Gen 3, 2025 Scritto da 

Chiamata all’intima unione con la vita divina

“Tu sei il mio Figlio prediletto; in Te mi sono compiaciuto”.

2. La cerimonia, che in questa tipica domenica del ciclo liturgico stiamo per svolgere, richiama alla nostra mente alcune verità di essenziale importanza nella dottrina cristiana.

Prima di tutto ricorda l’episodio – letto nel Vangelo odierno – del Battesimo di Gesù, che volle inserirsi, come penitente, tra i seguaci di Giovanni Battista per ricevere da lui il battesimo di acqua. Tale rito era un segno di penitenza; ma Gesù volle assoggettarvisi, per dimostrare apertamente che egli accoglieva il messaggio religioso del popolo d’Israele, espresso in modo conclusivo dall’ultimo dei Profeti. Da Abramo a Mosè, a Elia, a Isaia, attraverso tutti i Profeti, fino a Giovanni Battista, lungo la misteriosa e drammatica “storia della salvezza” la “parola di Dio” aveva camminato con il popolo ebraico, fino a sfociare nell’arcana voce dal cielo che su Gesù, battezzato da Giovanni, diceva: “Tu sei il mio Figlio prediletto; in te mi sono compiaciuto” (Lc 3, 22). In Gesù, il Messia atteso dal popolo eletto, avveniva il passaggio definitivo dall’Antico al Nuovo Testamento e Giovanni Battista ne era l’austero e illuminato testimone.

Ma l’odierna Liturgia vuole insieme e soprattutto sottolineare il valore del nuovo Battesimo, istituito da Gesù. Giovanni Battista, annunziando la venuta del Messia, diceva: “Viene uno che vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”. Gesù, iniziando la nuova “economia” della salvezza, dice agli Apostoli: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate e ammaestrate tutte le Nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28, 18-19). Questo è il nuovo e definitivo Battesimo, che elimina dall’anima il “peccato originale”, inerente alla natura umana decaduta per il rifiuto di amore delle prime due creature razionali, e ridona all’anima la “grazia santificante”, e cioè la partecipazione alla stessa vita della Santissima Trinità. Tutte le volte che si conferisce il Battesimo avviene un fatto strepitoso e meraviglioso; il rito è semplice, ma il significato è sublime! Il fuoco dell’amore creatore e redentore di Dio brucia il peccato e lo distrugge e prende possesso dell’anima, che diventa abitazione dell’Altissimo! L’Evangelista san Giovanni afferma che Gesù ci ha dato il potere di diventare figli di Dio, perché da Dio siamo stati generati (cf. Gv 1, 12-13); e san Paolo parla ripetutamente della nostra grandezza e della nostra dignità di membra del Corpo di Cristo (Col 2, 19; Ef 3, 11. 17. 19-22; 4, 12).

3. Il Battesimo è dono soprannaturale, trasformazione radicale della natura umana, inserimento dell’anima nella vita stessa di Dio, realizzazione concreta e personale della Redenzione, perciò impegna conseguentemente il battezzato a vivere in modo nuovo, e cioè alla sequela di Cristo. Non è mai stato facile vivere da cristiani e tanto meno lo è nella società moderna. La Chiesa è lieta di accogliere questi fanciulli neo-battezzati; ma vuole che i genitori, i padrini e le madrine, e anche tutta la comunità, si assumano i gravi doveri del buon esempio, del retto insegnamento e dell’autentica formazione cristiana, in modo che il bambino nello sviluppo graduale della sua esistenza sia fedele ai suoi impegni battesimali.

4. Sant’Agostino, ricordando nelle Confessioni l’episodio del suo Battesimo, scrive: “In quei giorni, tutto pieno di straordinaria dolcezza, non mi saziavo di considerare la profondità del tuo consiglio per la salvezza del genere umano” (S. Agostino, Confessiones, IX, cap. VI). Questa immensa gioia interiore io auguro di cuore anche a voi e ai vostri bambini, ora e per sempre, mentre invoco la propiziatrice intercessione di Maria santissima, affinché per suo aiuto la luce e il candore del Battesimo, che questi piccoli ora ricevono, risplendano in essi per tutta la vita.

[Papa Giovanni Paolo II, omelia gennaio 1983]

 

Carissimi Fratelli e Sorelle!

1. Oggi, festa liturgica del Battesimo del Signore, si conclude il tempo di Natale, che quest'anno abbiamo vissuto con un'intensità ed una partecipazione del tutto singolari. Infatti, nella Santa Notte, con l'apertura in San Pietro della Porta Santa, è iniziato il Grande Giubileo.

Questo tempo natalizio ci ha offerto la rinnovata occasione di far memoria del «fatto», accaduto venti secoli fa, che ha definitivamente cambiato il corso della storia: la nascita di Gesù a Betlemme.

