degli uomini. Nel cuore di questa vitalità spirituale che cambia il mondo c’è sempre l’eucarestia, culmine non solo della liturgia ma di tutta la vita della Chiesa, perché il mistero eucaristico è la presenza reale e sacramentale di un amore infinito che si fa pane e vino per nutrire e riempire di coraggio e di gioia l’amore degli uomini. Nell’eucarestia i comandamenti, le Parole dell’Antica Alleanza legge perenne del vivere umano, vengono vivificati dall’unica sorgente dell’amore: amore di Dio e amore dei fratelli. E tutto questo è già scritto nel DNA dell’essere umano, modellato dal Creatore a sua immagine e somiglianza: ci ha plasmati capaci di amare a condizione però di rimanere in Dio e Dio in noi. Il pane spezzato e il vino versato che riceviamo nella celebrazione eucaristica come cibo e bevanda di vita eterna, ci rendono capaci di diventare pane e dono per i fratelli. Tutto questo completa e attualizza quanto meditiamo nel vangelo: la fede cristiana consiste nell’amare e l’amore verso gli altri è la via migliore per conservare il cuore in pace. Chi ama e consacra la sua vita al servizio dei fratelli soprattutto bisognosi è completamente decentrato rispetto al proprio ego per cui non si lascia nemmeno scoraggiare dalle sue imperfezioni e da quelle degli altri. Nel vangelo di Matteo Gesù, stigmatizzando il comportamento di coloro che osservavano la Legge mosaica ma disprezzavano gli altri, conclude la parabola dei due figli, a cui sopra accennavo, con questa considerazione: ”In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio.”(Mt 21,31). Se la celebrazione eucaristica è la centrale dell’amore di Dio continuamente in atto di spargere quest’amore sugli uomini, comprendiamo facilmente che quando la partecipazione alla celebrazione eucaristica  non si traduce in gesti di amore è una cattiva testimonianza della fede nel Dio che è Amore. Una fede che non spinge a far vivere i fratelli non è una fede che sente Dio come Padre di tutti i viventi. Quanto grande è il bisogno di testimoni dell’amore evangelico davanti alle contraddizioni e agli scandali d’ogni tipo in atto nel mondo!

4. Amare non è certamente facile, ed è persino impossibile amare tutti. Dio non ci domanda di sentire l’amore per tutti, ma semplicemente di fare il possibile e lui farà il resto.  Probabilmente è proprio questo il senso delle parole di san Giovanni che annota “se il nostro cuore non ci rimprovera nulla abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa che chiediamo la riceviamo da lui perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito” (1Gv3,18-24). In definitiva la fede è credere nell’amore che Dio ha per tutti, un amore che fa affidamento anche alle nostre povere braccia, malgrado i limiti e le fragilità che dobbiamo umilmente riconoscere e saper perdonare. E se è l’amore a ispirare ogni nostro desiderio di bene, la vita diventa preghiera e con umile fiducia possiamo chiedere: “Padre nostro…sia fatta la tua volontà in cielo così in terra”. Nella sua '”Autobiografia” santa Teresa di Gesù Bambino dice di aver cercato la sua vocazione nella Chiesa composta di molte membra e di aver scoperto che la carità è la via più perfetta che conduce con sicurezza a Dio perché l’amore abbraccia in sé tutte le vocazioni, che l’amore è tutto. “Allora con somma gioia ed estasi dell’animo gridai: O Gesù, mio amore, ho trovato finalmente la mia vocazione. La mia vocazione è l’amore”.

Buona domenica a tutti

+ Giovanni D’Ercole

 

P.S. In una sua catechesi, Papa Benedetto XVI, meditando su questo brano evangelico, diceva che  “nel capitolo 6 […] troviamo il discorso sul pane, che diventa il grande discorso sul mistero eucaristico”, invece “in questo capitolo 15 abbiamo il discorso sul vino”. Quindi: “il Signore non parla esplicitamente dell’Eucaristia, ma, naturalmente, dietro il mistero del vino sta la realtà che Egli si è fatto frutto e vino per noi, che il suo sangue è il frutto dell’amore che nasce dalla terra per sempre e, nell’Eucaristia, il suo sangue diventa il nostro sangue, noi diventiamo nuovi, riceviamo una nuova identità, perché il sangue di Cristo diventa il nostro sangue. Così siamo imparentati con Dio nel Figlio e, nell’eucaristia, diventa realtà questa grande realtà della vite nella quale noi siamo rami uniti con il Figlio e così uniti con l’amore eterno”. Insomma, in modo evidente, L’attenzione all’elemento stesso del vino e alla sua simbologia aumenta la comprensione del mistero specifico del Sangue di Cristo. Ancora Benedetto XVI diceva: “il vino è simbolo, è espressione della gioia dell’amore. Il Signore ha creato il suo popolo per trovare la risposta del suo amore e così questa immagine della vite, della vigna, ha un significato sponsale, è espressione del fatto che Dio cerca l’amore della sua creatura, vuole entrare in una relazione d’amore, in una relazione sponsale con il mondo tramite il popolo da lui eletto” Il simbolo del vino da sempre rappresenta quell’elemento non necessario, forse anche superfluo della tavola, eppure solo dove c’è il vino c’è anche l’allegria, dove questo manca rimane un’aggregazione di persone che magari stanno insieme solo per dovere morale, ma senza entusiasmo. In un’altra omelia sempre Papa Benedetto XVI specifica che: “il pane rappresenta nella Sacra Scrittura tutto quello di cui l’uomo ha bisogno per la sua vita quotidiana. […]. Il vino invece esprime la squisitezza della creazione, ci dona la festa nella quale oltrepassiamo i limiti del quotidiano: il vino ‘allieta il cuore'”. Insomma, mentre il pane ci dà il necessario, il vino invece rappresenta la festa proprio perché indica la sovrabbondanza di Dio. Ecco il richiamo al Salmo 103 per la spiegazione degli elementi sacramentali della Chiesa, che sono tutti doni della creazione: “vino che allieta il cuore dell’uomo, olio che fa brillare il suo volto e pane che sostiene il suo cuore” (Sal 104,15)

