Mag 4, 2024 Scritto da 

Amare Dio, ma soprattutto lasciarsi amare da Dio così come siamo

VI Domenica di Pasqua (5.5.2024)

1. Dio vuole la nostra gioia: è questo il messaggio che l’odierna liturgia ci comunica in questa VI Domenica di Pasqua, disseminata da costanti richiami all’amore e alla gioia divina. Nel Vangelo Gesù rassicura gli apostoli nel cenacolo dopo l’ultima cena: “Vi ho detto questa cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”. Sono parole che rivelano il cuore di Dio e costituiscono una straordinaria notizia anche per noi. Gesù s’intrattiene con i discepoli per consolarli sapendo quali prove li attendono e insiste nel rivelare loro il segreto della gioia che sconfigge ogni forma di tristezza. Questo stesso segreto lo comunica a tutti noi nel lungo e ultimo discorso che occupa ben oltre tre interi capitoli del quarto vangelo. Nell’intimità dell’ultima cena, quando già il traditore aveva messo in marcia il drammatico progetto della consegna del Maestro nelle mani dei suoi nemici, Gesù ben conscio di ciò che l’attende parla ai discepoli della gioia, il cui cuore sta nella sua stessa vita che è interamente amore a immagine del Padre: “Come il Padre mi ha amato cosi io ho amati voi”.  L’amore è il frutto e il segreto della gioia! Il vangelo è in perfetta sintonia con la seconda lettura: quando l’umanità conoscerà chi è veramente Dio scoprirà il vero significato dell’amore: “Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ci ha amato”.

2. Più si legge la Bibbia, più si resta colpiti dall’insistenza con cui Dio vuole farsi conoscere come un Padre che ci dona la vita e ci ama fino a sacrificare il suo unico figlio per il riscatto e la salvezza di tutti. Insomma Il problema vero dell’umanità sta nel fatto di non conoscere il vero volto di Dio e per questo è troppo spesso fuorviato da false immagini di Lui, che vengono anche presentate da quanti pur dicendosi cristiani, non sono ancora entrati nell’ottica di quest’amore che genera gioia. Dio viene spesso visto come un giudice implacabile pronto a punire i colpevoli, come un essere lontano e forse non necessariamente attento alle nostre vicissitudini giornaliere, mentre il vero volto di Dio è quello di Padre che si rallegra della gioia dei suoi figli e l’alimenta essendo infinita misericordia: il suo nome è Misericordia. Nell’Antico Testamento i profeti hanno speso la vita per rivelare l’autentico volto di Dio colmo di tenerezza e di pietà: ne sentiamo l’eco nei salmi dove risuona come motivo ricorrente il richiamo a Dio nostra gioia, autentica gioia, fonte di pace per chi l’accoglie. Isaia, Sofonia cantano la gioia parlando a popolazioni oppresse e scoraggiate e le consolano assicurando la presenza di Dio che ama il suo popolo. Torneranno quelli che il Signore ha salvato, - scrive Isaia - arriveranno da Sion con grida di gioia e sul loro volto brillerà una gioia infinita perché gioia ed esultanza andranno loro incontro mentre tristezza e pianto fuggiranno (cf. Is 35, 10; 65, 18-19).  Questi testi tardivi dell’Antico Testamento mostrano che la rivelazione aveva già percorso un lungo cammino. Ne è chiaro esempio il profeta Sofonia che insiste sull’amore che è pieno di gioia nel vedere Dio i suoi figli felici: “Rallegrati, figlia di Sion, grida di gioia Israele, esulta e acclama con tutto il cuore! Il Signore ha revocato la tua condanna, ha disperso il tuo nemico…tu non temerai più alcuna sventura…. Il Signore salvatore potente è in te e tu non devi più temere la sventura e il male; è lui l’eroe che porta la salvezza. Egli avrà in te la sua gioia e ti rinnoverà con il suo amore (cf. So 3,14-18). Il vero problema è che si fa fatica a credere ed a accettare tutto questo. Si insiste troppo sul dovere di amare Dio mentre sarebbe più importate capire che è Dio ad amarci per primo e gratuitamente. Qualcuno potrebbe pensare che è troppo bello per essere vero soprattutto considerando le tante difficoltà che segnano la vita mentre il Signore che invochiamo sembra silenzioso, talora persino assente e disinteressato. Dalla parola di Dio ci viene però l’invito a non stancarci di coltivare la speranza perché la fede ci fa sicuri che alla fine l’umanità sperimenterà l’amore di Dio e allora vivremo nella gioia. Nell’Antico Testamento la gioia è presentata sempre come una caratteristica della salvezza che l’umanità attende, come assicura il profeta Gioele: alla fine Dio effonderà il suo spirito sopra ogni uomo e allora tutti conosceranno che Dio è amore e noi saremmo completamente avvolti dalla sua gioia.

