Apr 20, 2024 Scritto da 

Pastori, non mercenari!

Commento liturgia IV Domenica di Pasqua (21 aprile 2024)

1. ”Dio, pastore buono, custodisci nella tua misericordia il gregge che hai redento con il sangue prezioso del tuo Figlio”. Così preghiamo alla fine dell’odierna celebrazione eucaristica. Presentare Dio come pastore del suo popolo parla oggi assai meno di un tempo alla gente, in particolare alle nuove generazioni che vivono in città dove un pastore alla guida di un gregge è considerato un povero che non ha nulla di meglio per vivere ed è costretto a occuparsi di pecore. Tanto meno le persone amano essere considerate pecore e qualche volta si usa questo termine proprio in senso dispregiativo. Quindi, quando leggiamo questa pagina del vangelo, occorre situarci subito nel contesto del tempo: all’epoca avere molti figli e possedere numerose greggi era la sola ricchezza d’una famiglia e perderle costituiva una rovina terribile come ad esempio nell’Antico Testamento leggiamo nella vicenda di Giobbe che da ricco proprietario di tanti animali di specie diverse si è ritrovato povero in canna, privato di tutto: né più figli, né bestie, ma Dio lo reintegra nella sua salute e nella sua fortuna economica e familiare. 

Nel vangelo oggi Gesù dice di essere il buon Pastore (anzi nel testo greco poimn ho kalós significa il pastore bello) che ama le sue pecore. Partendo dall’idea che avere molte pecore era allora una importante ricchezza, comprendiamo che considera noi sue pecore una sua enorme ricchezza. E’ in questa luce che occorre leggere e interpretare la storia del popolo d’Israele dove Dio si dice pastore del suo gregge. Quante volte nei salmi si canta: “Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla (Sal.23,1): qui l'orante affida il cammino della propria esistenza alla guida e alla protezione di Dio pastore. E ancora: “Tu, pastore d'Israele, ascolta, tu che guidi Giuseppe come un gregge… risveglia la tua potenza e vieni in nostro soccorso” (Sal.80,2-4). In tutta la Bibbia l’immagine del pastore mostra la sollecitudine di Dio nel riunire e guidare il suo popolo e assai spesso questo si collega all’esperienza del lungo esodo d’Israele, il passaggio pasquale dalla schiavitù all’ingresso nella terra promessa. Il suo pellegrinare nei secoli ha insegnato ad Israele che solo grazie a Dio può chiamarsi popolo perché senza il suo intervento non sarebbe mai potuto uscire dall’Egitto. Ecco perché Israele torna spesso a rinnovare la sua fede e prega con umile fiducia: “Egli è il nostro Dio, e noi siamo il popolo che egli pasce, e il gregge che la sua mano conduce” (Sal 95,7). “Noi tutti eravamo smarriti come pecore, - canta il profeta Isaia - ognuno di noi seguiva la propria via; ma il Signore ha fatto ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti” (Is.53,6).

2. Dio dunque è il vero Pastore dell’intera umanità il quale, a sua volta, si sceglie e associa fidati collaboratori affidando ad essi la cura del suo gregge: nell’esperienza millenaria della storia d’Israele, questi sono i re, che devono essere armati di sollecitudine e di fermezza nella guida del popolo. All’origine lo scettro del re era proprio il bastone del pastore come ed esempio 1750 anni prima di Cristo, si legge nel Codice di Hammourabi di Babilonia. Qui, a più riprese, il re è presentato come un pastore che salva il popolo con lo scettro della giustizia, protegge e guida tutti con giustizia ed equità a garanzia del benessere e della sicurezza di ciascuno senza fini egoistici ed oppressivi. Il bastone serve anche per richiamare le pecore che si allontanano in posti pericolosi, per separarle dai capri e per difenderle scacciando le bestie selvatiche che le minacciano. Ma la storia riporta l’infedeltà di tanti re che, non curandosi del gregge loro affidato, si sono preoccupati di sé stessi, della loro ricchezza e del loro onore; invece della giustizia hanno seminato l’ingiustizia e al posto di costruire la pace hanno aizzato la violenza. A questo fanno riferimento le critiche dei profeti come Ezechiele che così li stigmatizza: “'Guai ai pastori d'Israele, che non hanno fatto che pascere se stessi! (Ez 34,2). 

Malgrado l’infedeltà dei re d’Israele nel corso della storia, Dio però non ha mai abbandonato il suo popolo e se, attraverso i profeti ha condannato la cattiva condotta dei suoi collaboratori infedeli, ha assicurato al tempo stesso di prendersi cura in prima persona di ogni sua pecora perché è il Dio della fedeltà all’alleanza stretta con Abramo e rinnovata nel corso dei secoli. Il suo è un amore di padre tenero che si mette alla ricerca della pecora smarrita, pronto a fasciare quella ferita e felice di ridare vigore a quella che è debole e malata; diventa però energico contro chi male agisce sino a distruggere la pecora grassa e forte. Annota sempre il profeta Ezechiele: Dio pascerà con giustizia... giudicherà fra pecora e pecora, fra montoni e capri (cf.Ez 34,16-17).  

