4. Ma penso anche che, legata a questa tradizione culturale, o addirittura alla sua radice, vi è una tradizione spirituale, frutto della fede di tutto un popolo che ha innalzato cattedrali, prodotto opere mistiche, promosso innumerevoli iniziative di carità, intrapreso un’epopea missionaria, o, più semplicemente, plasmato quotidianamente l’anima dei vostri connazionali con le sue virtù di fede, di tenacia nella prova, di libertà, di dono di sé, di perdono. I santi hanno ampliamente contributo a questa animazione. Essi sono stati simili a fari che rischiarano il cammino. Diceva Bernanos: “I santi hanno il genio dell’amore”. E l’indimenticabile Pascal, genio scientifico, letterario e spirituale, aveva affermato: “Da nessun corpo e da nessuno spirito si potrebbe trarre un movimento di vera carità: esso è di un altro ordine”.
5. Questo amore, per noi credenti, affonda le sue radici nell’amore di Dio. Esso trova nei confronti del prossimo applicazioni sempre nuove, ardite, come nel caso del curato d’Ars, del padre Chevrier a fianco degli operai di Lione, o in Francesco di Sales nello Chablais all’epoca dei conflitti religiosi. Questo amore cerca la giustizia, la tolleranza, la libertà, il rispetto degli altri, della loro coscienza e della loro vita. Esso è il cammino della vera pace. Pensiamo che oggi ne abbiamo tutti un gran bisogno, nelle famiglie, nei quartieri in cui vivono fianco a fianco uomini di origini diversissime, nelle imprese in cui gli interessi si contrappongono, tra le nazioni ricche e quelle povere, tra i popoli della terra che lui stesso, signor presidente, visita da Est a Ovest.
Sarà questo il mio messaggio nella vostra patria, per i fedeli cattolici e per tutti coloro che vorranno liberamente ascoltarlo. Il mio discorso non potrà ignorare gli sforzi coraggiosi da intraprendere, i valori morali da promuovere o da riaffermare. Il cammino della felicità e del bene non è un cammino facile. Chi ha una responsabilità nella società lo sa bene. Ma l’essenziale è dare il gusto del bene, l’impulso dell’amore, la gioia della pace, la speranza. Mi auguro che il mio itinerario spirituale a Lione, a Taizé, a Paray-le-Monial, ad Ars, ad Annecy, vi contribuisca, grazie all’accoglienza del popolo francese. Dio mantenga la Francia e la mantenga in pace!
[Papa Giovanni Paolo II, Discorso all’aeroporto Lione 4 ottobre 1986]
4. Ma riguardo alla causa dell’unità, come a tutte le altre, è indispensabile corrispondere sempre all’azione della grazia divina. Ecumenismo spirituale della preghiera e della conversione del cuore: ecco la via maestra, il cammino obbligato, il fondamento di tutto l’ecumenismo. La Chiesa cattolica lo ha chiaramente sottolineato nel suo decreto conciliare Unitatis Redintegratio (8). Ha fatto sua, infatti, la mirabile intuizione di padre Paul Couturier, apostolo dell’unità dei cristiani, che esattamente ottant’anni fa fu ordinato sacerdote per la diocesi di Lione. Ricordo che fu lui a rinnovare la Settimana di preghiera per l’unità, e che, per sua iniziativa, nacque il “Groupe des Dombes” che da quasi cinquant’anni, animato sempre dal suo spirito di preghiera e di riconciliazione, continua a promuovere scambi e iniziative volti ad aprire linee di convergenza nella nostra ricerca di unità nella fede. L’abate Couturier voleva per la Chiesa universale i frutti di questa preziosa eredità lasciata alla Chiesa dai martiri di Lione e di Vienne: “Essi andarono a Dio nella pace, senza lasciare inquietudini alla loro Madre (la Chiesa), o motivi di dissenso o conflitto ai loro fratelli, ma al contrario lasciando gioia, pace, concordia e amore” (Eusebio, Hist. Eccl. V, II,7).
Fortificati dalla gloriosa testimonianza di coloro che proprio qui diedero la vita per Cristo, uniamoci in un’unica preghiera. Chiediamo soprattutto al Signore, secondo la bella formula di padre Couturier, che possa realizzarsi l’unità visibile di tutti i cristiani, “quale Cristo la vuole e attraverso tutti i mezzi che vorrà”. Come lo abbiamo appreso dal Signore e obbedienti al suo comandamento possiamo dire “Padre nostro che sei nei cieli / sia santificato il tuo nome; / venga il tuo regno; / sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. / Dacci oggi il nostro pane quotidiano / e rimetti a noi i nostri debiti / come noi li rimettiamo ai nostri debitori, / e non ci indurre in tentazione, / ma liberaci dal male”. Amen.
[Papa Giovanni Paolo II, Discorso all’incontro ecumenico nell’Anfiteatro delle Tre Gallie, 4 ottobre 1986]