Facendo memoria del Natale di Gesù, abbiamo celebrato il grande mistero della Redenzione, a cui particolarmente guardiamo durante l'intero itinerario giubilare. Il Figlio di Dio si è fatto uomo, perché l'uomo potesse essere elevato alla dignità di figlio adottivo di Dio.

2. A questa intima unione con la vita divina ci richiama l'odierna festa del Battesimo del Signore.

[Papa Giovanni Paolo II, Angelus 9 gennaio 2000]

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don Giuseppe Nespeca

Giuseppe Nespeca è architetto e sacerdote. Cultore della Sacra scrittura è autore della raccolta "Due Fuochi due Vie - Religione e Fede, Vangeli e Tao"; coautore del libro "Dialogo e Solstizio".

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The ability to be amazed at things around us promotes religious experience and makes the encounter with the Lord more fruitful. On the contrary, the inability to marvel makes us indifferent and widens the gap between the journey of faith and daily life (Pope Francis)
La capacità di stupirsi delle cose che ci circondano favorisce l’esperienza religiosa e rende fecondo l’incontro con il Signore. Al contrario, l’incapacità di stupirci rende indifferenti e allarga le distanze tra il cammino di fede e la vita di ogni giorno (Papa Francesco)
And quite often we too, beaten by the trials of life, have cried out to the Lord: “Why do you remain silent and do nothing for me?”. Especially when it seems we are sinking, because love or the project in which we had laid great hopes disappears (Pope Francis)
E tante volte anche noi, assaliti dalle prove della vita, abbiamo gridato al Signore: “Perché resti in silenzio e non fai nulla per me?”. Soprattutto quando ci sembra di affondare, perché l’amore o il progetto nel quale avevamo riposto grandi speranze svanisce (Papa Francesco)
The Kingdom of God grows here on earth, in the history of humanity, by virtue of an initial sowing, that is, of a foundation, which comes from God, and of a mysterious work of God himself, which continues to cultivate the Church down the centuries. The scythe of sacrifice is also present in God's action with regard to the Kingdom: the development of the Kingdom cannot be achieved without suffering (John Paul II)
Il Regno di Dio cresce qui sulla terra, nella storia dell’umanità, in virtù di una semina iniziale, cioè di una fondazione, che viene da Dio, e di un misterioso operare di Dio stesso, che continua a coltivare la Chiesa lungo i secoli. Nell’azione di Dio in ordine al Regno è presente anche la falce del sacrificio: lo sviluppo del Regno non si realizza senza sofferenza (Giovanni Paolo II)
For those who first heard Jesus, as for us, the symbol of light evokes the desire for truth and the thirst for the fullness of knowledge which are imprinted deep within every human being. When the light fades or vanishes altogether, we no longer see things as they really are. In the heart of the night we can feel frightened and insecure, and we impatiently await the coming of the light of dawn. Dear young people, it is up to you to be the watchmen of the morning (cf. Is 21:11-12) who announce the coming of the sun who is the Risen Christ! (John Paul II)
Per quanti da principio ascoltarono Gesù, come anche per noi, il simbolo della luce evoca il desiderio di verità e la sete di giungere alla pienezza della conoscenza, impressi nell'intimo di ogni essere umano. Quando la luce va scemando o scompare del tutto, non si riesce più a distinguere la realtà circostante. Nel cuore della notte ci si può sentire intimoriti ed insicuri, e si attende allora con impazienza l'arrivo della luce dell'aurora. Cari giovani, tocca a voi essere le sentinelle del mattino (cfr Is 21, 11-12) che annunciano l'avvento del sole che è Cristo risorto! (Giovanni Paolo II)
Christ compares himself to the sower and explains that the seed is the word (cf. Mk 4: 14); those who hear it, accept it and bear fruit (cf. Mk 4: 20) take part in the Kingdom of God, that is, they live under his lordship. They remain in the world, but are no longer of the world. They bear within them a seed of eternity a principle of transformation [Pope Benedict]
Cristo si paragona al seminatore e spiega che il seme è la Parola (cfr Mc 4,14): coloro che l’ascoltano, l’accolgono e portano frutto (cfr Mc 4,20) fanno parte del Regno di Dio, cioè vivono sotto la sua signoria; rimangono nel mondo, ma non sono più del mondo; portano in sé un germe di eternità, un principio di trasformazione [Papa Benedetto]

Due Fuochi due Vie - Vol. 1 Due Fuochi due Vie - Vol. 2 Due Fuochi due Vie - Vol. 3 Due Fuochi due Vie - Vol. 4 Due Fuochi due Vie - Vol. 5 Dialogo e Solstizio I fiammiferi di Maria

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