Gesù ha voluto definirsi il Pastore buono che continuamente chiama e instancabilmente viene a cercarci quando ci perdiamo nel cammino della vita rischiando di precipitare in burroni scoscesi e colmi di rischi d’ogni tipo. Ma c’è di più: quando Gesù si attribuisce il titolo di buon pastore, come nel testo evangelico odierno, si dichiara al tempo stesso il Messia atteso, il salvatore promesso, il pastore della nuova ed eterna alleanza. Gesù, buon pastore non è, come i re dell’Antico Testamento, solo un collaboratore di Dio, ma è il Messia, il Figlio di Dio stesso che ci protegge e guida con il bastone della sua misericordia: il suo scettro è la croce. Scrive san Giovanni: ”E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12,32) I suoi ascoltatori lo hanno ben compreso e i giudei cominciano a dividersi e a discutere. I sommi sacerdoti e i capi del popolo capiscono che Gesù volge nei loro confronti una dura critica perché si comportano da mercenari che trascurano il vero bene del popolo di Dio. Proprio in contrapposizione ai loro comportamenti emerge la figura di Gesù Pastore buono.

3. Leggiamo nel vangelo: “Per questo il Padre mia ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso”. Gesù, pastore buono, offre liberamente la sua vita in sacrificio per le sue pecore. Re della verità e della libertà il Cristo vive per amare facendosi sostegno e modello di tutti coloro che chiama ad essere suoi collaboratori e corresponsabili nella guida del suo popolo e non tralascia di richiamarli quando tradiscono la loro missione. Ben diversa è la figura di questo Re, buon Pastore rispetto ai regnanti e a tutti coloro che in qualsiasi forma detengono il potere nel mondo! Quanto è urgente anche all’interno delle nostre comunità cristiane, come diceva don Tonino Bello morto il 20 aprile del 1993, riscoprire “il potere dei segni e abbandonare i segni del potere”. E aggiungeva: “Vivere è abbandonarsi, come un gabbiano, all'ebrezza del vento; vivere è assaporare l'avventura della libertà; vivere è stendere l'ala, l'unica ala, con la fiducia di chi sa di avere nel volo un partner grande come Te. Stare con gli ultimi significa lasciarsi coinvolgere dalla loro vita”.  Gesù la spende la vita per salvare il suo popolo e diventa modello certamente insuperabile di ogni pastore. Incoraggia quanti hanno responsabilità in famiglia, nelle comunità cristiane o civili, a seguire le sue tracce allontanandosi dalla mentalità mondana del potere per appropriarsi per quanto possibile di quella dell’amore, del dono gratuito di sé, che è esattamente all’opposto e controcorrente rispetto a ogni prospettiva di successo e di potere mondano. Alla scuola di Cristo ogni buon pastore lotta per abbattere steccati e colmare fossati di inimicizia e diffidenza; le difficoltà e gli insuccessi non lo frenano perché lo sostiene questa certezza: se Gesù è risorto, nulla e nessuno potrà impedire la realizzazione delle sue promesse. Egli infatti ha assicurato: “Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano”? (Gv10,28). Nessuno ci può rapire dalla sua mano se non ci allontaniamo noi da lui. Utile al riguardo l’esempio di tanti santi nel corso dei millenni: san Giovanni Maria Vianney, il curato d’Ars, ripeteva che Il segreto d’ogni buon cristiano e in primo luogo d’ogni pastore è sentirsi amato da Dio e dal suo amore trarre il vigore per continuare ad amare sempre tutti nonostante tutto. Doni il Signore alla sua Chiesa pastori secondo il suo cuore in questo nostro tempo ricco di sfide e carico di promesse. Questa sia la nostra preghiera oggi 61ma Giornata di preghiera per le vocazioni.

+Giovanni D’Ercole

P.S. Cantava De André: “Dio del cielo, se mi vorrai amare, scendi dalle stelle e vienimi a cercare”.  Forse non aveva ancora ben compreso che Dio non è mai stato sulle stelle, ma fin dall’inizio ha posto la sua tenda tra di noi. Penso che purtroppo ancora oggi tanti come lui cercano e attendono questo miracolo e compito di ciascuno di noi è farci buon pastore capace di indicare il cammino e di condurrei all’ovile. Interessante al riguardo questa considerazione tratta da un sermone televisivo dell’Arcivescovo americano Fulton Sheen (1895- 1979), grande predicatore e vero uomo di Dio in processo di beatificazione: “Ci sono troppo mercenari, troppi ladri in giro…sono coloro che vorrebbero impossessarsi di te; sono coloro che ti rubano la libertà, ti nascondono la verità, schiavizzano il tuo lavoro, ti rubano il tempo e anche la gioia; sono coloro che ti impediscono, in modo sottile e scaltro, di essere te stesso. Attenzione al ladro e al mercenario che si presenta come amico, ti deruba, ti spersonalizza e ti abbandona. Lasciati portare dal Buon Pastore, segui Cristo Pastore, non temere la valle oscura e passa con lui la porta della libertà, della verità e della vita”.