3. Questa gioia, la gioia di Dio che ci ama  nessuno può rapircela.  Se nell’Antico Testamento la gioia è spesso una promessa, il Nuovo Testamento parla della gioia come di una realtà che ha accompagnato la venuta nel mondo di Colui la cui missione è rivelare il vero volto di Dio all’umanità. In occasione della nascita di Giovanni battista l’angelo rassicura Zaccaria: “Non aver paura” (Lc 1,13-14). Nella nascita del Salvatore l’angelo sorprende i pastori: ”Non temete: ecco vi annuncio una grande gioia che sarà di tutto il popolo” (Lc. 2,10). Di gioia traspirano i vangeli, in modo particolare quello di Giovanni, che unisce costantemente l’invito alla gioia al dolce comando dell’amore: “Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi”. In precedenza Gesù aveva confidato agli apostoli: “Avete udito che io vi ho detto: Vado e tornerò da voi. Se mi amate, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me”(Gv. 14, 28). Ed oggi aggiunge: “Rimanete nel mio amore...Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri”. Nasce così la gioia che la sofferenza non può distruggere e che si nutre dell’attesa della speranza specialmente nei momenti della difficoltà: se ora siete nella pena non scoraggiatevi – dice il Signore agli apostoli – perché io tornerò e il vostro cuore si riempirà di gioia e la vostra gioia nessuno potrà rubarvela. E nella lunga preghiera che occupa l’intero capitolo 17, immediatamente prima di entrare nella sua passione, così si rivolge a Padre: “Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia” (Gv. 17,13). 

Anche gli apostoli a loro volta, parleranno e inviteranno agli uomini la gioia. San Giovanni insiste su questo nelle sue lettere: “vi scrivo questo perché la nostra gioia sia completa (1Gv 1,4).  “Ho altre cose da dirvi, ma non ho voluto farlo a carta e inchiostro; spero tuttavia di venire d voi e di poter parlare a voce perché la nostra gioia sia piena” (2Gv.1,13).  Proprio da questo forse si possono riconoscere i veri profeti e gli apostoli d’ogni epoca: quando rivelano agli uomini il volto vero di Dio della gioia. Volto che ciascuno di noi potrà contemplare nel momento del definitivo nostro incontro con il Padre quando ci sentiremo dire: “Bene , servo buono e fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone” (Mt 25,21). Buona Domenica

+ Giovanni D’Ercole

P.S. “Stamani la Voce mi ha detto: ”Figliuolo, Io cammino con i miei amici per le strade del mondo, dove essi sono pastori del mio gregge. Ma essi sono tristi, ripiegati su sé stessi. A volte hanno dimenticato il loro non essere più del mondo e si lamentano se il mondo non riconosce il loro agire. E proprio per il loro farsi simili al mondo finiscono per dimenticarsi di Me, che cammino con loro, e il mondo li inganna perché cerca solo sé stesso, schiacciato dall’inganno, dalla Menzogna del mio Angelo amato e lontano! Ed essi, per usare del mondo gli stessi mezzi, ne diventano prigionieri e cominciano a pensare secondo quella mentalità. E il Nemico entra nell’ovile e disperde il gregge. Certo, perché le armi del mondo ti lusingano, ti danno per un attimo solo effimera gioia, ti riempiono di obbiettivi e i tuoi diventano i primi, ma poi crollano miseramente guardando la loro vuotezza che non riempirà mai il loro cuore! Il tuo cuore!  Quanto amo i miei amici cui tutto ho affidato! Spesso sono chiusi nel loro cuore, come nei loro uffici: vescovi e sacerdoti scrivono libri, amano profumarsi del mondo e spesso sono lontani dal gregge! E io cammino con loro, li chiamo, busso al loro cuore. Ho bisogno di loro. Avvertili da parte mia! Riprendano il cammino, si vestano di Me, si stanchino per Me e la loro fatica sarà gioia, anche se apparentemente sembrerà vana! Ma sono Io che ho lavorato con loro. Siano stanchi con Me, non stanchi per le loro esperienze fallite. Questo è del Mondo! In loro dispenso al Mondo la gioia della Misericordia: vadano incontro al gregge, sporchino i loro abiti ed Io li laverò ancora al ritorno dalla fatica. Si lavino ancora i piedi gli uni gli altri, li lavino ai poveri ingannati dal Nemico ed Io li laverò ancora a loro. Va, incoraggiali da parte mia. Sono i miei amici. Non li lascerò soli”.