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

Familiarity at the human level makes it difficult to go beyond this in order to be open to the divine dimension. That this son of a carpenter was the Son of God was hard for them to believe [Pope Benedict]
La familiarità sul piano umano rende difficile andare al di là e aprirsi alla dimensione divina. Che questo Figlio di un falegname sia Figlio di Dio è difficile crederlo per loro [Papa Benedetto]
Christ reveals his identity of Messiah, Israel's bridegroom, who came for the betrothal with his people. Those who recognize and welcome him are celebrating. However, he will have to be rejected and killed precisely by his own; at that moment, during his Passion and death, the hour of mourning and fasting will come (Pope Benedict)
Cristo rivela la sua identità di Messia, Sposo d'Israele, venuto per le nozze con il suo popolo. Quelli che lo riconoscono e lo accolgono con fede sono in festa. Egli però dovrà essere rifiutato e ucciso proprio dai suoi: in quel momento, durante la sua passione e la sua morte, verrà l'ora del lutto e del digiuno (Papa Benedetto)
Peter, Andrew, James and John are called while they are fishing, while Matthew, while he is collecting tithes. These are unimportant jobs, Chrysostom comments, "because there is nothing more despicable than the tax collector, and nothing more common than fishing" (In Matth. Hom.: PL 57, 363). Jesus' call, therefore, also reaches people of a low social class while they go about their ordinary work [Pope Benedict]
Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni sono chiamati mentre stanno pescando, Matteo appunto mentre riscuote il tributo. Si tratta di lavori di poco conto – commenta il Crisostomo -  “poiché non c'è nulla di più detestabile del gabelliere e nulla di più comune della pesca” (In Matth. Hom.: PL 57, 363). La chiamata di Gesù giunge dunque anche a persone di basso rango sociale, mentre attendono al loro lavoro ordinario [Papa Benedetto]
For the prodigious and instantaneous healing of the paralytic, the apostle St. Matthew is more sober than the other synoptics, St. Mark and St. Luke. These add broader details, including that of the opening of the roof in the environment where Jesus was, to lower the sick man with his lettuce, given the huge crowd that crowded at the entrance. Evident is the hope of the pitiful companions: they almost want to force Jesus to take care of the unexpected guest and to begin a dialogue with him (Pope Paul VI)
Per la prodigiosa ed istantanea guarigione del paralitico, l’apostolo San Matteo è più sobrio degli altri sinottici, San Marco e San Luca. Questi aggiungono più ampi particolari, tra cui quello dell’avvenuta apertura del tetto nell’ambiente ove si trovava Gesù, per calarvi l’infermo col suo lettuccio, data l’enorme folla che faceva ressa all’entrata. Evidente è la speranza dei pietosi accompagnatori: essi vogliono quasi obbligare Gesù ad occuparsi dell’inatteso ospite e ad iniziare un dialogo con lui (Papa Paolo VI)
The invitation given to Thomas is valid for us as well. We, where do we seek the Risen One? In some special event, in some spectacular or amazing religious manifestation, only in our emotions and feelings? [Pope Francis]
L’invito fatto a Tommaso è valido anche per noi. Noi, dove cerchiamo il Risorto? In qualche evento speciale, in qualche manifestazione religiosa spettacolare o eclatante, unicamente nelle nostre emozioni e sensazioni? [Papa Francesco]
His slumber causes us to wake up. Because to be disciples of Jesus, it is not enough to believe God is there, that he exists, but we must put ourselves out there with him; we must also raise our voice with him. Hear this: we must cry out to him. Prayer is often a cry: “Lord, save me!” (Pope Francis)

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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