51
don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

Familiarity at the human level makes it difficult to go beyond this in order to be open to the divine dimension. That this son of a carpenter was the Son of God was hard for them to believe [Pope Benedict]
La familiarità sul piano umano rende difficile andare al di là e aprirsi alla dimensione divina. Che questo Figlio di un falegname sia Figlio di Dio è difficile crederlo per loro [Papa Benedetto]
Christ reveals his identity of Messiah, Israel's bridegroom, who came for the betrothal with his people. Those who recognize and welcome him are celebrating. However, he will have to be rejected and killed precisely by his own; at that moment, during his Passion and death, the hour of mourning and fasting will come (Pope Benedict)
Cristo rivela la sua identità di Messia, Sposo d'Israele, venuto per le nozze con il suo popolo. Quelli che lo riconoscono e lo accolgono con fede sono in festa. Egli però dovrà essere rifiutato e ucciso proprio dai suoi: in quel momento, durante la sua passione e la sua morte, verrà l'ora del lutto e del digiuno (Papa Benedetto)
Peter, Andrew, James and John are called while they are fishing, while Matthew, while he is collecting tithes. These are unimportant jobs, Chrysostom comments, "because there is nothing more despicable than the tax collector, and nothing more common than fishing" (In Matth. Hom.: PL 57, 363). Jesus' call, therefore, also reaches people of a low social class while they go about their ordinary work [Pope Benedict]
Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni sono chiamati mentre stanno pescando, Matteo appunto mentre riscuote il tributo. Si tratta di lavori di poco conto – commenta il Crisostomo -  “poiché non c'è nulla di più detestabile del gabelliere e nulla di più comune della pesca” (In Matth. Hom.: PL 57, 363). La chiamata di Gesù giunge dunque anche a persone di basso rango sociale, mentre attendono al loro lavoro ordinario [Papa Benedetto]
For the prodigious and instantaneous healing of the paralytic, the apostle St. Matthew is more sober than the other synoptics, St. Mark and St. Luke. These add broader details, including that of the opening of the roof in the environment where Jesus was, to lower the sick man with his lettuce, given the huge crowd that crowded at the entrance. Evident is the hope of the pitiful companions: they almost want to force Jesus to take care of the unexpected guest and to begin a dialogue with him (Pope Paul VI)
Per la prodigiosa ed istantanea guarigione del paralitico, l’apostolo San Matteo è più sobrio degli altri sinottici, San Marco e San Luca. Questi aggiungono più ampi particolari, tra cui quello dell’avvenuta apertura del tetto nell’ambiente ove si trovava Gesù, per calarvi l’infermo col suo lettuccio, data l’enorme folla che faceva ressa all’entrata. Evidente è la speranza dei pietosi accompagnatori: essi vogliono quasi obbligare Gesù ad occuparsi dell’inatteso ospite e ad iniziare un dialogo con lui (Papa Paolo VI)
The invitation given to Thomas is valid for us as well. We, where do we seek the Risen One? In some special event, in some spectacular or amazing religious manifestation, only in our emotions and feelings? [Pope Francis]
L’invito fatto a Tommaso è valido anche per noi. Noi, dove cerchiamo il Risorto? In qualche evento speciale, in qualche manifestazione religiosa spettacolare o eclatante, unicamente nelle nostre emozioni e sensazioni? [Papa Francesco]
His slumber causes us to wake up. Because to be disciples of Jesus, it is not enough to believe God is there, that he exists, but we must put ourselves out there with him; we must also raise our voice with him. Hear this: we must cry out to him. Prayer is often a cry: “Lord, save me!” (Pope Francis)

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

duevie.art

don Giuseppe Nespeca

Tel. 333-1329741


Disclaimer

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge N°62 del 07/03/2001.
Le immagini sono tratte da internet, ma se il loro uso violasse diritti d'autore, lo si comunichi all'autore del blog che provvederà alla loro pronta rimozione.
L'autore dichiara di non essere responsabile dei commenti lasciati nei post. Eventuali commenti dei lettori, lesivi dell'immagine o dell'onorabilità di persone terze, il cui contenuto fosse ritenuto non idoneo alla pubblicazione verranno insindacabilmente rimossi.