(Mal 3,1-4; Eb 2,14-18; Lc 2,22-40)
Il passo del Vangelo di Lc narra la risposta sorprendente del Padre alla profezia dell’ultimo dei profeti minori (Mal 3,1-4).
Ci si attendeva una manifestazione eloquente e perentoria della potenza del Dio d’Israele e la sottomissione di coloro che non adempivano la Legge.
Tutti immaginavano di assistere all’ingresso trionfale d’un condottiero circondato da capi militari o schiere angeliche (Mal 3,1).
Comandante che avrebbe soggiogato i popoli pagani, portato nella ‘città santa’ i loro beni, garantito molti schiavi, e imposto l’osservanza.
Gesù? Eccolo sì nel Tempio, ma indifeso e accompagnato da gente insignificante.
Nessuno si accorge di loro, sebbene a tutte le ore il luogo sacro brulicasse di visitatori.
Dunque non basta essere persone devote per rendersi conto della presenza del Signore. Ma come sfondare il muro delle apparenze contrarie?
Con l’aiuto di persone particolarmente sensibili, che vogliono dirci qualcosa, perché più in grado di comprendere l’Ignoto.
Sono coloro che non contrappongono al Disegno creativo dell’Altissimo i propri propositi, i sogni correnti, le aspettative abituali - pretendendo da Dio solo l’aiutino per realizzarli.
Ecco allora sorgere Simeone e Anna, uomini e donne provenienti sia da dentro che da fuori il Tempio, i quali tentano di bloccare il piccolo corteo domestico [Lc 2,28.38 testo greco].
La sacra Famiglia deve intraprendere tutt’altra Via - che la porterà a una crescita imprevista.
Nessuno deve ricalcare convenzioni legaliste incardinate su purismi e riti di passaggio sociale culturalmente tarati, che circuiscono e bloccano i meccanismi evolutivi recati dalle sorprese.
Le donne e gli uomini animati dallo Spirito irrompono come ‘stranieri’: tentano sempre d’impedire il “medesimo” inutile rito: esso pretendeva trasformare e ridurre in figlio di Abramo Colui che era stato annunciato come Figlio di Dio.
Se la mèta è il trionfo della vita, la storia non deve prevalere sulla Rivelazione. Unicità che si manifesta in ciò che accade e si propone anche dimessamente, adesso.
Lo ‘svelamento’ è ora; non qualcosa da conquistare, né una corsa verso l’“eccellenza”. È il Presente che apre un arco di esistenza piena.
Così in Maria: la Madre figura di quel resto d’Israele più sensibile e originario - rispetto a tutto il popolo delle attese, ancora sterile.
Il mondo ripetitivo, quindi contento di sé ma ormai senza nuovo slancio, viene interpellato da un contrasto (vv.34-35).
È il rovesciamento a infrangere l’esito che tutti avevano in mente.
Nella figura dell’«innocente gloria del suo popolo» risiede una Luce che illumina tutti (v.32).
Spirito d’infanzia e semplice immediatezza che diventa «redenzione di Gerusalemme» (v.38) ossia dell’istituzione.
È un’altra Storia, un insospettato ‘tempo dell’anima’… che hanno tramutato l’antica radice in virgulto. E il tronco di Iesse in nuovo germoglio (Is 11,1).
Dono giovane, a nostra insaputa. Ma che recupera i grandi Desideri di ciascuno - invece dei modi “conformi” e ridotti, i quali anche oggi nel tempo della crisi ci perdono senza posa.
Per interiorizzare e vivere il messaggio:
Dopo quaranta giorni dal Natale, come incontri di nuovo in te il Bambino Gesù, che interpella?
La gioia di quella Festa di Luce si è affievolita? Ulteriori “stelle” hanno attirato la tua attenzione?
[Presentazione del Signore, 2 febbraio]