1. Eccovi fedeli all’annuale appuntamento romano del Consiglio Pontificio della cultura. Venuti dall’Africa, dall’America del Nord e dall’America latina, dall’Asia e dall’Europa, la vostra presenza evoca per noi questo vasto panorama delle culture del mondo intero di cui alcune sono state fortemente fecondate dal messaggio di Cristo. Altre attendono ancora la luce della rivelazione, poiché ogni cultura è aperta alle ispirazioni più alte dell’uomo e capace di nuove sintesi creatrici con il Vangelo.
In questi anni in cui s’inscrive la realtà quotidiana del nostro secolo, tormentato già allo spuntare di un nuovo millennio, portatrice di speranze dell’umanità. Il processo storico di inculturazione del Vangelo e dell’evangelizzazione delle culture è ben lontano dall’avere esaurito tutte le sue energie latenti. L’eterna novità del Vangelo incontra le apparizioni delle culture in genesi o in fase di rinnovamento. L’emergenza delle nuove culture fa appello, con evidenza, al coraggio e all’intelligenza di tutti i credenti e di tutti gli uomini di buona volontà. Trasformazioni sociali e culturali, sconvolgimenti politici, fermenti ideologici, inquietudini religiose, ricerche etiche, è tutto un mondo in gestazione che aspira a trovare forma e orientamento, sintesi organica e nuova stagione profetica. Sappiamo attingere risposte nuove nel tesoro della nostra speranza.
Assecondati da squilibri socio-politici, dalle scoperte scientifiche non pienamente controllate, da invenzioni tecniche di un’ampiezza inaudita, gli uomini restano confusamente il crepuscolo delle vecchie ideologie e l’usura dei vecchi sistemi. I popoli nuovi provocano le vecchie società, come per svegliarle dalla loro lassezza. I giovani alla ricerca di ideali aspirano a dare un senso che abbia valore all’avventura umana. Né la droga, né la violenza né la permissività né il nichilismo possono riempire il vuoto dell’esistenza. Le intelligenze e i cuori sono alla ricerca della luce che rischiari e dell’amore che riscaldi. La nostra epoca ci rivela nel vuoto la fame spirituale e l’immensa speranza delle coscienze.
2. Il recente Sinodo straordinario dei vescovi che abbiamo avuto la grazia di vivere a Roma, ha fatto prendere una coscienza rinnovata di questa profonda speranza dell’umanità e dell’ispirazione profetica del Concilio Vaticano II, a vent’anni dal suo termine. Secondo l’invito del Papa Giovanni XXIII, padre di questo Concilio dei tempi moderni dei quali noi siamo tutti i figli, dobbiamo mettere il mondo in contatto con le energie vivificanti del Vangelo (cf. Ioannis XXIII Humanae Salutis, in Nativitate Domini, a. 1961).
Sì, noi siamo all’inizio di un gigantesco lavoro di evangelizzazione del mondo moderno, che si presenta in termini nuovi. Il mondo è entrato in un’era di sconvolgimenti profondi, dovuti alla vastità stupefacente delle creazioni dell’uomo le cui produzioni rischiano di distruggere se egli non le integra in una visione etica e spirituale. Noi entriamo in un tempo nuovo della cultura umana e i cristiani sono davanti a un’immensa fatica. Noi misuriamo meglio oggi l’ampiezza dell’invocazione profetica di Papa Giovanni XXIII che ci sollecita a congedare i profeti di disgrazie e metterci coraggiosamente all’opera per questo formidabile compito: il rinnovamento del mondo e il suo “incontro con il volto di Cristo risuscitato: raggiante attraverso tutta la Chiesa per salvare, rallegrare, illuminare le nazioni umane” (Ioannis XXIII Nuntius Ecclesia Christi, Lumen Gentium, 11 sept. 1962).
[Papa Giovanni Paolo II, Discorso al Pontificio Consiglio per la Cultura 13 gennaio 1986]