[Dagli Scritti dell’esperienza spirituale del santuario di Maccio]

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

Familiarity at the human level makes it difficult to go beyond this in order to be open to the divine dimension. That this son of a carpenter was the Son of God was hard for them to believe [Pope Benedict]
La familiarità sul piano umano rende difficile andare al di là e aprirsi alla dimensione divina. Che questo Figlio di un falegname sia Figlio di Dio è difficile crederlo per loro [Papa Benedetto]
Christ reveals his identity of Messiah, Israel's bridegroom, who came for the betrothal with his people. Those who recognize and welcome him are celebrating. However, he will have to be rejected and killed precisely by his own; at that moment, during his Passion and death, the hour of mourning and fasting will come (Pope Benedict)
Cristo rivela la sua identità di Messia, Sposo d'Israele, venuto per le nozze con il suo popolo. Quelli che lo riconoscono e lo accolgono con fede sono in festa. Egli però dovrà essere rifiutato e ucciso proprio dai suoi: in quel momento, durante la sua passione e la sua morte, verrà l'ora del lutto e del digiuno (Papa Benedetto)
Peter, Andrew, James and John are called while they are fishing, while Matthew, while he is collecting tithes. These are unimportant jobs, Chrysostom comments, "because there is nothing more despicable than the tax collector, and nothing more common than fishing" (In Matth. Hom.: PL 57, 363). Jesus' call, therefore, also reaches people of a low social class while they go about their ordinary work [Pope Benedict]
Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni sono chiamati mentre stanno pescando, Matteo appunto mentre riscuote il tributo. Si tratta di lavori di poco conto – commenta il Crisostomo -  “poiché non c'è nulla di più detestabile del gabelliere e nulla di più comune della pesca” (In Matth. Hom.: PL 57, 363). La chiamata di Gesù giunge dunque anche a persone di basso rango sociale, mentre attendono al loro lavoro ordinario [Papa Benedetto]
For the prodigious and instantaneous healing of the paralytic, the apostle St. Matthew is more sober than the other synoptics, St. Mark and St. Luke. These add broader details, including that of the opening of the roof in the environment where Jesus was, to lower the sick man with his lettuce, given the huge crowd that crowded at the entrance. Evident is the hope of the pitiful companions: they almost want to force Jesus to take care of the unexpected guest and to begin a dialogue with him (Pope Paul VI)
Per la prodigiosa ed istantanea guarigione del paralitico, l’apostolo San Matteo è più sobrio degli altri sinottici, San Marco e San Luca. Questi aggiungono più ampi particolari, tra cui quello dell’avvenuta apertura del tetto nell’ambiente ove si trovava Gesù, per calarvi l’infermo col suo lettuccio, data l’enorme folla che faceva ressa all’entrata. Evidente è la speranza dei pietosi accompagnatori: essi vogliono quasi obbligare Gesù ad occuparsi dell’inatteso ospite e ad iniziare un dialogo con lui (Papa Paolo VI)
The invitation given to Thomas is valid for us as well. We, where do we seek the Risen One? In some special event, in some spectacular or amazing religious manifestation, only in our emotions and feelings? [Pope Francis]
L’invito fatto a Tommaso è valido anche per noi. Noi, dove cerchiamo il Risorto? In qualche evento speciale, in qualche manifestazione religiosa spettacolare o eclatante, unicamente nelle nostre emozioni e sensazioni? [Papa Francesco]
His slumber causes us to wake up. Because to be disciples of Jesus, it is not enough to believe God is there, that he exists, but we must put ourselves out there with him; we must also raise our voice with him. Hear this: we must cry out to him. Prayer is often a cry: “Lord, save me!” (Pope Francis)

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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